Chi era 'Silvio Saglio'

Nasce a Novara il 21 aprile 1896. Avviato agli studi tecnici, si diploma in ragioneria nel 1914 e prosegue poi gli studi iscrivendosi all'università Bocconi di Milano. Partecipa alla prima Guerra Mondiale, inizialmente come soldato e poi come sottotenente del Genio  (fu richiamato alle armi nella seconda Guerra Mondiale con il grado di capitano ed il comando di un battaglione). Al termine del conflitto ritorna all'università e, nel 1921, consegue la laurea di dottore in scienze economiche e commerciali. Esercita quindi l'attività di commercialista che però male si adatta con la sua passione per la montagna, col suo grande desiderio di vagabondare per i monti.

Si iscrive alla SEM nel 1926 ed entra nel gruppo giovani arrampicatori semini: Vitale Bramani, Ettore Castiglioni, Eugenio Fasana, Antonio Omio, Elvezio Bozzoli Parasacchi, con i quali apre parecchie vie nuove in Grigna, in Presolana, in Val Masino e nelle Pale di S. Martino; mostrandosi un alpinista medio ma tenace, che considera il rapporto con la montagna un mezzo per l'acquisizione di una gioia interiore.

Si mette subito in luce per la sua efficace attività di coordinatore occupandosi dei problemi organizzativi della sezione, particolarmente nella direzione delle gite sociali, tracciando gli itinerari, la descrizione del gruppo montano o della vetta meta dell'escursione, i tempi di marcia e la logistica dell'avvicinamento, il tutto pubblicato su foglietti volanti ad uso e consumo dei partecipanti dai quali, con solerzia e pazienza, riscuoteva la simpatia e la stima.

Il frutto dell'organizzazione delle gite sociali da Lui curate in SEM, ha dato origine alle monografie alpinistiche, sciistiche ed escursionistiche pubblicate per 247 puntate su "Lo Scarpone", fondato nel 1931 da un altro socio della SEM, Gaspare Pasini, che man mano ampliate e perfezionate sono poi culminate nella collana "Da rifugio a rifugio".

Nel 1951, dopo aver ricoperto diverse cariche sociali, Silvio Saglio è stato eletto Presidente della SEM, carica che ha mantenuto fino alla sua scomparsa il 19 luglio 1964.

L'autorità della sua competenza e del suo giudizio pacato e pratico, prevaleva spesso nelle discussioni del Consiglio, perché non si limitava a "presiedere" ma, pur circondato da collaboratori attivi, si assumeva la parte più onerosa di molti incarichi e la soluzione pratica delle questioni più spinose.

In contrapposizione all'esuberante impulsivo dinamismo del suo predecessore (Bozzoli Parasacchi), Silvio Saglio portò una nota più pacata, se pur altrettanto attiva, nella gestione della SEM; continuando anzi accentuando lo scrupolo amministrativo nell'oculata gestione del patrimonio sociale, specialmente per quanto riguardava i rifugi e la sede sociale, portando la SEM a una solidità finanziaria che poche Sezioni potevano vantare.

Tutto ciò con i notevoli impegni finanziari derivanti da:

Non usciva una lira dalla cassa che non ne fosse attentamente vagliato e controllato il motivo della spesa.

A questo risultato, non era estranea la messa in moto delle proprie vaste conoscenze che, facendo perno sulle sue entrature, riusciva a procurare qualche vantaggio materiale e/o morale alla SEM; la qual cosa lo rendeva felice e soddisfatto del suo operato.

Era sempre disponibile ad esaminare ed accogliere le richieste dei gruppi interni e volle fortemente la creazione della Scuola d'alpinismo che, dopo i primi momenti d'incertezza, si affermò tanto da venire classificata tra quelle di carattere nazionale; giustamente prese il suo nome e venne a lui dedicata post mortem.

Forse la SEM non ha fatto abbastanza per perpetuare la memoria di Silvio Saglio fra i soci ed alpinisti in genere, sia come suo presidente per la completa dedizione alla Sezione, sia come Uomo per il grande impegno profuso nell'ambito del CAI, al quale egli diede moltissimo come dirigente:

Parallelamente è stato designato anche alle mansioni di:

Ma la grande passione di Silvio Saglio, che ha prodotto il segno tangibile demandato ai posteri, è stata la sua opera di autore, redattore e coordinatore di innumerevoli pubblicazioni, guide e carte toponomastiche; prodotte quasi nella totalità nel dopo guerra, quando il suo impegno nell'ambito del CAI è stato globale, anche se l'incarico di redattore della "Guida dei Monti d'Italia", affidatogli dal TCI e che diede inizio l'attività di Silvio Saglio scrittore e fotografo di montagna, la sua qualità più conosciuta, risale all'aprile 1932.

Lavoro di non poco conto se si considera che le sue guide, prima di essere scritte, erano vissute in prima persona scarpinando in lungo ed in largo per le Alpi, con l'ingombrante e pesante attrezzatura fotografica che non mancava mai, talvolta accompagnato da un allievo della Scuola Alpina della zona, tra i quali si ha notizia di:

Queste "sgobbate" duravano talvolta più di un mese e si ripetevano quasi ogni anno; ad esempio: per preparare la guida Alpi Retiche Occidentali della collana "Da rifugio a rifugio", Silvio Saglio percorse in un mese dell'estate 1952, ben 400 chilometri in montagna superando complessivamente più di 100 mila metri di dislivello. Imprese che, unitamente agli eccezionali meriti culturali in campo alpinistico, nel 1949 gli valsero l'ammissione nelle fila del CAAI, Club Alpino Accademico Italiano.

Il panorama della produzione editoriale curata da Silvio Saglio è molto vasto e spazia in:

Non esiste un elenco completo dell'imponente attività editoriale di Silvio Saglio, ma la maggior parte delle guide sono consultabili presso la Biblioteca della SEM o presso la Biblioteca Nazionale del CAI, come pure gli articoli apparsi sulla stampa sociale; mentre i documenti, tutte le fotografie, i libri e il suo archivio personale, sono conservati presso il Centro di Documentazione del TCI.

Non ci si può però esimere dal citare le collane delle guide più importanti: "Da rifugio a rifugio" e "Guida dei Monti d'Italia", nonché il trattato "I cento anni del Club Alpino Italiano", che rappresentò per Silvio Saglio il canto del cigno, per i sei argomenti più importanti da lui presentati e consistenti nel 50% dell'opera.

Silvio Saglio è stato un Uomo tanto modesto e schivo da mantenersi distante dalla notorietà ed anche dalle immagini, nonostante non gli sia mancata l'occasione per la Sua rilevanza nei vari ambiti frequentati; questo forse spiega perché non ha ricevuto onorificenze dalle istituzioni che tanto devotamente e fedelmente ha servito.

 Notizie tratte da articoli di Fulvio Campiotti e Gaspare Pasini apparsi, post-mortem, rispettivamente su "Rivista Mensile" e su "Lo Scarpone".