Sergio Valli

AUTORE DELLA TRILOGIA INTITOLATA
IL CRISTIANESIMO REALIZZATO: L'UNIVERSALESIMO

 

     
     Ho conosciuto Sergio Valli nel 1969, quando questa casa editrice esisteva da poco tempo e aveva pubblicato pochi libri. Il suo romanzo si intitolava Capelli, pecore e morte e Gavino Sanna , che allora non era ancora celebre come visualizer, mi disegnò la copertina con un pennarello nero su un foglio di carta volante, un poco trasparente: il volto barbuto e rugoso d'un pastore sardo. Infatti il protagonista era un pastore della Sardegna, un personaggio come inciso nel legno con una sgorbia insieme a tant'altri personaggi da xilografia. Sergio Valli era un giovane romano che, Carabiniere in Sardegna, comprendeva, con terrore e meraviglia, quel mondo governato da un codice mai scritto, ma aderente alla natura umana.

     La parabola del neorealismo era quasi conclusa, ma Valli non si poneva di questi problemi letterari: il suo scopo, di là dalle apparenze veristiche, era comprendere l'uomo che, in questo contesto Barbaricino, rivelava la sua arcana natura meglio che nella sofisticata città di Roma e fuori dalla visione etica dei giovani carabinieri, che avevano un concetto quasi mistico della legge.

     Pochi anni dopo, nel 1972, con il suo nuovo libro, Il Cristo e il Giuda, Sergio Valli assunse come protagonisti un gruppo di giovani disadattati romani. L'epoca della contestazione giovanile era quasi un pretesto letterario esteriore, così com'era casuale - una circostanza ambientale - che i personaggi potessero essere considerati parenti dei ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, pubblicato nel 1955. In realtà, i ragazzi di Il Cristo e il Giuda avevano ideologie rivoluzionarie confuse, come tutti allora, e ora; non si riconoscevano nella società che li circondava e in buona sostanza, come lascia intendere il titolo, la loro disperazione era metafisica, dostoevskijana.

     Nella loro irrimediabile solitudine, di là dal loro apparente nihilismo, cercavano la verità o almeno una ragione d'essere. (Per amor di polemica e d'ironia oggi si potrebbe dire che Sergio Valli attribuiva un'anima ai ragazzi del così detto Sessantotto che in realtà si contentavano di molto meno). Ma oggi Sergio Valli ci parla di un fermento sessantottino reso nullo e assorbito dal vecchio sistema perché privo di una propria cultura.

     Lavoro di gruppo con uccisioni è del 1976. Ricordiamo come Sergio Valli abbia tratto la prima idea da un impressionante fatto di cronaca avvenuto in Sardegna. Un gruppo di rapitori, forse ispirati dalla così detta "precisione geometrica" d'altri più celebri comandi, studiarono in tutti i particolari il modo di sequestrare un noto professionista, loro concittadino, dalla sua villa fuori paese.

     Un imprevisto - non ricordo quale, probabilmente la resistenza opposta dalla moglie della vittima designata - provocò un crepitare di mitra e un massacro, sul quale ripresero a frinire le cicale del pomeriggio assolato. Se non ricordo male, qualcuno dei banditi uccise perfino un suo collega ferito, per non lasciare sulla scena un possibile testimone.

     Questa tragedia appare come chiusa entro un parallelepipedo di cristallo che un piccolo urto ha frantumato. Se i rapitori non si fossero affidati alla pretesa "precisione geometrica", se avessero agito alla maniera empirica (o tradizionale), se si fossero conservata la libertà d'agire secondo le esigenze del caso, il rapimento magari non sarebbe riuscito tuttavia, ma il massacro non sarebbe avvenuto. I rapitori avevano sacrificato la loro umanità e si erano affidati a una supposta "precisione", a una supposta "scienza", a una sorta di superiore volontà che li avrebbe dovuti dirigere annullando la loro volontà, e che invece li ha stritolati insieme alle loro vittime.

