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Feste islamiche

 

Il calendario islamico
I musulmani cominciano a contare gli anni dalla data dell'egira, l'anno cioè in cui Maometto e i suoi seguaci lasciarono la Mecca per stabilirsi nella città di Yathrib, l'odierna Medina. Per i cristiani, era il 622 d.C. L'Islam segue, inoltre, un calendario lunare: l'anno è suddiviso in undici mesi che durano alternativamente ventinove o trenta giorni. Siccome l'anno lunare è più corto di undici giorni rispetto a quello solare, non esiste corrispondenza fissa tra le stagioni e i mesi: si ritiene che sia entrato il nuovo mese quando, dopo il tramonto del sole del ventinovesimo giorno, appare in cielo la luna nuova: altrimenti, il mese continua finchè è 'pieno' e cioè di trenta giorni. Secondo alcune scuole di diritto, l'apparizione della luna nuova non deve essere fissata per calcolo ma constata a vista. E questo è il motivo per cui il Ramadàn e le festività successive cominciano a volte anche con uno-due giorni di differenza a seconda che ci si trovi nei paesi arabi, in Oriente o in Europa

Le principali festività

Muharram: il Capodanno islamico. Nel 2000 cade in aprile, e segna l’inizio dell’anno 1420 dell’égira

Ramadàn: il mese del digiuno. Cade durante il nono mese del calendario islamico. Il digiuno, sawan in arabo, è prescritto obbligatoriamente per ogni musulmano, tranne che per i bambini piccoli, le donne incinte, i viaggiatori, gli anziani e gli ammalati. Digiunare significa astenersi completamente non solo dal cibo, ma anche dai rapporti sessuali, dal fumo di tabacco e da qualunque altra cosa che sia in grado di dare piacere o nutrimento al corpo. L'astensione deve essere mantenuta dall'alba al tramonto. Secondo la legge, infatti, vale come azione meritoria rompere il digiuno subito dopo il tramonto del sole, e il pasto con cui si 'rompe' il digiuno si chiama fatur. Il pasto che si consuma subito prima dell'alba, invece, per avere le forze sufficienti durante la giornata, si chiama sahur. Durante le giornate di ramadàn bisogna, inoltre, evitare di litigare e di rimproverare, di calunniare, di mentire o di concepire desideri non in linea con i precetti del Corano. Le opere buone, in questo mese, vengono considerate doppiamente meritorie.

Laylat al-qadr: la ‘notte del destino’. Cade nel ventiseisemo giorno del Ramàdan, e commemora la notte in cui l'arcangelo Gabriele ispirò a Maometto i primi versetti del Corano.

Eid ul-fitr: la festa della ‘rottura del digiuno’ che si celebra alla fine del Ramadàn. Dura tre giorni e comprende anche Aid ed Saghir, la ‘piccola festa’.

Al Mawlid al nabawiyy: è la festa che commemora la Nascita del Profeta. Si eseguono vari rituali in memoria di Maometto. Le celebrazioni variano di molto da paese a paese.

Hajj: il rituale pellegrinaggio nei luoghi sacri all’Islam che tutti i musulmani sono obbligati a compiere nel mese di Zul Heggia, il decimo del calendario islamico. Comprende una visita alla Ka'ba, la moschea della Mecca che custodisce al suo interno la famosa Pietra nera, alla fonte di Zamzam, e al monte Arafat.

Eid ul Azha o Bakr-Id: la ‘festa del sacrificio’ o festa dell’agnello, che segna la fine dello Hajj (vedi). E’ la solennità massima dell’Islam, e cade nel decimo giorno del mese di Zul Heggia. Ricorda Ismaele, miracolosamente scampato al sacrificio per mano di suo padre Isacco a cui era stato destinato dal volere di Dio. Nel racconto islamico, Ismaele è sostituito da un agnello o da un montone. Nel racconto medesimo racconto biblico, si tratta di Isacco sostituito da una pecora. In ricordo del sacrificio dell'agnello, ogni capofamiglia musulmano sacrifica un animale e distribuisce ai poveri parte della carne.

a cura di Francesca Marino

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