In una lettera del 25 luglio 1896, conservata presso l'Archivio Storico del Comune di Genova, Angelo Boscassi, allora archivista del Municipio, risponde a Julius Borresen di Copenaghen, liutaio e ammiratore di Paganini. Borresen voleva informazioni sul violino del grande artista, meravigliato dal fatto che lo strumento si trovava a Genova dal momento che il suo proprietario era sepolto a Parma.
Voleva anche conoscere il
nome dell'autore del violino, dati i suoi specifici interessi nel campo
della liuteria, ed avere notizie sul violinista Sivori, che lo aveva suonato
e accordato.
Nella risposta di Boscassi sono
fornite le informazioni richieste: il violino è del Guarnerio Gesù
dell'anno 1742 e fu ufficialmente consegnato dal figlio di Paganini, Barone
Achille, al Sindaco di Genova Barone Cav.re Antonio Profumo, come risulta
dall'atto del notaio Giacomo Borsotto del 4 luglio 1851. Fu suonato da
Camillo Sivori sino al 1892.
Le informazioni fornite dalla lettera richiamavano per sommi capi i momenti salienti della storia del violino, che Paganini aveva voluto affidare alla città per sua espressa volontà.
Nel testamento del 27 aprile 1837, con il quale il Maestro nominava come erede universale il figlio Achille, dopo le disposizioni patrimoniali e la manifestazione delle sue volontà sul funerale e sulle messe in suffragio, Paganini dichiarava esplicitamente di voler lasciare il suo violino alla città di Genova perchè fosse perpetuamente conservato.
Ci volle però del tempo prima che la volontà del testatore fosse adempiuta. Achille era restio a cedere lo strumento e solo la ferma determinazione degli amministratori riuscì ad assicurarlo alla città.
La difficile storia della consegna è documentata da un complesso scambio di lettere intercorse fra il figlio di Paganini e i funzionari del Comune - a partire dagli anni immediatamente seguenti alla morte del Maestro fino al momento in cui lo strumento fu affidato alla Municipalità - conservate in originale o in copia presso l'Archivio Storico del Comune e riportate in parte nell'opuscolo di Angelo Boscassi sul violino di Paganini.
La prima lettera risale al 3 ottobre 1845 quando i Sindaci di Ge nova Marchese Pallavicini e Avvocato Morro scrivono al Barone AcIlille. Evidentemente preoccupati per il ritardo con il quale si dava esito al testamento, lo sollecitano a rispettare la volontà del genitore, che con il suo dono aveva voluto dimostrare in maniera concretamente tangibile la sua riconoscenza alla terra natale.
Tra i cittadini, che per insolita perizia divennero celebri e la cui memoria particolarmente cara alla patria - essi scrivono - vi è il Barone Niccolò Paganini, che con un atto di ultima volontà lasciò alla città di Genova lo strumento per il quale egli fu famoso. Essi sono certi che il Barone Achille non vorrà contravvenire all'ultima volontà del padre, degradando la patria del pegno dell'amore che suo figlio porta per lei.
Il Barone non era però seriamente intenzionato a mantenere le sue promesse perchè l'11 novembre dello stesso anno i Sindaci sono costretti a riscrivergli. Essi lo pregano di ultimare il suo impegno prima della scadenza del loro sindacato, in quanto vorrebbero arrivare alla conclusione della pratica per riferirne nelle previste riunioni del Corpo Civico.
La cortese sollecitazione dei Sindaci non ha però effetto perché il Barone Paganini prende ancora tempo.
Solo due anni dopo, probabilmente mosso dalla necessità di trovare una soluzione alla questione ormai annosa, si decide a scrivere al Sindaco di Genova Marchese Pantaleo Giustiniani, esprimendogli le sue perplessità circa la collocazione, che il violino avrebbe dovuto avere una volta consegnato alla città.
Egli dice di aver dato incarico al Professore d'ornato dell'Accademia Ligustica Canzio di eseguire una cassetta o custodia di cristallo per lo strumento. il Professore non aveva però potuto adempiere all'incombenza, in quanto non sapeva dove l'oggetto sarebbe stato posto. Riteneva quindi opportuno fornirgli delucidazioni dettagliate sul luogo che il violino avrebbe dovuto occupare per adattare la custodia al sito.
