PIEVE di SANTA MARIA A DICOMANO

In questa pagina troverai due sezioni: la prima dedicata alla storia della Pieve e una seconda alla galleria di opere d'arte che si trovano attualmente al suo interno.

Storia della nostra Pieve

Cronologia delle diverse pievi succedutesi dal IV secolo ad oggi

IV secolo  Basilica cristiana sul perimetro di un precedente tempio pagano; viene distrutta da Radagaiso nel 405 (ipotetico). Al IV sec. risale la prima consacrazione.

Seconda metà del V secolo  Ricostruzione della basilica, forse ai tempi di Teodorico alla fine del V o primi del VI, ch solo allora l'Italia ebbe pace: classifichiamo questa chiesa come la prima Pieve di Santa Maria (ipotetico).


Fine XI - inizi XII secolo  Pieve più piccola dell'attuale, con asse nord-sud e portale aperto a mezzogiorno; dietro l'abside, una fortezza con alta torre all'angolo nord-est (assai probabile); è questa la pieve, che il più antico documento scritto che la riguarda (23 novembre 1136) nomina "Santa Maria in Comano".


Fine XIII - inizi XIV secolo.  Crollo della torre fino al primo piano; allargamento della Pieve e suo allungamento a spese della fortezza fino al muro nord della stessa, su cui viene costruita l'abside (la parte absidale, ora facciata, non è perpendicolare all'asse della Pieve, ma in linea con il fianco nord della torre). La torre viene ricostruita dal primo piano in su (20 metri circa) e sulla cima si fa un campanile a vela; tra le campane, quella del conte Guido di Battifolle del 1371, fusa forse in occasione dell'avvenuta ricostruzione della torre. La chiesa ha volte in muratura e sopra le volte ci sono camere per i canonici, (documentato e documentabile).


Inizi XV secolo - terremoto del 1542  Nei primi trent'anni del secolo XV com'è più probabile, oppure nei primi quindici del XVI, si chiuse l'antico portale a mezzogiorno e s'aprì a settentrione, trasferendo di conseguenza il presbiterio da nord a sud; il nuovo portale è ornato dallo stemma dei Soderini, o del prete Niccolo pievano fino al 1430, o del cardinal Francesco, pievano tra il 1500 e il 1515; questi infatti sono i due pievani di famiglia Soderini. A quei tempi in pieve, oltre all'altar maggiore evidentemente dedicato a Santa Maria, ce ne sono altri quattro: Crocifisso, San Bartolomeo, S. Niccolo, S. Antonio abate. Intorno al 1530 se ne eresse un altro addossato alla parete ovest, dedicato al matrimonio di S. Giovacchino e S. Anna, genitori di Maria Vergine. Col disastroso terremoto del 1542, tutto l'interno della pieve crollò, restando in piedi solo i muri perimetrali (documentato e documentabile).


1568 - inizi XVIII secolo  L'interno della pieve viene tutto rifatto: a tre navate con pilastri e pareti completamente intonacate, con tre finestroni quadrati per parete alla navata centrale, ed uno sulla facciata nord. L'antica facciata sud conserverà fino al 1919 il rosone pur accecato. Il tetto è su capriate scoperte. L'insieme rispecchia perfettamente i moduli controriformistici fiorentini: architettura di tipo basilicale semplicissima, iconografia raffinata. La chiesa fu riconsacrata nel 1568; solo dopo fu dotata di quattro dipinti ad olio, di scuola manierista. Della pieve precedente resta solo la grande terracotta invetriata dell'altare dei santi Giovacchino e Anna.


1719-1919  Agli inizi del XVIII secolo la pieve ebbe bisogno di nuovi interventi che ne trasformarono, non la struttura tardo cinquecentesca, ma l'aspetto estetico; furono fatte volte a canna coprenti la travatura, furono ornati a pittura monocroma pilastri e pareti, fu eretto un pulpito in pietra a forma di ambone, interessante soprattutto per i motivi simbolico mistici delle figurazioni in bassorilievo e delle frasi incise (la fontana della parola-vita; la scritta "et procul et prope, et plenae et vacuae"). L'intervento richiese nuova consacrazione: essa avvenne nel 1719 ad opera del vescovo Luigi Strozzi, forse la seconda domenica dopo Pasqua. Nella liturgia moderna la dedicazione della Pieve viene ricordata la III domenica di Pasqua. Duecento anni dopo, nel 1919, il terremoto del 29 giugno fece crollare il campanile e parte della torre sulla Pieve.


1924-1975  L'architetto Cerpi credette che l'interno della pieve fosse struttura medievale deturpata nel XVIII secolo; perciò, restaurandola, portò a nudo le pietre delle mura e dei pilastri, chiuse i finestroni cinque-settecenteschi, trasferì il rosone sulla facciata nord, aprì strette monofore su tutti i muri: in realtà, pur con discreto gusto, "medievalizzò" una chiesa cinquecentesca. La torre fu trasformata in campanile, così come tuttora vediamo. La pieve fu ufficialmente riaperta al culto nel 1924. Altri interventi di trasformazione e di restauro si sono succeduti fino ai nostri giorni;
i più interessanti riguardano il nuovo altar maggiore progettato dall'architetto Lando Bartoli e consacrato il 18 marzo 1961, e il ripristino e il restauro del chiostro seicentesco nel 1975.

