Personaggio
indimenticabile della Senorbì del '900 è
senza dubbio il dott. Massimo Coraddu.
Senorbiese, medico condotto del paese e
delle frazioni per ben 42 anni. Nonostante
dalla sua scomparsa siano trascorsi ormai
20 anni, non c'è senorbiese se pur
giovane che non abbia mai sentito parlare
di lui, per quanto il suo nome riecheggi
ancora nei discorsi dei più anziani. Era
un professionista dalle altissime virtù
umane che durante l'ultimo conflitto si
trovò ad assistere una marea di sfollati.
In quei tempi non si poteva certo contare
sull'ausilio di guardie mediche o sui
mezzi tecnologici della medicina attuale,
ma il dott. Coraddu non risparmiava le sue
forze donandosi completamente ai
compaesani, per i quali era non solo un
medico, ma anche un padre, un fratello, un
amico fidato in virtù del suo modo di
fare generoso e schietto.
Era un uomo di grande cultura e di larghe
vedute. Fu lui che notata una statuetta
marmorea in casa di un contadino, si rese
conto di trovarsi di fronte ad un pezzo di
archeologia e la sottopose al giudizio di
esperti. Questi capirono che si trattava
di un idolo preistorico rappresentante la
divinità femminile di genti prenuragiche
(nota oggi come Mater Mediterranea).
Assicurò così alla cultura sarda e
mediterranea un pezzo di grandissimo
valore.
Nel 1969 ricevette dalla fondazione Carlo
Erba il premio "missione di
medico", premio istituito per
segnalare quei professionisti che si
fossero distinti nel loro lavoro per
dedizione e spirito di sacrificio.
Senorbì ha reso onore a questo grande
compaesano intitolandogli la via dove per
tanti anni ha vissuto.
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