P R E S E N T A Z I O N E

      Sin dalla prima pagina, anzi già dalla premessa, il romanzo breve di Sergio Valli "Tarzan Ritrovato" incuriosisce.   L'autore infatti afferma che "Questa è una storia vera. Tranne che per i nomi dei personaggi e dei luoghi, che sono di pura invenzione, ogni riferimento a fatti della fantasia, oppure a cose o persone non realmente esistenti o esistite, è da considerarsi puramente casuale...";  e ciò è ancora più insolito poiché questo è appunto un romanzo fantastico, anzi una favola. 

     Scrittori illustri  della letteratura italiana, come Calvino e Buzzati, hanno utilizzato la categoria del fantastico come soluzione narrativa, proprio per la notevole gamma di registri espressivi che essa offre (già ne "Le mille e una notte" la favola diventa fascinazione narrativa). 

     Anche nello scrittore Sergio Valli, la creazione fantastica esprime una funzione significante specifica con un senso da interpretare, ed essa rappresenta così lo strumento per esporre le sue teorie filosofico-cosmologiche e per polemizzare, erga omnes, con una finalità scientificamente avvertita dall'autore per poi adattare la realtà alla fantasia; questo grazie anche alla compattezza e originalità della struttura linguistica dell'opera. 

     Il Tarzan di cui si narra non è il cinematografico selvaggio succintamente vestito, tutto muscoli, buon cuore e poco cervello, impersonato dallo scultoreo Johnny Weissmuller.   Questo Tarzan (dell'infinito)  è un personaggio bello si, ma alla ricerca di se stesso, che non ha una sua identità, cerca il suo passato nel futuro e vuole conoscere la propria origine e la propria fine (ma appartenendo Tarzan all'infinito, non può avere una fine).  Anch'egli è accompagnato, come ogni Tarzan che si rispetti, dalla sua Jeane e dalla scimmia Cita che nel caso specifico è "composta" da una "triade apostolica" (Giovanni, Pietro, Paolo) che si spoglia della connotazione testamentario-escatologica, per rappresentare invece il gesto imitativo scimmiesco della forma vuota propria del contesto dei fenomeni fisici ove imperano le immagini, "campioni, copie" o "simulati umani". 

     Il protagonista non si caratterizza per compiere eroici salvataggi o sconfiggere qualche predatore della giungla; egli è invece venuto a "disconnettere" il pianeta Terra per riportarlo all'interno dell'Universo da cui si inavvertitamente distaccato e smarrito. 

     L'alter ego di Tarzan dell'infinito è l'altro protagonista, l'Uomo senza nome, senza memoria, alla conquista di una libertà "senza recinti, confini e muraglie" dai quali non sentirsi delimitato.   Quest'uomo è considerato, da insigni medici e specialisti di una clinica all'avanguardia, un oggetto di studio da tenere sotto stretta osservazione e sorveglianza, anche perché egli sembra voler destabilizzare tutte le loro pervicaci certezze. 

     La sua lucida saggezza lo rende ancor più affascinante di quanto già non lo sia per il suo aspetto estetico; commuove e fa anche innamorare di sé una infermiera che lo libera dalla sua "prigionia", mentre Theresa, la moglie, una ricca e bella ereditiera, è disperatamente alla sua ricerca ed ha messo sulle sue tracce un detective, il quale però arriva puntualmente in ritardo agli spostamenti dell'uomo da lui inseguito. 

     Nel suo viaggio itinerante, l'Uomo senza nome è accompagnato dalla Larva d'uomo,  un ex cantante rock alla ricerca di due metri di terra libera dove seppellire i ricordi che lo opprimono, cioè se stesso, e da Melissa, ex diva del cinema hard. 

