San
Giorgio è Frazione del Comune di Pietragalla in provincia di Potenza.
E’ abitata da circa 1200 abitanti di cui circa 1000 con residenza anagrafica nel Comune di Pietragalla ed il resto con residenza nel Comune di Avigliano.
E’
situata ad est della direttrice Potenza-Melfi-Candela-Foggia, al Km 17.300.
Situata su un pianoro (oltre 850 metri s.l.m.) si estende per una lunghezza di oltre 1500 metri lineari.
La
località, come scrisse T.CLAPS nelle sue Novelle “ AI PIE’ DEL CARMINE” ,
in un bozzetto intitolato “ LA MASCIARA (fattucchiera) DI SAN GIORGIO” del
1906 è “per il sito, e per i dintorni
uno dei più ameni di quanti se ne incontrano lungo la carrozzabile
Avigliano-Rionero”.
Gli abitanti sono i discendenti dei coloni aviglianesi che si insediarono in questo “ Terzo San Giorgio”, che era uno dei tenimenti del Duca di Casalaspro, nella seconda metà del 1700.
I Sangiorgiani conservano ancora oggi tutto quanto è delle origini: dialetto aviglianese, costume aviglianese, mentalità; senza mai, quindi, integrarsi con i costumi e quanto altro del Comune nel quale risiedono, come territorio dalla data suddetta, anagraficamente dal 1932, quando non fu più permessa l’iscrizione anagrafica nell’originario Comune di Avigliano.
L’attuale abitato è leggermente a valle rispetto all’originario insediamento dei coloni aviglianesi (le capanne vecchie), e si sovrappone, nel suo centro, ad un antico insediamento, probabilmente medievale, ( i casalini), probabile stazione di sosta per la transumanza nell’antico “tratturo della marina”.
Che
possa essere stato stazione di sosta per la transumanza lo lasciano supporre due
elementi:
1)
la copiosa sorgente ( l’acqua di San Giorgio non è certo sgorgata
ora);
2)
le dimensioni del “tratturo della marina” nella parte che va
dall’attuale fontana (l’antica fonte) sino, grosso modo,
all’attuale Chiesa ( i casalini e, pare, una taverna). Basta guardare un
qualsiasi vecchio foglio di mappa (
n° 1 di Pietragalla) per rendersi conto di ciò.
Se
quanto sopra è vero, è altrettanto probabile che a tale situazione è legato
anche il toponimo.
Difatti dobbiamo sapere che intorno al 23 aprile, festa di San Giorgio, protettore di tutte le genti erranti, specie se dedite alla pastorizia, i pastori lasciano le valli o le pianure, per far ritorno ai pascoli di montagna, pascoli freschi e grassi ed era festa grande in quanto tornavano a casa a differenza dell’andata al piano, intorno al 26 ottobre, festa di San Demetrio, che è una discesa triste in quanto a valle si sentono come in esilio. Queste festività vengono festeggiate ancora oggi dagli ultimi pastori transumanti, presenti nella Grecia centrale.
E’ opportuno ricordare che la transumanza non era solo il gregge con i pastori e i cani che si spostavano da un posto all’altro. Bensì “ era come se si mettesse in cammino un esercito”. Spesso c’erano anche le famiglie dei pastori; c’era da trasportare gli attrezzi, per i recinti, per la mungitura, per cagliare il latte, per trasportare il formaggio. Ed ecco la necessità delle soste effettuate sempre in punti fissi, ovviamente vicino a sorgenti od a fiumi, in aree dotate di ampi spazi per far riposare gli animali, le salmerie e per il disbrigo di faccende indispensabili quali la mungitura e fare il formaggio.
Le prime notizie certe dell’attuale abitato, quello dei coloni aviglianesi, si hanno con le Sentenze della Commissione Feudale. La prima di una serie di Sentenze è del 17 febbraio 1809 . Con tale sentenza un gruppo di coloni di Avigliano viene ristabilito “nelle antiche colture del terzo di S.Giorgio” da cui era stato estromesso con le capanne abbattute e le coltivazioni distrutte dal Duca di Casalaspro, venendo considerati quali “ coloni perpetui” e quindi non suscettibili di estromissioni.
Le vertenze giudiziarie tra gli abitanti di San Giorgio ed il Duca di Casalaspro saranno una costante sino ai recenti anni quaranta (l’ultima si è conclusa intorno al 1950).
Di sicuro interesse, alla data odierna, sono i resti archeologici di Monte Torretta, nel territorio di San Giorgio.
Si
tratta di un centro abitato Lucano,
fortificato, risalente al VI
- IV
secolo avanti Cristo.
La posizione, 1071 m.s.l.m., permette una vasta visione fino a Serra di Vaglio, la zona del Vulture e dell’Irpinia, la Puglia.
L’antico abitato che si estende su un’area piuttosto vasta, racchiuso da una cinta muraria poderosa fatta da massi squadrati, su molti dei quali vi sono dei segni di cava a lettere greche.
Tale centro si divide in due parti ben distinte: un’acropoli fortificata in posizione più alta ed un abitato più basso e ben più vasto, collegato all’acropoli attraverso una porta situata sul lato Nord . La sua fortificazione, rinforzata con una torretta sul lato NE, presenta una perfetta isodomia e la ravvicina a quella di Serra di Vaglio. La rassomiglianza con la suddetta Serra di Vaglio conduce alla conclusione che l’una e l’altra siano state concepite da una sola mente e realizzate dalle stesse maestranze. Anche qui, come a Serra di Vaglio, stando al Dott. D. Adamesteanu , dal di cui “Origine e sviluppo dei centri abitati in Basilicata”, sono tratte le suddette notizie, si può pensare a Nummelos ed alla sua gente.
I primi scavi, intorno agli anni cinquanta, si devono al compianto Dott. Ranaldi, già Direttore del Museo Provinciale di Potenza, e poi sono stati seguiti dal Dott. Adamesteanu , già Soprintendente alle Antichità per la Basilicata.
Alla data odierna non si effettuano scavi da vari anni. Il tutto è in stato di abbandono, nonostante vi sia un patrimonio archeologico immenso che potrebbe portare alla luce un grosso contributo alla conoscenza storica dei Lucani, nonché reperti archeologici di valore vista l’entità dell’abitato ed il
tutto
potrebbe essere un volano anche per la
crescita e lo sviluppo occupazionale della zona.