PICCOLA STORIA DEL CRISTIANESIMO A DICOMANO (Prima Parte)

La Chiesa dicomanese fino a tutto il V secolo

1.  IL COREPISCOPO LORINO

L'antica tradizione narra la presenza in Val di Sieve del vescovo Leonino, detto anche Leolino e Lorino, che negli ultimi decenni del III secolo e primi anni del IV (tra i 260 e i 310 anni dopo Cristo), va di villaggio in villaggio ad annunzia-re il Vangelo di Gesù. Forse si tratta di un corepiscopo, cioè vescovo d'una diocesi rurale, nel nostro caso estesa nei territori della Val di Sieve a cominciar da Dicomano, quantomeno dal torrente Comano fino in Val d'Arno. I luoghi di culto ancor dedicati al santo, oltre presso Londa e Rignano sull'Arno, si trovano a Panzane di Greve ed in Conio a Castellina in Chianti, e sembrano segnare un ben preciso percorso, dal senese, e di lì da Roma, alle nostre zone. Ecco in ordine le pievi a lui dedicate con la data del documento che ci da la prima notizia di ciascuna di esse:

San Leonino in Conio (1103), San Leolino a Panzane (982), San Leolino a Rignano (1038), San Lorino in Monti (1103). Dov'è quest'ultima pieve, tra Londa e Vierle, dicesi che il vescovo Lorino fosse martirizzato agli inizi del IV secolo tra il 303 e il 305. C'è chi anticipa di circa un secolo la sua azione missionaria e il suo martirio.

San Lorino vescovo risulta festeggiato in diocesi di Fiesole il 24 di novembre. Sua caratteristica è quella dell'uomo fedele e appassionato all'annunzio del Vangelo così com'aveva ordinato Cristo Gesù:

«Andate in tutto il mondo e portate il messaggio del vangelo a tutti gli uomini. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato» (Vangelo di Marco 16,15 e 16).

A nome di Cristo fu fondatore di Chiesa: quelli che credettero al messaggio del vangelo, li riunì in assemblee fraterne, li organizzò perché si sostenessero vicendevolmente nel credere e nel vivere, e fossero a loro volta messaggeri di Cristo; per questa Chiesa di valsievini, a somiglianza di Gesù spese la propria vita e versò il proprio sangue: «II buon pastore da la vita per le sue pecore» (Vangelo di Giovanni 10,11).

In quanto ai locali dove questa Chiesa si riuniva, non se n'è trovato traccia. C'è la pieve di S.Lorino in Monti, ma è costruzione romanica dell'XI secolo; dovrebbe aver sostituito un qualche oratorio più antico, memoria del martirio del santo, e forse luogo di sua sepoltura. Per quello poi che riguarda la persona del santo, le tradizioni si riducono a quelle sopra ricordate, con in più il racconto che dal suo corpo martirizzato s'innalzò una croce di luce, visibile da tutta la valle.

2.  GLI SCHERZI DELLE LEGGENDE

«Leggenda» vuoi dire «scritto da leggersi, descrizione di avvenimenti degni d'esser raccontati». Le leggende popolari sui santi prendono spunto generalmente da persone vere e fatti veri, ma per far capire la mentalità di quel santo e il significato di quel che ha compiuto, vi si ricama sopra, di generazione in generazione, inventando aneddoti e avventure, mescolando spesso la persona di un santo con quella di un altro, o trasferendo avvenimenti riguardanti una persona ad altra persona. In tal modo, per molti santi si perdono le notizie sicure e allora bisogna rintracciarle per quanto è possibile. Tuttavia le leggende non sono mai da buttare, perché ci dicono almeno che modello di credente, che ideale di cristianesimo c'è in testa e nel cuore dei cristiani di un certo luogo e di un certo tempo.

Ebbene! C'è chi pensa che anche il nome del nostro santo vescovo potrebbe non essere ne Leonino ne Leolino, e nemmeno Lorino, ma il nome suo personale si sarebbe perso, perché sostituito da altre indicazioni, da «soprannomi» e qualifiche divenute più importanti nella tradizione popolare.

E qui entrano in campo due martiri mugellani, prete Cursicio ed il suddiacono Leone, anch'essi dei primi tré secoli dopo Cristo, e il

Lauro, monte su cui fu costruita la Pieve tra Londa e Vierie. Che il monte si chiamasse così, lo dice il documento stesso del 1103.

Chi abita in un luogo chiamato Lauro vien detto laurino. Il vescovo che ebbe forse la sua ultima sede sul Lauro e lì trovò morte violenta proprio per la sua predicazione cristiana, fu vescovo laurino, così come il vescovo di Firenze è vescovo fiorentino. Da «laurino» a «lorino» il passo è breve!

Ma c'è di più. I nomi Leolino o Leonino hanno la stessa radice dei nomi Leo e Leone, così come il nome Crisco o Cresci può far pensare al nome Cursicio, contratto in Cruscio. Perciò alcuni storici pensano che leggende popolari sviluppatesi tra il IX e l'XI secolo si sarebbero impossessate dei martiri Cursicio e Leone e avrebbero romanzato la loro vita trasformandoli in San Leonino vescovo e in San Cresci soldato. Secondo questa opinione. Cresci e Leonino sarebbero esistiti solo nella fantasia; i santi veramente esistiti sarebbero solo Leone e Cursicio.

A parer mio tutti e quattro i martiri sono esistiti, ma la tradizione popolare, data la somiglianza dei nomi, ha fatto una sommatoria del suddiacono Leone col vescovo Leonino e di prete Cursicio col soldato Cresci.

Credo dunque che il vescovo di monte Lauro, il vescovo laurino, si chiamava veramente Leonino e in modo vezzeggiativo, Leolino. Questi nomi derivano dal sostantivo latino «leo-leonis», il nostro leone: «Leoninus» significa «somigliante al leone» e «Leolinus» significa «somigliante a un leoncello».

A sua volta, il nome proprio latino «Cursicius» fa pensare al parti-cipio passato «cursum», in italiano «corso in aiuto», mentre «Criscus» viene forse dalla medesima radice del verbo «crescere» e ben si spiegherebbe l'italiano «Cresci»; qui c'è allora soltanto una qualche somiglianza di suono, ma significati completamente diversi!