Gazzetta del Sud dell'11 aprile 2000

Taormina /Il dibattito al 38. Congresso dell'Unione giovani dottori commercialisti New economy, un'arma in più per il Sud Taormina -

Cambia l'economia. Cambia una professione. Nuove opportunità di crescita per tutti se solo i mutamenti del mercato sapranno essere colti e interpretati. Per migliorare le condizioni economiche fornendo una risposta adeguata anche al problema della disoccupazione. La new economy è stata al centro del dibattito al 38. Congresso nazionale dell'Unione giovani dottori commercialisti che si è svolto a Taormina e che intorno allo stesso tavolo ha posto di fronte i grandi nomi della finanza italiana. Proprio dalla conclusione dei lavori, curata dal professor Santi Preda, presidente della Borsa Italiana, è arrivato un messaggio di speranza per il meridione. La New economy guarda infatti a tutto quel mercato di piccole e medie imprese che sono la colonna portante dell'economia italiana. E nel Sud hanno grandi margini di espansione. La "due giorni" dei dottori commercialisti, "non più solo fiscalisti e redattori di bilanci dichiarazioni dei redditi - come ha dichiarato Fabio Cassi, presidente della sezione messinese dell'Unione - ma veri e propri partner degli imprenditori" si è incentrata sulla opportunità di offerte a "Agenda 2000" e "Agenda Nuovo Mercato". "Siamo all'ultima grande spiaggia - ha detto Cassi in apertura di lavori - e noi siciliani abbiamo il dovere di non farci sfuggire questo grande appuntamento con il futuro". Con Preda, anche il presidente della Banca di Roma International Gianfranco Imperatori a sollecitare una platea di giovani alle nuove sfide. Il mercato di Internet e di tutte quelle realtà di grandi prospettive hanno bisogno di professionalità più che di capitali, di guide sicure progetti chiari e trasparenza di bilanci. Così non nati i clamorosi casi di Fiscali e Opengate. Il mercato vive una fase di grande espansione. "La febbre da borsa ha coinvolto tutti - ha detto Preda -, anche troppo, ma è un fenomeno da cavalcare. Abbiamo bisogno di efficienza e di sviluppo tecnologico. Abbiamo bisogno di preparare culturalmente i nostri giovani, attrezzandoli fin dalla scuola a un futuro che da altre parti è già cominciato. L'Italia è partita un po' in ritardo ma era successo con i computer e con i telefonini. Recupereremo come abbiamo fatto su questi fronti". Ottimismo largamente condiviso da tutti i relatori. Dal mercato così come dall'Unione Europea, che nel documento "Agenda 2000" fornisce una grande possibilità alle aree del sud. Sei anni, fino al 2006, per approfittare di forme di finanziamento che dopo questa data finiranno inevitabilmente a paesi più svantaggiati dell'Italia. E i commercialisti? "Abbiamo un obiettivo - ha sottolineato Fabio Cassi - e il congresso è stata un'occasione per cercare qualche risposta scientifica ai tempi proposti dal cambiamento. Dobbiamo essere noi gli intermediari che trasformino questi libri di sogni possibili in azioni cocrete. Le aziende oggi hanno bisogno di trovare sul mercato le risorse finanziarie per lanciare sfide ad alta tecnologia. Dobbiamo essere i nuovi consulenti globali. È arrivato il momento per unire tutte quelle forze positive perché oggi è un'economia che rimette tutti in gioco. Per questo, per chi parte dal sud, è una sfida ancora più grande.". La politica è stata l'unica grande assente al dibattito taorminese e il presidente nazionale dell'Unione Maurizio Arena lo ha sottolineato nella sua conclusione. "Non possiamo più aspettare i tempi della politica. Abbiamo bisogno di regole certe e in tempi brevi. Chi ha idee e sa cogliere i finanziamenti va avanti. E il confronto non è più solo tra imprenditori italiani".