     L'aura di questo racconto è allucinante e reclama probabili letture metaforiche, come fosse una allegoria. Un significato metaforico potrebbe essere questo: molti calcoli sembrano perfettamente logici ma, applicati alla realtà, si dimostrano falsi, o inapplicabili, o disumani. Detto altrimenti, le forze astratte potrebbero divorarci.

     Forse in lavoro di gruppo con uccisioni c'è già il primo germe dell'evoluzione di Sergio Valli verso una letteratura e verso  contenuti che, per comodità di parola, definisco autre.

     Madre Materia fu pubblicato nel 1977 e già appartiene a un genere letterario che trascende il realismo, che non è volutamente fantastico o fantascientifico, e che io definirei (ma grossolanamente e arbitrariamente) parascientifico e parapsichico, ma pure parateologico e parateleologico. Questo libro, in corso di composizione e di impaginazione, venne continuamente rielaborato e arricchito da Sergio Valli che, rielaborandolo e arricchendolo, rendeva sempre più rarefatta la storia e sempre più densa la parte (per così dire) parasaggistica.

     Sergio Valli - non occorre dirlo - è un grande affabulatore, ha una sfrenata capacità inventiva, ma è anche dominato da una prepotente tensione morale, per cui ciò che scrive dev'essere una denuncia travolgente di tutto ciò che è o sembra ingiusto o falso. E' quello che i francesi direbbero uno scrittore engagè.

     In Madre Materia ci sarebbe un'intuizione della verità sulla natura delle cose, della vita, dell'universo e della sua finalità, ma tutto questo non viene detto soltanto oggettivamente, come scoperta scientifica, ma anche messianicamente (la parola è giusta), cioè perché l'uomo ripudi il male e la falsità, e prenda cognizione integrale del suo essere, prepari e attenda un rinnovamento personale, sociale e cosmologico.

     E' superfluo che io dica di più: sul piano della ricerca espressiva e della creazione artistica fini a se stesse posso seguire gli autori fino ai più arditi limiti dell'immaginazione; posso comprendere il dramma esistenziale degli E.T.A. Hoffmann, posso divertirmi con J.L. Borges, posso immedesimarmi con qualsiasi tipo di visionarietà, posso sforzarmi di accedere alle verità scientifiche, ma non mi si può chiedere di leggere la Bibbia come una verità rivelata: per me la Bibbia è un testo letterario scritto dagli uomini. Amo la filosofia, anche la teologia, ma disprezzo i religiosi che pretendono di conoscere la verità o la volontà di Dio.

     Insomma, quando Sergio Valli nel 1981 mi diede da pubblicare il gran libro intitolato UFO La Ragione Unitaria, ho apprezzato tutto, il linguaggio, l'immaginazione torrenziale, il messianesimo, ma entrambi, Valli e io, abbiamo capito che io non ero in grado di dominare criticamente la materia.

     Egli aveva creato una sua cosmologia, affascinante e meravigliosa, che io non potevo seguire.

     E cos'è mai un editore che non sà parlare con convinzione e partecipazione dei libri che pubblica?

     Inoltre - sia detto per amore di verità - ci sono state anche delle ragioni economiche, di organizzazione, di distribuzione e di impotenza pubblicitaria che mi hanno impedito di continuare ad essere l'editore dell'amico Sergio Valli.

     Io sono un piccolo editore di romanzi, di saggi, di poesie, di psicologia e d'opere di vario umanesimo, che non saprebbe cosa fare, che sò?, di un manuale di astronomia o di chimica.

     Sergio Valli ha bisogno di ben altra organizzazione editoriale che possa occuparsi della pubblicazione delle sue opere, ove ci siano editors preparati nei vari campi dello scibile e non soltanto nella critica letteraria, e ove ci sia una grande capacità di portare sul mercato librario e all'onore dei commenti "massmediatici" i libri più inaspettati e singolari.

