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Attenti a quelle che furono le usanze, i costumi, la vita quotidiana delle passate generazioni, i senorbiesi sono da tempo attenti nella conservazione e valorizzazione di quest'inestimabile valore tramandatoci dalla cultura dei nostri avi. Particolarmente attive e proclive nella promozione di nuove iniziative e manifestazioni ...

Le origini storiche del costume sardo senorbiese è di difficile datazione. Si sa per certo solo che il costume di questa zona così come del resto della Sardegna ha risentito dell'influenza dei popoli che in diversi periodi storici colonizzarono l'isola. In particolare sembrerebbe che i nostri abiti derivino comunque da quelli indossati dagli spagnoli in epoca medioevale. Le donne indossavano sotto una camicia di cotone o di lino bianca (sa camisa) lunga quasi quanto una gonna utilizzata anche come sottoveste. Questa è costruita su quattro sezioni: una parte superiore formata da quattro elementi rettangolari cuciti per formare il busto e le maniche, e una parte inferiore costituita da quattro teli che vanno a formare la sottogonna. Le maniche del costume sono unite al busto con un pezzo di tela quadrato cucito sotto le ascelle che va ad aumentare l'ampiezza del giromanica. Caratteristica pregevole della camicia è rappresentata dalle increspature della parte superiore; nella scollatura è ottenuta tirando il tessuto in più urdini di imbastitura fino a ridurlo all'ampiezza desiderato, mentre i polsini sono ottenute con un elaborato ricamo eseguito con l'ago. La parte frontale della camicia si può osservare una pettorina, impreziosita da notevoli ricami chiusa sulla scollatura da due bottoni in filigrana d'oro passanti per due asole. Sopra la camicia si indossa "su cossu", un busto di broccato blu tessuto a fili d'oro con larghi disegni a fioriture vistose e chiuso sul davanti con dei lacci chiamti "is trancafiusu". Sopra su cossu si usava allaccaiare  "sa gancera de prata". Non era altro che una cintura in argento che serviva a mettere in evidenza l'ampia scollattura. Per quanto riguarda la parte inferiore del costume, le donne indossavano una gonna (sa gunnedda) a pieghe dal tessuto a strisce rosse e blu. Proprio le pieghe erano oggetto di un intenso lavorio sartoriale in quanto erano disposte per metà in un senso e per metà in un altro. La parte anteriore è costituita da un elementoclicca per ingrandire la foto liscio "su panneddu". Questa presenta due fessure longitudinali che permettevano di adattarsi alle dimensioni della vita dell'indossatrice. Sopra la gonna si portava invece il grembiule "su daventabi". Di cotone nero, era di solito ornato da una ghirlanda di fiori ricamati.

Per quanto riguarda l'acconciatura si usava pettinare i cappelli dividendo gli stessi in due parti e raccogliendoli in una crocchia. Sopra si usava mettere un fazzoletto in cotone bianco annodato dietro la nuca (si mucadori de asutta). Su questo era sistemato un secondo fazzoletto in seta color panna. Su questo per ultimo era sistemato con degli spilloni o un grosso bottone di filigrana d'oro uno scialletto nero di lana con una frangia annodata a mano e impreziosita da ricami in seta. Il ricamo dello scialle del costume femminile senorbiese è colorato da variegature variopinte e fiori stilizzati; tra questi le viole, i fiordalisi, le rose e le melagrane, simboli di gentilezza, bellezza, abbondanza.

 

Per quanto riguarda l'abbigliamento maschile, si usava vestire un abito costituito essenzialemente da "su collettu", una lunga veste di cuoio aperto su due lati i cui lembi sovrapposti tra loro erano tenuti insieme da una cintura. L'abito era costituito da una camicia sopra la quale si veste un giustacuore di vellutto nero chiamato "su corittu". Nella parte inferiore si indossava invece un gonnellino nero a fitte pieghe, sotto la quale si portava invece un pantalone in tela di cotone bianco chiamato "bragas" tenuto in vita da un legaccio e infilati dentro le calzature chiamate "crazzas". Come copricapo si usava la "berritta".

 

 

 

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