     Fra le svariate situazioni in cui si trova coinvolto Tarzan dell'infinito nel procedere del romanzo, quella della "campagna di rifornimento del bicchiere di latte a favore delle persone più deboli e indigenti", pur manifestandosi come iniziativa di solidarietà sociale tuttavia volta ad usurpare,  misconoscendolo, il diritto della proprietà dei cittadini (che viene loro infatti negato e invertito dagli amministratori di tale proprietà mediante l'utilizzo dei recinti, dei confini e delle muraglie) appare quasi un coreografico agit-prop che fingendo di contrapporre la pace al sistema incancrenito dall'usurpazione e dalla guerra, in realtà lo promuove. 

     I due protagonisti, Tarzan dell'infinito e l'Uomo senza nome, seguono due percorsi paralleli che ad un certo punto si raccordano sino a rivelarsi un'unica persona: una che si è appunto "ritrovata" nell'altra. 

     Tarzan dell'infinito-Uomo senza nome , questo "Essere dotato di intelligenza", promette eterna giovinezza, eterna salute ed eterna vita a tutti coloro che si "disconnetteranno" dal loro passato, millantato presente,  ed entreranno a far parte dello Stato  dell'Universo. 

      Verso la fine del romanzo Tarzan dell'infinito colloquia con la Morte,  la quale viene presentata come falsa madre (ponendo in luce la matrignità della natura negativa invertita contrapposta alla Vita, maternità della materia raggiante), le annuncia il suo essere "oltre" e la sua immortalità di figlio unigenito che, rinunciandovi proclamandosi simultaneamente primogenito, apre l'Universo all'umanità  (questa figura messianica simboleggia Cristo, "l'Abbattitore del tempio"), avvertendola che lui stesso stà per  sopprimere e seppellire il finito (ovvero la Morte stessa).   Poi abbatte il "mostro", guardiano del Tempio delle Ombre lunghe (il  quale secondo la cultura dell'Universo, l'Universalesimo, rappresenta lo Spirito-Massa, il sistema di proiezione del codice genetico  della Morte che rende visibile l'ordine cosmico negativo invertito), scongiurando così una guerra altrimenti inesorabile e  distruttiva per una umanità simulata "da realizzare autentica per effetto di quel principio unitario della realtà (Determinismo reale) che stà alla base di ogni processo biologico". 

     Infine, Tarzan dell'infinito e la sua donna (Eva Jeane/Theresa), finalmente riunitisi persona umana integrata, maschio e femmina, si allontanano guidando il pianeta recuperato - come in un rigoroso happy End -  verso la luce del sole sorgente. 

     I personaggi, deliranti e fantastici, sono fortemente caratterizzati (come Effrem, l'umanoide con occhiali montati su ossa di morto) e rappresentano situazioni e luoghi assurdi e grotteschi (la capanna nella giungla, fornita di luce elettrica, elettrodomestici e cellulari); ma gli stessi luoghi descritti, talvolta figurati, talvolta iconici e sempre preannunciati, nella descrizione, da una musica di sottofondo diversa per ogni paragrafo, esprimono stati emozionali e/o esistenziali. 

     L'opera potrebbe ingannevolmente apparire, specie nelle ultime pagine del romanzo, l'apologo enfatico di un predicatore di verità terribili e apocalittiche, dove la storia è solo un pretesto mentre prevale l'intento profetico di un Essere superiore - inviato a salvare la Terra - luminoso e illuminante, incantatore di folle, "bello e impossibile", che nella sua perfezione  positivo-rivoluzionaria appare certamente irritante all'opposta angolazione perfettamente negativa e invertita, e che rappresenta la
 scialuppa di salvataggio per l'intera umanità. 

     Ma tale effetto provocatorio è voluto, fa parte dell'intento narrativo del Valli, proteso a facilitare, a preparare, a ridurre le distanze, "nell'imminenza dell'incontro tra un pianeta smarritosi nel deserto cosmico e l'Universo". 

     Il romanzo è perciò in realtà una fiaba incandescente, direi sperimentale e di forte impatto emotivo, tra fantascienza e avventura, che lancia con efficace intensità e determinazione uno strale coraggioso di speranza e di rinnovamento: distruggere la Morte e ricreare per vivere... Un vero inno alla Vita! 

 
Monica Martinelli