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6) CALOGGIO E FONTANILI.

 

Il “Caloggio” è un’oasi del WWF gestita dalla locale sezione delle Groane.

In essa l’accesso è libero in ogni periodo dell’anno; anche i fontanili sono gestiti dal WWF ma per motivi di sicurezza (rive scoscese e presenza d’acqua) sono recintati.

E’ possibile accedervi mediante visite guidate o durante le giornate di recupero ambientale.

Alleghiamo perciò il calendario del loro svolgimento ed il numero di telefono della nostra sezione per concordare eventuali escursioni.

La visita ad entrambi richiede circa un oretta.

L’oasi e i fontanili sono situati a Bollate in una traversa di via Verdi (la via Caloggio).

Se arriviamo in auto dobbiamo assolutamente lasciarla nel vicino parcheggio della piscina comunale.

Facciamo una breve introduzione sulla nascita di quest’oasi.

Gli scopi per i quali il WWF, ha voluto assumere direttamente la gestione di quest’area che prima del nostro intervento era fortemente degradata sono stati:

-       valorizzare le aree meridionali del Parco delle Groane rendendole fruibili e al contempo salvaguardando l’ambiente naturale

-       creare un modello di accesso al Parco delle Groane, realizzato utilizzando l’esistente (strade campestri, parcheggi sottoutilizzati) anziché creando nuove e costose infrasfrutture

-       dimostrare che è possibile eliminare le zone degradate e soprattutto destinarle alla fruizione pubblica o alla rinaturalizzazione

-       mostrare che esiste ancora un torrente (il Nirone) abbastanza pulito da ospitare i pesci e che, volendo, anche i corsi d’acqua della nostra zona (Guisa, Pudiga, Garbogera) che nascono nelle Groane, possono essere disinquinati anziché tombinati.

Per ottenere questi risultati abbiamo effettuato questi interventi:

-       smantellamento di orti abusivi con relativi baraccamenti e recinzioni

-       pulizia totale dell’area dai rifiuti presenti

-       rimboschimento con specie rigorosamente autoctone della zona occupata da abusivi e di un preesistente coltivo con l’obbiettivo di ricreare un tipico bosco planiziale (superficie interessata 10.000 mq)

-       migliorie forestali ad un boschetto di robinie, consistenti nel diradamento degli alberi in condizioni fitosanitarie precarie e successiva piantagione di piante autoctone con l’intento di ricreare un tipico bosco delle Groane

-       creazione di un ‘ansa lungo il torrente Nirone. alfine di creare un piccolo ambiente con caratteristiche idonee alla sosta e alla riproduzione della fauna ittica che sorprendentemente ancora sopravvive in questo corso d’acqua

-       creazione di un piccolo stagno per la riproduzione delle numerose specie di anfibi tipiche della pianura, rarefatte a causa della distruzione delle zone umide

-       creazione di un prato calpestabile, per la sosta dei visitatori e per le piccole feste agresti.

Imbocchiamo la via Caloggio, dopo un centinaio di metri un ponticello in legno sulla destra ci porta al suo interno.

Seguiamo il largo sentiero che abbiamo di fronte. Molte volte l’aspetto dell’oasi non appare molto accurato.

Questo non è dovuto a trascuratezza ma risponde a scelte ben precise.

L’oasi non è un giardino, le alte erbe che vediamo sono fonte di cibo e nascondiglio per molti piccoli animali, intervenire con assidue manutenzioni sarebbe un disturbo insostenibile.

A sinistra possiamo ammirare il rimboschimento effettuato nell’inverno 1993/94.

Oramai le piccole piantine utilizzate si sono notevolmente sviluppate, dando già ai visitatori l’effetto di un giovane bosco.

Per la sua realizzazione sono state utilizzate piante rigorosamente autoctone, in ordine di importanza querce farnie, aceri campestri, olmi, ciliegi selvatici, frassini, ontani neri, pioppi tremoli, noci.

Contemporaneamente si sono inseriti anche arbusti per incrementare le presenze faunistiche:

noccioli, biancospini, cornioli, evonimi, spini cervini, sanguinelle.

L’intento è di ricreare un bosco planiziale ad alta biodiversità, ambiente tipico della pianura padana ormai quasi completamente scomparso.

A prima vista le giovani piante sembrano molto fitte.

