Don Lino Checchi, pievano con gli occhi sprizzanti di gioia

Dio non ci ha dato uno spirito che ci rende paurosi; ma uno spirito di vigore, di amore e di sobrietà. Dunque non aver vergogna a dichiarare apertamente che tu stai dalla parte del Signore» (2a lettera a Timòteo 1,7-8): questo è don Lino.

Per i più giovani che non lo hanno conosciuto, ecco alcune date e alcuni dati. Lino Checchi nasce a Luco di Mugello il 14/12/1926, il giorno dopo vien battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo nella chiesa del paese da don Margheri, uno dei preti più validi che abbia mai avuto il Mugello. Fu consacrato con la Cresima nel 1933. All'età di 12 anni entra nel seminario fiorentino ed il 29 giugno 1951 l'arcivescovo Elia Dalla Costa lo consacra presbìtero, cioè prete. Per 12 anni don Lino è cappellano al Santuario di S.Maria all'Impruneta, poi viene inviato alla Pieve di Dicomano. Vi fa entratura il 23 settembre 1963 e riceve il titolo di pievano l'anno successivo.

Che ha fatto a Dicomano? Ha costruito e riparato, inventato e organizzato (vengono in mente i gruppi di lavoro estivi, i gruppi di volontariato per ogni emergenza, soprattutto in occasione di alluvioni e terremoti; il carnevale dicomanese, la festa delle rificolone, il teatro, ecc.), ha pregato e predicato, ha fatto catechismo e scuola di religione, ha governato la Parrocchia con molta autorità e dedizione totale, ha suscitato volta a volta ammirazione unanime e contraddizioni dolorose.

Don Lino soprattutto ha educato. È stato un grande educatore, un severo, esigentissimo educatore, non per ufficio ma per amore. Per fede in Cristo e per amore del prossimo. Chiedeva agli altri, quello che chiedeva a sé, cioè tutto. In ciò che riteneva giusto e necessario ci si buttava dentro anima e corpo, senza risparmiarsi; quelli che volevano seguirlo, dovevano fare altrettanto, altrimenti lui andava avanti da sé.

Anche se le sue scelte non furono tutte ugualmente ottime, realizzò in sé e cercò di testimoniare agli altri alcuni tratti caratteristici di Gesù e del suo metodo, così come si legge sulla Bibbia: «Gesù chiamò la folla insieme ai suoi discepoli e disse: "Se qualcuno vuoi venire con me, smetta di pensare a se stesso, prenda la sua croce e mi segua"». E va aggiunto: chi da tutta la sua vita per Gesù e per il vangelo di Gesù, non estingue affatto la propria vita, ma la esalta, la salva da perdizione (cfr. Vangelo di Marco 8, 34-35).

Non immaginatevi, dunque, don Lino uomo triste e duro. Chi gli guardava gli occhi scorgeva subito la gioia profonda che vi riluceva. Non meraviglia allora che alla severità dell'impegno si unisse di colpo l'aperta allegria collettiva: dell'una e dell'altra era lui la sorgente.

La sorgente anzi l'aveva dentro: un volitivo, testardo, forte carattere per natura, una notevole intensità di grazia e di gioia per dono di Spirito Santo.

Lino era anche questo: pensar di combattere corpo a corpo contro il diavolo, pregando ed esorcizzando. Ma il suo esorcismo più bello fu quando prese in giro diavolo ed oscuri poteri, mascherandosi proprio da diavolo durante un carnevale.

Ed anche questo era Lino: una notte intera da solo e dolorante ad addobbar la pieve per una festa o un matrimonio, e così gioire con Dio e con tutti della bellezza di splendidi fiori.

Grazie, don Lino!

Remo Collini, parroco

Lino Checchi, pievano di Santa Maria a Dicomano, è morto - si può dire - sulla breccia il 20 febbraio 1991. Seppellito in Dicomano, ma vivo nelle mani di Dio, attende il giorno della liberazione Universale, quando finalmente «Dio sarà tutto in tutti e in tutte le cose», per sempre (cfr.la lettera ai Corinzi 15,23).

 

  Lapide in memoria dei Don Lino. Si trova nei locali del chiostro della Pieve

 

  Don Lino da giovane prete

 

  Don Lino mentre esercitava il suo Ministero

 

Don Lino al centro con un gruppo di giovani parrocchiani dicomanesi durante un “campo di lavoro” al terremoto del Friuli

 

  Ecco gli occhi sprizzanti di gioia di Don Lino (a destra)