vai a:  Stringer Asia -   Stringer Photo - Stringer SchedeHome

AFGHANISTAN : Speciale sanzioni

 

Dietro le sanzioni
di Nafees Takkar

E’ opinione corrente che la criticata risoluzione con cui l’Onu ha imposto le nuove sanzioni contro il regime dei Taliban non sia altro che una misura di ripiego voluta dagli Stati Uniti e in parte anche dalla Russia. Dietro l’inasprimento delle misure restrittive c’è infatti l’esigenza degli Usa di compiere un’azione di rappresaglia in seguito all’attentato contro la nave militare Cole, avvenuto il 12 ottobre 2000 nel porto yemenita di Aden, nel quale 17 marinai americani hanno perso la vita e altri 39 sono rimasti feriti. Gli Stati Uniti ritengono infatti che l’attacco suicida alla nave da guerra sia stato organizzato dal milardario saudita Osama bin Laden, ospite dei Taliban in Afghanistan. Il vuoto di potere presidenziale a Washington ha inizialmente fatto rinviare un annunciato attacco aereo e terrestre per colpire il probabile nascondiglio del capo del terrorismo islamico, ma la minaccia rimane. Il quotidiano pakistano Dawn, in un articolo del 10 febbraio 2001, riferisce che "Gli Stati Uniti stanno considerando ogni eventualità, compresa quella di compiere raid aerei contro l’Afghanistan pur di catturare Osama bin Laden". Tuttavia, l’impresa presenta varie difficoltà. Ne scrive per Stringer Nafees Takkar, giornalista pakistano esperto in questioni afghane.

 

Per compiere un raid aereo in Afghanistan gli Stati Uniti avrebbero bisogno del sostegno della Russia, mentre per l’attacco via terra previsto dagli esperti dell’anti-terrorismo sarebbero necessarie la basi militari nelle città uzbeke di Tashkent e di Termez che si trovano in prossimità del confine. Questo piano prevede l’approvazione dell’Uzbekistan e di altre due repubbliche centro-asiatiche, il Tajikistan e il Kazakhistan, finora schierate contro il regime dei Taliban perché temono l’espandersi dell’integralismo islamico nel loro territorio. Tuttavia, i governi uzbeki e kazakhi hanno recentemente adottato un approccio più morbido nei confronti del regime di Kabul. Prima dell’entrata in vigore delle sanzioni, l’ambasciatore uzbeko si è incontrato varie volte con l’omologo taliban a Islamabad e altrettanto è avvenuto da parte della diplomazia del Kazakhistan. Poco tempo dopo questi incontri, il presidente dell’Uzbekistan, Islam Karimov, ha rilasciato più volte dichiarazioni ufficiali in cui si è mostrato più aperto verso i Taliban. Anche il Tajikistan è sempre meno disposto a dare il proprio sostegno all’operazione perché, in seguito alla guerra civile che vede contrapposti il fronte governativo e quello islamico, fornire assistenza contro i Taliban a qualsiasi potenza straniera non farebbe altro che aggravare la situazione interna. Due gruppi integralisti, l’Islamic Front e l’Islamic Resistance Front, sono infatti pronti a compiere rappresaglie e ritorsioni se il governo tajiko andasse in aiuto degli Stati Uniti. Il pericolo dell’integralismo islamico pesa anche sulle altre due repubbliche centro-asiatiche. Il personaggio più temibile in questa area è Jama Namangana, leader dell’Islamic Movement of Uzbekistan, che ha ottimi rapporti con la dirigenza di Kabul. Il suo gruppo ha già inflitto pesanti perdite agli eserciti uzbeki e kazakhi, ma è interessante notare che gli scontri si sono arrestati subito dopo gli incontri dei tre ambasciatori a Islamabad. Ma più in generale, sono tutte le nazioni della regione centro-asiatica a temere che un attacco americano incoraggerebbe la Russia a tornare protagonista nella regione, cosa che costringerebbe i Taliban a sferrare una controffensiva oltre confine. Sembra però che la Russia non sia disposta a far usare le proprie basi aeree all’aviazione staunitense e, in questo caso, anche un attacco di terra non sarebbe facile da effettuare. Il Tajikistan, ideale per la sua vicinanza ai punti strategici afghani, ha un territorio costellato di colline e montagne che non favorisce gli spostamenti di truppe né di piccoli commando. La stessa Unione Sovietica, durante l’invasione dell’Afghanistan, non si è mai assunta questo rischio. L’unico corridoio che permetterebbe un’azione del genere sarebbe quello che passa per la cittadina uzbeka di Heratan, presso il fiume Oxux, e che porta da Termez a Mazar-i-Sharif. In questo caso, però, l’infiltrazione delle truppe avverrebbe troppo a ovest e lontano sia da Kabul che da Kandahar. In ultima analisi, l’unica possibilità di colpire Osama bin Laden e le basi sel terrorismo islamico in Afghanistan rimane quella di un attacco missilistico, come quello lanciato tre anni fa senza dare rilevanti risultati.

torna a inizio pagina

torna a Speciale Afghanistan