Ma in un rimboschimento il loro numero deve essere necessariamente elevato per le inevitabili morie che avvengono nel corso degli anni, e per creare nel più breve tempo possibile una sufficiente ombreggiatura del suolo onde evitare la crescita di erbe infestanti con il relativo onere di effettuare molteplici tagli ogni anno.

Con il tempo si selezioneranno le più forti riportando in modo naturale la giusta densità al bosco.

Alla nostra destra tra una siepe di arbusti e robinie scorre il già citato torrente Nirone (v. 5.1).

 Un corridoio delimitato da una staccionata ci permette di dare uno sguardo all’ansa.

Qui nelle sue acque tranquille i pesci possono deporre le uova e i piccoli avanotti rimanere al sicuro durante le piene.

Anche gli anfibi utilizzano questo luogo ricco di erbe palustri per riprodursi e per cacciare gli insetti.

Proseguendo lungo il sentiero entriamo nel bosco.

Esaminando alcune vecchie mappe abbiamo riscontrato che in questa porzione di terreno il bosco esiste da sempre e che non è stato mai messo a coltura.

Ciò è riscontrabile anche dalle importanti presenze floristiche presenti, tipiche di ambienti molto evoluti.

Già a fine gennaio compaiono i campanellini che, sbocciando a volte col terreno ricoperto di neve vengono chiamati localmente bucaneve, seguiti poi dalle scille, dagli anemoni di bosco, dalle pervinche, dai ranuncoli e dalle viole.

Tra le piante superiori oltre alle esotiche robinie e prugnoli americani, prima dei nostri interventi erano rimaste solo due grosse querce e alcuni arbusti di biancospino, frangola e sanguinella. Ciò è stato causato dall’intenso sfruttamento a cui è stato sottoposto il bosco, che ha favorito le piante a crescita rapida dopo ogni tagliò, le robinie e i prugnoli americani, portando sull’orlo dell’estinzione le altre.

Per questo dopo la ripulitura dai rovi abbiamo impiantato specie che mancavano da tempo come i carpini, gli aceri di monte, i frassini, gli ontani, le betulle, i pini silvestri, i castagni, i noccioli, gli agrifogli, i tigli e il pado (ciliegio padano).

Forse questi sforzi non saranno pienamente compresi, ma un bosco composto da più specie offre possibilità di vita ad innumerevoli specie di animali e piante ampliando la biodiversità.

Per fare un esempio un querceto maturo è formato da ben 60 specie floristiche che si riducono a 20 in un robinieto e addirittura solamente a 6 in un bosco di prugnoli americani!!!.

Su diverse piante notiamo diverse cassette nido.

La loro collocazione è utile poichè nel bosco attualmente mancano grossi alberi con cavità naturali dove molte specie di uccelli nidificano.

Si è potuto verificare che vengono regolarmente occupate da cince, pigliamosche, passeri e persino dal picchio rosso maggiore.

Terminato il periodo delle nidificazioni vengono regolarmente occupate dai ghiri, che spontaneamente hanno ricolonizzato l’oasi.

Usciti dal bosco ci troviamo nel prato calpestabile attrezzato con alcuni tavoli in legno e panchine.

E’ un area a disposizione di tutti per giochi all’area aperta e pic-nic, l’unica finora presente nel territorio del parco a Bollate e Castellazzo.

Proseguiamo sul sentiero opposto al bosco tra il rimboschimento e la siepe che fiancheggia il canale secondario del Villoresi, dopo un centinaio di metri arriviamo al ponticello del nostro punto di partenza.

Per raggiungere i fontanili, usciti dall’oasi deviamo a destra sino ad incontrare un cancello sulla sinistra che immette nell’area.

Il fontanile è un ambiente artificiale creato anticamente dall’ uomo per utilizzare le acque di falda nell’ irrigazione agricola.

E’ formato dalla testa, dall’asta e dalle canalizzazioni.

La testa è lo scavo che raggiunge la falda freatica, e raccoglie l’acqua sgorgata dal sottosuolo. Nelle nostre zone è profonda circa 3-4 metri ed ampia qualche decina, generalmente di forma circolare.

L ‘asta è il canale lungo anche 2o 3 km che dalla testa porta l’acqua al piano di campagna dove viene distribuita nei campi tramite le canalizzazioni.

