Estate 1999

Cari fratelli,

Per alcuni questa mia lettera, sarà una novità, per altri una consuetudine.  E' infatti fin dal primo anno che ogni estate, dalle vacanze, ho sentito il bisogno di scrivere a tutti voi, oltre che per darvi l'appuntamento della "ripresa di settembre", anche per dirvi qualcosa che sento.  E' come un desiderio di esprimere quello che circola dentro la mia testa.  Non so come è iniziato e perché; forse perché avevo nostalgia del cammino, di tutti voi, ... non so quale è stata la vera ragione che mi ha spinto fin dal primo anno a mettermi seduto davanti al "portatile" e cominciare a pigiare sulla tastiera. Una cosa però è certa: è stato sicuramente il desiderio di parlare, di dialogare con i fratelli di comunità e questo desiderio nella vacanza riaffiora ogni anno.

Alcuni potranno accogliere questa mia lettera in modo negativo, altri positivamente, altri ancora con indifferenza.

Non è questo ciò che importa, non ho certo la pretesa, e la presunzione di farvi arrivare un messaggio.  E' solo il desiderio della comunità che mi fa scrivere, in modo peraltro confuso e magari anche sgrammaticato , questo insieme di pensieri, che se non altro, serviranno per ricordare l'appuntamento della convivenza che segna la ripresa dei temi.  Ovviamente questa lettera è diretta a tutti, ma in particolare a coloro che hanno lasciato da poco il cammino o a quelli che forse hanno intenzione di lasciarlo fra breve tempo o che sono titubanti, che non sono tanto più sicuri di voler continuare.

Per tutti coloro che hanno lasciato il cammino o che sono in una situazione di confusa ribellione "in crisi", questa, della convivenza di settembre, potrebbe essere un occasione sia per riprenderlo e sia di mostrare a se stessi una certa fiducia, pensando che molti (che ovviamente, chi più chi meno, abbiamo tutti) forse saranno chiariti con il secondo passaggio.  Si fratelli, il secondo passaggio è alle porte, è vicinissimo, forse entro l'anno o al massimo i primi mesi del prossimo; è comunque un appuntamento vicino e non possiamo lasciare le cose a metà, quella tappa è fondamentale, uscire prima, dopo essere magari arrivato alle porte, significa avere vanificato oltre 4 - 5 anni di cammino; ed il secondo passaggio, dicono tutti i catechisti, è "la prova del nove", è il momento di serio confronto con se stesso, aiutato dai fratelli e dai catechisti, perché sciupare questa occasione?  Perché fuggire prima?  Ascolta la parola di quel momento, forse verrà a rivelarti una cosa che non ti aspettavi e che risulterà meravigliosa, impensabile, come sono le opere del Signore.  Perché non aspettare allora, perché rinunciare prima di combattere; combattere sì, combattere il demonio, fratello, perché ti sta suggerendo delle cose per le quali i catechisti ti avevano avvertito.

Nel prossimo tema, scopriremo che Dio fin dalle origini della creazione, aveva già quale suo progetto: la salvezza dell'uomo.  Ma l'uomo non lo sa, non sa che può salvarsi e non sa neppure quanto possa essere meraviglioso lasciarsi guidare da Dio.  Egli ha scelto te, ha scelto noi per annunciare all'uomo.  Dio ci ha scelto perché gli abbiamo dato la possibilità di farlo.  Siamo andati ad ascoltare una PAROLA (nelle catechesi iniziali).  Hai accettato di entrare in una comunità e dopo circa due anni di cammino, il Signore ti ha chiesto: "Vuoi restare con me? Vuoi darmi una mano per dare al mondo la meravigliosa notizia di salvezza che lo stesso Gesù Cristo ti ha annunciato?"  E tu hai detto sì!  Bada però, ti anche detto che per fare questo occorre che tu permetta allo Spirito Santo di agire in te; e tu hai detto di nuovo sì, voglio che lo