     Non mi risulta che Sergio Valli dal 1981 in poi, dopo UFO la Ragione Unitaria, abbia pubblicato altri libri (invece - detto per amor di completezza - ne aveva pubblicato altri presso altri editori, prima o contemporaneamente a Capelli, pecore e morte del 1969: credo raccolte di liriche giovanili di cui ignoro la consistenza).

     Tuttavia - richiamandosi al Primo Cristianesimo, e dopo aver fondato l'Universalesimo e il Partito Universalista Italiano, successivamente scioltosi per dare vita alla Repubblica Mondiale Universalista, Stato dell'Universo - Sergio Valli ha elaborato la Trilogia, "di cui il primo volume e la prima parte del secondo, costituiscono in particolare il documento (con trasposizione dei testi di Circolari Universaliste inviate anche all'Onu), di un primo tentativo - portato avanti negli anni - di divulgare l'Universalesimo nel mondo".

     Da quanto ho potuto sapere, diverse Delegazioni Parlamentari Universaliste sono state costituite in varie parti della Terra, soprattutto in Sudamerica dove in Perù sarebbe sorta spontaneamente una "Fondazione Sergio Valli per il lavoro e la giustizia sociale" e in Brasile una Sovrintendenza internazionale dell'Universalesimo.

     Và secondo la natura delle cose umane che anche in un Movimento Universalista gli aderenti vedano la possibile realizzazione delle loro aspirazioni personali e la risoluzione dei problemi del loro paese, ma purché queste siano immediate e soprattutto ristrette ai loro interessi soggettivi.

     Diversamente, o ne stravolgono l'essenza universale oppure perdono verso di essa ogni interesse.

     Credo che per questi motivi Sergio Valli - si spieghi meglio lui all'occorrenza - abbia avvertito la necessità di diffondere la "nuova cultura" per mezzo di un'opera scritta e completa, facile da conservare e consultare in luogo delle Circolari Universaliste dispersive e di difficile conservazione, onde rivolgersi direttamente e simultaneamente a tutte le Nazioni del pianeta Terra.

     Di tutto questo non sono in grado di parlare con maggiore cognizione, ma mi interessa - e deve interessare gli editori - che Sergio Valli in questi anni abbia scritto una grande opera in tre volumi (sette od ottocento pagine in tutto) intitolata: Il Cristianesimo realizzato: l'Universalesimo.

     Tutte le definizioni che potrei darne sarebbero arbitrarie. Una sorta di Città di Dio o del Sole del nostro tempo? Una nuova visione cosmologica? Una grande utopia? Non c'è persona di qualche ampia visione che non comprenda come gli uomini, dopo il fallimento o le stanchezze delle precedenti, abbiano bisogno di nuove grandi utopie, tanto che, in mancanza, ne fioriscono di quelle piccole e basse o si tenta di rinverdire quelle vecchissime e grottesche.

     La visione di un piccolo pianeta "da recuperare e far rientrare nell'Universo, in quanto se ne è inavvertitamente distaccato e si è perduto nel suo passivo seguire un ordine cosmico caduto in prescrizione, rimosso e in dissolvimento", e la prospettiva di "non più ammalarsi, invecchiare e morire una volta disattivata l'organizzazione sociale soggetta all'ordine cosmico obsoleto", non hanno precedenti e vanno ben oltre ogni fantasia o aspettativa fantastica, così come la realtà ci ha spesso sorpreso nel suo superare ogni possibile immaginazione.

     Ma - devo dirlo ancora una volta - non è questo che mi muove a raccomandare agli editori la grande opera in tre volumi di Sergio Valli, perché io sono un "laico", più per natura che per convinzione culturale (e d'altra parte lo stesso Sergio Valli definisce la sua opera eterodossa). Mi muovono invece il linguaggio e la grande fantasia di Sergio Valli scrittore. Detto altrimenti, stò suggerendo all'editore che si trovasse in mano la trilogia inedita di Sergio Valli, di considerarla un'occasione editoriale.
 
 

      Il resto, che non sò prevedere, verrà da se.
  

 

Teodoro Giùttari

Direttore letterario

della Todariana Editrice

Milano