SAN MARTINO A CORELLA

La chiesa di S.Martino a Corella nel Medioevo (almeno dal 1184) faceva parte delle proprietà del monastero fiorentino di S.Miniato al Monte insieme alla Badia di S.Maria al Bovino (da prima del 1065 fino al 1374) e alla chiesa di S.Donato a Villa (da molto avanti il 1270). Dal momento che presso Badia al Bovino c'era un ponte sulla Sieve, può darsi che le tre chiese fossero su uno dei tanti percorsi che dalla zona di Montegiovi portavano agli Appennini e, oltre quelli, verso l'Adriatico e la Pianura Padana.

Altro percorso, assai più antico, d'epoca precedente agli stessi etruschi, è quello che dal Montegiovi traversa la Sieve in zona prossima all'attuale Ponte a Vicchio e risalente la valle del Botena, giungeva al passo di Ampinana e di lì, lungo i contrafforti della valle del torrente Corella, valicava gli Appennini fino alle valli marradesi, per scender poi nel faentino ed oltre.

Ebbene! popolo e chiesa di S.Martino a Corella, fino all'ultimo quarto del XIII secolo, sono appartenuti ecclesiasticamente alla Pieve di S.Stefano in Botena, le cui moltissime rettorìe, cioè le chiese dipendenti, si dispiegavano dal Monte Giovi ad oltre Ampinana fino a Campigno di Marradi. Solo intomo al 1275 S.Martino a Corella acquista titolo e funzioni di Pieve, ricevendo come sue rettorìe, chiese della valle del Corella (S.Pietro a Corella, S.Maria a Belforte, e forse una S.Lucia al Monte), chiese della valle del Botena (S.Donato a Paterno, S.Michele ad Ampinana, S.Martino a Rossoio) ed una gravitante su Dicomano, cioè S.Cristina a Casaromana (la chiesa che poi avrà nome Ss. Lucia e Cristina a Casaromana).

Fino al XVIII secolo, la chiesa plebana era in località ancor oggi chiamata "la Pieve"; in quello stesso luogo c'era, almeno fino al XIV secolo, la corte, cioè il centro amministrativo della Contea di Belforte.

Nel 1700 la sede liturgica, e i locali annessi (canonica ecc.) furono spostati un po' più a monte, dove si trovano tutt'ora.

L'ultimo pievano di S.Martino a Corella è stato prete Mario Stefano Casini.

Nella riforma ecclesiastica del 1986 la Parrocchia di Corella fu soppressa insieme alle chiese da essa dipendenti; i popoli di S.Martino a Corella e Ss.Cristina e Lucia a Casaromana passarono alla Parrocchia di S.Maria a Dicomano, il popolo di S.Donato a Paterno passò alla Parrocchia di Villore, i popoli di Ampinana e Rossoio alla Parrocchia di S.Giovanni a Vicchio.

Attualmente, oltre la chiesa plebana di S.Maria a Dicomano, la chiesa di S.Martino è l'unica in tutto il territorio parrocchiale ad avere completo servizio liturgico: non solo la S.Messa domenicale e festiva, ma celebrazione di battesimi, matrimoni, funerali.

 

 

La chiesa di S.Martino vista in un piccolo panorama di Corella

 

 

    La chiesa di S.Martino vista dall'esterno e all'interno

 

 

 

 

Breve galleria d'arte di alcune opere all'interno della chiesa:

 

Crocifisso dello scultore fiorentino Alfredo Cifariello, opera del 1987. Si trova dietro l'altare maggiore

 

 

Madonna del Rosario situata all'altare sinistro

 

 

Madonna del Rosario situata all'altare destro

 

 

Madonna dipinta dal pittore prete Fabbri. Si trova sulla parete della navata destra prossima all'abside

 

 

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Martino di Tours (tratto dal periodico Cinqueminuti, Anno II  n. 4  sett-ott 1998)

Martino nasce in Pannonia, l'attuale Ungheria, nel 316, in una famiglia di ufficiali dell'esercito romano. Anche lui intraprende la camera militare. Viene inviato in Gallia (la Francia). È di questo tempo l'incontro col povero: non ancora battezzato, ma già credente in Cristo, Martino divide con la spada la rossa clamide militare e ne da metà a un povero nudo e tremante che lo supplicava. Il gesto resterà impresso nell'immaginazione popolare fino ai nostri giorni, anche per il valore simbolico di tutta la scena: l'ufficiale romano a cavallo, ammantato di rosso, divide con un emarginato il segno della sovranità, in un certo senso riconosce al povero dignità umana e importanza civile uguali a quelle di un cittadino e cavaliere romano; ed è con la spada, l'arma del potere giudiziario e militare, che avviene l'atto della condivisione e della giusta distribuzione. Durante la notte Martino sogna Gesù coperto dal mantello rosso. Tutta la vita di Martino è come rappresentata da questo avvenimento. In Gallia ricevette il Battesimo e si mise sotto la guida di sant'Ilario, vescovo di Poitier; si era nell'anno 339. Qualche tempo dopo. Martino fondò un monastero a Ligugé: è il primo monastero nell'Europa occidentale. Fu fatto prete e poi consacrato vescovo di Tours. Anche presso Tours fu fondato un monastero che accolse in poco tempo un numero considerevole di giovani cristiani assetati di Cristo e di Dio; si tratta del monastero di Marmoutiers. Martino fu attivissi-mo, un vero appassionato del Vangelo e dell'evangelizzazione specie nelle campagne. Per quest'opera gli furono preziosi collaboratori i numerosi monaci di Marmoutiers. Martino e i suoi monaci unirono tutti i loro sforzi non solo per comunicare il Vangelo a contadini e pastori, ma incessantemente lavorarono per la loro emancipazione sociale, oggi diremmo culturale e socio-politica. Proprio durante uno di questi continui spostamenti fu colto da malattia e a Candes morì nel 397. La sua opera fu decisiva per il cristianesimo in Francia dal punto di vista pastorale, liturgico, monastico. Ma l'estesa e duratura popolarità di questo vescovo la si deve probabilmente a quella sua totale dedizione ad annunziare la dignità degli uomini amati da Dio, liberi suoi figli, e perciò degni del più grande rispetto anche nell'ambito sociale. Martino è il primo cristiano non martire ad essere venerato come santo nella liturgia della Chiesa. La festa dell' 11 novembre fa memoria della sua «deposizione», cioè il suo seppellimento, ed è ricordata dalle note dei santi (Martirologi) fin dal VI secolo.

 

Alla parete della navata destra: "San Martino e il povero", opera di Sofia Arnò