In
questa sezione, intendiamo soffermarci su coloro che
legano la propria attività ai campi, di cui sono
completamente proprietari o di cui lo sono in larga
parte. Chiameremo medi proprietari i primi e piccoli
i secondi. La distinzione tra le due categorie è
motivata, non tanto dalla qualità dell' attività
svolta, ma soprattutto dalla quantità. Infatti il
piccolo proprietario per poter avere una occupazione
costante per sè e per i propri familiari è
costretto a dedicarsi anche alla coltivazione di
terreni non propri, mentre il medio non ha questa
preoccupazione in quanto, spesso, deve ricorrere al
bracciantato fisso ed occasionale per poter
soddisfare le esigenze di mano d'opera della propria
azienda. Di conseguenza le esigenze edilizie sono
analoghe e differiscono soltanto nella capacità
volumetrica degli ambienti più specificatamente
adibiti alla attività agricola vera e propria.
Pertanto l'aspetto e la conformazione della parte
della casa ad uso di abitazione non si differenzia
granché per entrambe le categorie in esame, mentre
i locali accessori sono più ampi in rapporto alla
mole di attività svolta nell'azienda: le stalle
debbono ospitare un numero maggiore o minore di
capi, nel pagliaio deve avere scorte alimentari in
proporzione, come pure nei magazzini, che devono
essere di capienza adeguata al prodotto da"
inserrare.
La struttura della casa in generale è analoga; la
differenza più evidente e discriminante rispetto a
quella del bracciante si può rilevare in una
maggiore esigenza di spazio in struttura
architettonica più complessa e anche un arredamento
e un'attrezzatura più abbondante e varia.
Non appare necessaria stabilire in questa parte
dell'esposizione confronti costanti tra l'abitazione
bracciantile e quella del proprietario piccolo e
medio, dato che le caratteristiche di quella sono
state particolarmente descritte nella parte
relativa. Ritengo di poter limitare qui la
descrizione alla topografia e alla descrizione dei
vari ambienti in quanto adibiti a determinati usi.
Anche in questo tipo di case il numero e l'ampiezza
dei locali è ridotta all'essenziale. Raramente
oltre alla cucina e alla lolla esiste un numero di
stanze eccedente le esigenze del nucleo familiare.
Solo in pochissimi casi esiste la possibilità di
accogliere un ospite per la notte senza dover
ricorrere a soluzioni di emergenza, quali quella di
offrire all'ospite il letto di un figlio che, per i
'occasione, se maschio dovrà adattarsi a dormire in
cucina su di una stuoia, se femmina dividere il
letto con la sorella. Le camere da letto,
infatti,rara- mente, e mai nei casi direttamente
indagati, superano il numero di tre, di cui una
adibita a camera matrimoniale e le altre due
destinate rispettivamente ai figli maschi e alle
figlie femmine.
Queste sono caratterizzate ancora dalla mancanza di
finestre, dalla collocazione nella zona retrostante
la lolla e dalla mancanza di volta intesa come
struttura in malta che è rappresentata invece da un
assito più o meno rifinito che costituisce il
solaio del pavimento degli ambienti sovrastanti, che
di solito sono magazzini di cereali (stabis) Come è
facile intuire, le condizioni igienico -ambientali
di esse,si differiscono da quelle del bracciante, è
solo perchè, quasi sempre, offrono una maggiore
disponibilità di spazio.
Siamo portati a pensare che questa costante assenza
di finestre nelle camere da letto possa anche
esprimere quel senso di riservatezza e di arcaico
pudore che da sempre ha contraddistinto le nostre
popolazioni rurali che, negli ambienti più intimi,
non si sentono mai sufficientemente protetti.
Abbiamo cercato anche di spiegarci le ragioni per le
quali la presenza dei magazzini di cereali (stabis)
sulle camere da letto sia prevalentemente nelle case
dei piccoli proprietari. Forse ciò è dovuto alla
preoccupazione della famiglia di poter costantemente
tenere sotto controllo la propria ricchezza, che
spesso è rappresentata esclusivamente dal frutto
del raccolto, anche nell'eventualità di intrusione
da parte di malintenzionati. Preoccupazioni analoghe
non affliggono il medio proprietario che, avendo a
disposizione personale dipendente e coabitante, può
permettersi di tenere le proprie derrate in locali
non direttamente da lui controllati e che spesso
sono adibiti anche a dormitorio della servitù.
La lolla in questi tipi di abitazione costituisce
prevalentemente la camera di rappresentanza. Impegni
sociali più rilevanti spesso incombono sul piccolo
e medio proprietario. Egli è chiamato a fare il
priore (1) in occasione di festività religiose
tradizionali, ha più estesi rapporti col ceto
sociale cui appartiene per esempio in occasione di
particolari momento dell'annata agraria (fine della
mietitura, incameramento dei cereali (inkunga),
macellazione del maiale, eventuali cerimonie
familiari). Tale ambiente pertanto è tenuto il
meglio possibile. Il più modesto è un ampio locale
rettangolare con normale struttura muraria, i più
raffinati lo esigono con la facciata anteriore
costituita da archi abbelliti dall'arte dei migliori
scalpellini locali, con tutta la gamma intermedia.
La floridità delle condizioni economiche familiari,
vere o simulate, è messa in evidenza per mezzo
delle suppellettili esistenti in sa lolla. Non
raramente si nota in questo ambiente la classica
cassa sarda ben intagliata, su strezu 'e fenu messo
in bella mostra, ben infiocchettato e mai adoperato
per gli usi domestici, una serie di sedie col sedile
impagliato e dai vivaci colori, qualche arazzo
spesso di antica fattura.
Solo in occasione della selezione dei cereali da
semina nella quale erano impegnate un certo numero
di persone, per cui era necessario un ampio spaziO,
la lolla veniva utilizzata per finalità inerenti
all'attività agricola.
Il Centro vitale di questo tipo di casa era la
cucina spesso doppia: una "buona" e
l'altra d'uso quotidiano. La prima, riservata al
pranzo domenicale e festivo, talvolta veniva
utilizzata anche come stanza da letto spesso
destinata all'ascendente anziano della famiglia. La
seconda era quella dove venivano confezionati i
pasti, dove venivano espletati i lavori domestici,
come la confezione del pane, e dove si svolgeva la
massima parte della vita familiare.
In questa si affacciava il forno e un ampio
caminetto (forredda o dsiminera) che serviva, oltre
che per il riscaldamento, anche per cucinare.
Le suppellettili, erano di legno solido e di
provenienza artigianale, sulle pareti facevano bella
mostra recipienti, generalmente di rame di diverso
formato che venivano usati soltanto in casi
particolari. Il vasellame di uso quotidiano era di
terracotta o di ferro smaltato e le stoviglie di
maiolica. Elemento caratterizzante di tutte le
strutture murarie delle case di abitazione dei
piccoli e medi proprietari era la prevalenza
dell'uso del pietra- me rispetto al mattone crudo.
La tecnica costruttiva era empirica, ma si poteva
intravedere una certa esigenza di ricercatezza nelle
rifiniture specie degli ambienti più in vista. La
copertura era sempre costituita da un incannucciato
poggiato su travi e coperto di tegole sarde.
[da:
"edilizia e manifattura domestica in
Trexenta" (1900-1960) M.Melis]
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