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Susanna Loi Zedda

Crocifisso ligneo (1770) 

scolpito da G.A. Lonis

Statua di Santa Barbara

scolpito da G.A. Lonis

Giuseppe Antonio Lonis nacque a Senorbì nel 1720. Generazione d'artisti, suo zio (Salvatore Lonis il grande) fu titolare a Senorbì di una "bottega" dove si praticava l'intaglio del legno e dove l'illustre nipote fece il suo apprendistato. Nella stessa bottega svolgevano le proprie mansioni lavorative anche ulteriori componenti della famiglia Lonis: Salvatore "junior", Francesco Ignazio Bardilio e Giuseppe Ignazio. Dagli scritti risalenti a quel periodo risulta che notevole era l'importanza della famiglia Lonis sotto il profilo artistico e numerose sembrano essere le creazioni attribuibili a questa "scuola". Ma questi usavano non firmare le proprie creazioni e per giunta qualcuno di questi artisti risulta fosse analfabeta.
Giuseppe Antonio Lonis, dimostrò le sue doti fin da ragazzo e fu avviato nella famosa scuola napoletana (1735 circa) per perfezionare la propria tecnica e li risiedete per 11 anni. Questo suo soggiorno nella città partenopea finì per temprare il carattere del Lonis. Rimase affascinato dai "Lazzeri", simpatici ma violenti e rissosi, che condizionarono poi positivamente la sua carriera artistica.
Quando tornò in Sardegna Giuseppe Antonio Lonis preferì aprire la propria bottega in un centro importante attraverso il quale entrare più facilmente in contatto con una clientela più ampia. Si sistemò così a Cagliari nel quartiere di Stampace; la sua bottega acquisì ben presto un'ottima fama in relazione alle splendide creazioni che da essa vennero fuori nel corso di cieca 50 anni. L'arte era la sua vita; le sculture solo scrupolosamente sul legno erano il suo pane quotidiano.
Ma G.A. Lonis oltre ad essere conosciuto come ottimo artista (forse il migliore che si poteva trovare a Cagliari) lo era anche in virtù del suo carattere bizzarro; era infatti anche uno ottimo spadaccino!!! Tenero e crudele ma generoso e permaloso contemporaneamente, si era contraddistinto per particolari aneddoti dei quali nel corso del tempo si era reso protagonista.
Acceso sostenitore della propria terra, la Sardegna, odiava e disprezzava chiunque osasse offendere "l'isola" e il suo essere sardo, spesso e volentieri risolveva questi divverbi con una adeguata vendetta a colpi di spada.
Dimostrò le sue abilità di provetto spadaccino anche in una lite con alcuni militari forestieri che lo avevano insultato dicendogli di essere un "mentecatto con manie guerresche"o ancora quando in sua presenza due "forestieri" disprezzarono la Sardegna. Giunse addirittura a tagliare con la lama della sua spada i bei baffoni di un uomo che invece di chiamarlo scultore, senza pensarci troppo, lo aveva chiamato impropriamente "mastro".Questi episodi dimostrano come Giuseppe Antonio Lonis non amasse la diplomazia e al contrario preferisse celermente ricorrere alle maniere spicce e che troppo spesso in virtù delle inimicizie che riuscì ad accattivarsi lo costrinsero a lasciare per brevi periodi la città.
Le sue opere tutte d'immenso valore storico e artistico sono riconducibili alla scuola napoletana. Nel corso della sua carriera artistica si lanciò ben presto verso nuove forme espressive: lo stile barocco, passò successivamente a creazione ispirate da un realismo crudo e marcato, in cui la sua sardità assume un peso notevole ( i volti di queste opere hanno tratti somatici proprie dei sardi). Le ultime opere risentono invece dell'influsso neoclassico.

A Giuseppe Antonio Lonis va attribuita la paternità della statua raffigurante San Saturnino della cattedrale di Cagliari e quella di Sant'Efisio della omonima chiesa (quella portata in processione annualmente per la sagra di Sant'Efisio a Cagliari).(scuola napoletana)
Il San Pietro Pascasio della parrocchia di San Giorgio a Quartucciu, il San Raffaele della chiesa del Carmine a Cagliari. (barocco).
Sono attribuibili al Lonis anche le due serie dei "Misteri"della passione di Gesù, conservata nella chiesa di San Michele una, e nella chiesa di San Giacomo l'altra, entrambe a Cagliari.(realismo)
A Senorbì vengono conservati il "crocifisso" collocato nel 1777 nella cappella del transetto sinistro. Il volto del Cristo in quest'opera potrebbe essere un autoritratto. Inoltre il San Michele, il San Raffaele e la statua raffigurante Santa Barbara. Infine la statua di San Domenico venerata come S. Antonio Abate.

G.A.Lonis morì nel 1805.

 

 

 

 

 

 

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ARTICOLO TRATTO DA UNIONESARDA.IT - GIUGNO 2006

Giuseppe Antonio Lonis è stato uno scultore sardo di una certa rinomanza nel suo tempo e che, invece, oggi è quasi interamente dimenticato. In particola­re nessuna via gli è inti­tolata a Cagliari, dove visse e morì nel 1805, do­po essere nato a Senorbì nel 1770. Che fu l’anno in cui i piemontesi si sosti­tuirono agli spagnoli, an­che se il loro lungo pos­sesso dell’isola continuò a dominarci, con le in­cancellabili albagìa, ar­roganza e vocazione a farsi giustizia da sé, ere­ditati da loro. Lonis ricor­da il Ludovico dei Pro­messi Sposi, anche se lui non diventò mai il Cri­stoforo manzoniano e continuò a viziarsi dei mali nativi. Anzi questi si accrebbero, quando si trasferì a Napoli, dove ri­trovò i costumi spagnoli. Per tutto il lungo periodo in cui operò nella bottega di Giuseppe Pigano e Gennaro Franco e ne as­similò la scuola della pit­tura paesistica.

Giovanni Spano, che esplorò ogni angolo di Cagliari per scriverne la Guida, che fu pubblicata 1861 e che contiene una descrizione minuzio­sa di tutte le opere d’ar­te, ha anche compiuto un ritratto felicissimo del Lonis: «Questo valente artista aveva un genio bizzarro e spadaccino, e veramente alle sue opere dava un aspetto marzia­le, specialmente se aveva da scolpire qualche sog­getto in abiti guerreschi. Tanti fatti si raccontano di costui che avrebbero rallegrato i lettori, se qualcuno li avesse rac­colti scrivendo la sua vita come di sé fece il Cellini. Egli era alto di persona, e trovandosi un giorno nel­la strada di San Francesco del Molo, tre. soldati tedeschi si burlarono di lui. Gli saltò la mosca al naso, e tosto li sfidò tutti e tre a duello». La sfida fu accettata e gli sfidati, raggiunto un piccolo ba­stione che sorgeva dietro la dogana, vennero scon­fitti. Il Lonis poi tornò a Cagliari e dal 1750 tenne bottega a Stampace. Lì scolpì il suo famoso Sant’Efisio, che vediamo nella processione del Lu­nedì dell’Angelo, vestito con un abbigliamento a forti tinte, la statua è tutta un misto di pizzi, di spada d’onore con una grande elsa arabescata, piumaggi sull’elmo. Il Lo­nis probabilmente la statua l’aveva già scolpita, quando il Santo fu invo­cato nei giorni di fuoco del 1793, quando la flotta francese minacciò la città. Perché non celebra­re questo artista, insieme patriota e religioso, inti­tolandogli una delle vie cittadine?

ANTONIO ROMAGNINO

 

 

 

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