Tutti i fontanili presenti a Bollate sono estinti dagli anni 60 per l’abbassamento della falda freatica, l’acqua eventualmente presente proviene dal canale Villoresi.

A pochi metri dall’entrata possiamo già ammirare la “testa” e parte dell’asta del fontanile Litta.

Vedendo l’imponenza di questo fontanile sembra impossibile che fu realizzato in epoche in cui tutto il lavoro doveva essere eseguito a mano tutt’al più con l’aiuto di qualche rudimentale carriola.

Questo rende ancora più prezioso il recupero dei fontanili, non solo rivolto all’aspetto naturalistico ma anche storico, verso i nostri antenati e all’immenso deposito di fatiche che queste opere racchiudono.

La canalizzazione che si immette alla nostra sinistra è stata realizzata negli anni 70.

In quel periodo l’abbassamento della falda freatica aveva raggiunto un livello talmente

preoccupante per l’approvvigionamento idrico, che la provincia di Milano aveva pensato di porvi rimedio utilizzando i bacini ormai asciutti dei fontanili per immettere l’acqua proveniente dal canale Villoresi nel sottosuolo.

L’acqua entrava nel fontanile Litta, riempitolo tracimava alimentando un bacino appositamente scavato e da questo si immetteva nel fontanile Porro.

Questo interessante esperimento fu mantenuto per diversi anni finché lo stabilizzarsi del livello freatico e la sua costante risalita non lo resero superfluo.

Proseguiamo costeggiando l’asta tra frequenti saliscendi dovuti all’accumularsi del materiale cavato.

Tra robinie e cespugli di noccioli, biancospini, evonimi raggiungiamo il sentiero che porta all’ex bacino.

Il fondo e le rive sono ormai ricoperti da una folta vegetazione; essendo un terreno sassoso povero di nutrienti è stato inizialmente colonizzato da piante pioniere poco esigenti come ginestre, betulle e persino qualche pino silvestre, seguiti dagli onnipresenti cespugli di rovi, robinie e prugnoli americani.

In questo luogo inaccessibile una colonia di conigli selvatici ha trovato un ambiente tranquillo dove vivere indisturbata.

Il sentiero che ora comodamente lo costeggia è stato realizzato dai volontari facendosi strada tra impenetrabili macchioni di rovi che superavano i due metri di altezza!

Raggiungiamo così l’area del fontanile Porro.

Era questo un fontanile un po’ atipico nel bollatese in quanto era formato da ben 4 teste (sorgenti) dalle quali scaturiva una cospicua portata d’acqua tanto da renderlo in assoluto tra i più belli ed imponenti.

Purtroppo non si riesce più a cogliere pienamente tale dimensione perché oggigiorno è divisò in due dalla circonvallazione nord di Bollate (via Verdi).

Su di un antico ponte in mattoni possiamo vedere lo scavo della terza testa e l’asta che conduce alla più settentrionale.

Successivamente sarà comunque riattivato il sentiero nella parte di fontanile posta a sud di via Verdi sino a raggiungere la parte più meridionale dell’oasi.

Proseguiamo dopo il ponticello costeggiando una vasta area inselvatichita disordinatamente.

Un importante progetto del WWF si occuperà prossimamente del recupero naturalistico di quest’area.

Seguendo il sentiero che la contorna raggiungiamo l’uscita posta sul canale scolmatore. A questo punto o ritorniamo sui nostri passi o deviando a destra con una mezz’ora di cammino possiamo raggiungere Castellazzo lungo il sentiero delle sette cascate (vedi itinerario 7).

 

Elenchiamo di seguito le giornate ecologiche previste per l’anno 2001, giornate in cui è possibile accedere alle aree dei fontanili:

     28 gennaio          18febbraio              18 marzo             22 aprile                    20 maggio                           24 giugno
       15 luglio              9 settembre             21 ottobre          18 novembre

 

Questo è anche un invito a partecipare direttamente ai lavori nell’oasi, svolti esclusivamente dal volontariato.

Non bisogna avere conoscenze o attitudini specifiche, ognuno può dare il proprio contributo a lfine di preservare e migliorare questo lembo di natura di cui tutti possono goderne i benefici.

 

Per maggiori informazioni telefonare al 02-99028153 (sede WWF Italia sez. Groane)

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