Questo è un disegno della Pieve di S.Maria quale appariva dalla ricostruzione dopo il terremoto del 1542 fino al terremoto del 1919.

      

 

 

Galleria d'arte nella nostra Pieve ai giorni nostri 

 

  interno della pieve

 

 

La galleria d'arte E' divisa in 3 sezioni: navata sinistra, navata centrale e navata destra

Navata laterale sinistra

Sul muro laterale sinistro: "trittico di Fostìa" tempera su tavola, d'ignoto pittore fiorentino dei primi del XV secolo. Proviene dalla diruta chiesa di S. Pietro a Fostìa. Il trittico rappresenta la Vergine con Bambino e i santi Pietro apostolo Antonio abate. 

 

 

 Proseguendo verso l'abside troviamo Madonna in trono con Santo Stefano e altro santo, Sant'Antonio abate, i santi apostoli Pietro e Paolo, San Girolamo" (in restauro); olio su tavola, di pittore fiorentino, prima metà del XVI secolo, proveniente dalla chiesa di Santo Stefano a Vicolagna.

 

 

In zona presbiteriale, "Cristo deposto dalla croce e la Vergine Maria orante", olio su tavola, opera di un discepolo di Michelangelo, sec. XVI, proviene da S. Donnino a Celle. Il copista ha cercato di tradurre in pittura un famoso disegno del maestro eseguito per Vittoria Colonna.

 

 

 

Alla parete absidale della navata, "Vergine col Bambino tra i santi (muovendosi in senso orario) Caterina d'Alessandria, Paolo apostolo, Antonio abate, Giuseppe sposo di Maria, Francesco d'Assisi, Giovanni il Battista", olio su tavola, opera di Giovambattista Naldini (Fiesole 1537-1591). Nel XVIII secolo fu dipinto in mano alla Vergine lo Scapolare carmelitano e viene tuttora indicata come "Madonna del Carmine". Nelle altre foto, particolari della Vergine col Bambino e del bastone fiorito di Giuseppe da cui si stacca la Colomba dello Spirito Santo.

      

 

 

 

Navata centrale

All'altar maggiore, "Assunzione della Vergine", olio su tela, di Francesco Curradi (Firenze, 1570-1661), in cornice monumentale lignea. L'opera è stata eseguita per conto del pievano Lorenzo Teri nel 1613.

 

 

   Alla destra dell'altare, crocifisso ligneo seicentesco, donato alla Pieve dal prete vicchiese Cesare Malenotti, nel 1888.

 

 

 

Alla sinistra del quadro dell'Assunta, tabemacolino in terracotta invetriata policroma, bottega di Giovanni Della Robbia.

 

 

 

Fra le navate sinistra e centrale, sorretto fra due pilastri, pulpito in pietra serena scolpita da maestranze locali di fine XVII secolo. Il bassorilievo indica la divina Parola sorgente di vita; la scritta sottostante in latino "et procul et prope, et plenae et vacuae" può interpretarsi: "La Parola di Dio ci trascende, è lontana, ed insieme si fa vicinissima, e le persone che l'accolgono ne vengono colmate, dissetate, ma poi ne diventano ancor più assetate, desiderose".

 

 

 

Navata laterale destra


Sulla parete interna della facciata, proveniente da S. Jacopo a Orticaia (a lungo monastero camaldolese), "Vergine con i santi Giacomo di Compostela apostolo e Romualdo abate, fondatore dei Camaldolesi", olio su tavola, fine XIX secolo, del pittore Giacomo Conti (Messina 1818-1889).

 

 

 

Sulla parete laterale, proveniente da San Martino a Corella, "S. Caterina d'Alessandria con angelo della sapienza e angelo del martirio", olio su tela di Lorenzo Lippi (Firenze 1606-1665), firmata e datata 1629.

 

 

 

Proseguendo lungo la navata verso l'abside: "Sposalizio di S. Giovacchino e S. Anna", terracotta invetriata policroma, del 1530 circa, attribuita a Santi Buglioni (Firenze 1494-1576).

 

 

 

"S. Donnino martire, Santi e Vergine col Bambino in gloria", olio su tela di Agostino Melissi, datato 1648. Proviene dalla chiesa di S. Donnino a Celle. (Quanto prima inseriremo un'immagine migliore. Scusateci!)

 

 

 

"Vergine del Santo Rosario con i santi Domenico, Francesco, Sebastiano e le sante Caterina da Siena, Marta e Maria", olio su tavola in cornice monumentale rappresentante una corona di 150 grani e rosette dipinte con i 15 Misteri del Rosario; firmata, di Santi di Tito (Sansepolcro 1536-1603). Nelle foto in alta risoluzione (a cui puoi accedere cliccando sulla foto qui rappresentata) troverai: particolare della Vergine col Bambino e tutte e 15 le rosette della cornice rappresentanti i 15 misteri del Rosario.

 

 

 

Alla parete absidale della navata, "Natività di N. S. Gesù Cristo", olio su tavola in cornice lignea monumentale, di Cosimo Gamberucci (Firenze 1560-1621), firmata e datata 1595; la cornice invece è datata 1598. L'opera appare commissionata dalla famiglia Dalle Pozze.

 

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