La lettera venne presentata al Consiglio dei Ragionieri nell'adunanza del 27 ottobre 1847, come è specificato in nota alla copia della stessa, al fine di rassicurare il Barone, evidentemente non troppo convinto di affidare al Municipio il prezioso ricordo del padre, senza precise garanzie.
La risposta del Sindaco è del 4 novembre 1847. In essa il Sindaco ringraziava il Barone per la sua disponibilità a consegnare il dono e, anche a nome del Consiglio dei Ragionieri, gli comunicava che la città avrebbe provveduto ad una decorosa sistemazione dello stesso in una delle sale del Corpo Civico.
Frattanto il violino era stato depositato dagli esecutori testamentari di Paganini G.B. Giordano, Lazzaro Rebizzo e Pietro Torrigi presso Luigi Bartolomeo Migone, consigliere comunale, definito da Angelo Boscassi persona notoriamente responsabile e di acclamatissima probità.
A quest'ultimo, in data 29 novembre 1850 - non avendo evidentemente Achille Paganini dato alcun effetto ai sui propositi, malgrado le assicurazioni ricevute - si rivolge il Sindaco per ottenere l'esecuzione del legato testamentario.
La risposta del Sindaco arriva subito dopo in data 2 dicembre 1850, ma non conclude la vicenda. Il consigliere informa infatti il Sindaco che lo strumento si trova in deposito presso di lui, ma è sotto chiave. La chiave è nelle mani del Signor Barone Paganini figlio, al quale egli ha dato comunicazione della richiesta e dal quale ha avuto in risposta l'assicurazione di voler consegnare quanto prima il violino.
Poco dopo Achille fa ancora un estremo tentativo per evitare la consegna. Scrive una lunga lettera al Sindaco, scusandosi per il ritardo nell'effettuare la disposizione testamentaria paterna: circostanze indipendenti dalla sua volontà gli hanno impedito di compiere il suo dovere. Nell'affidare il violino alla città egli pensa che il padre, oltre che fare un atto di affetto alla sua patria, intendesse lasciare un durevole ricordo di sè. Il che sarebbe impossibile con il dono del violino, strumento facile a deteriorarsi se non si hanno cure grandissime, che richiedono molte spese. Egli pensa perciò di sostituire il violino con un busto colossale in marmo, opera stupenda dello scultore Varni, che rappresenta il padre e che potrebbe rimanere durevolmente a perpetuo ricordo.
In realtà il busto di marmo non avrebbe potuto in alcun modo prendere il posto del violino, anzi la sua sostituzione avrebbe contraddetto la volontà del testatore: affidando il violino prediletto alla città, Paganini probabilmente intendeva non solo di sopravvivere nel ricordo, ma di lasciare una testimonianza perenne del suo amore per la musica, alla quale aveva consacrato la sua vita.
La Municipalità comunque rimase ferma sulle sue posizioni e ciò valse ad indurre il Barone a prendere la decisione risolutiva. In una lettera al Sindaco, pur confermando l'opinione precedente sull'opportunità del cambio, chiede indicazioni circa la data della consegna.
La Municipalità vuole però che l'operazione si svolga con tutte le garanzie del caso, onde trasmettere alla posterità senza ombra di dubbio la preziosa eredità di Paganini.
Nella lettera del 15 giugno 1851 Achille Paganini si premura di informare il Podestà sulla possibilità di accertare, con testimonianze dirette l'identità del violino. La maggior parte di coloro che avrebbero potuto farlo erano morti, salvo l'avvocato Germi, amico di Paganini fin dalla gioventù, ed il liutaio Vuillaume, entrambi assenti da Genova.
L'unica soluzione sarebbe stata quella di stendere un atto notarile, recante una dichiarazione sottoscritta dallo stesso figlio Paganini. Dopo una formalità così legale e sacra nessuno avrebbe più potuto mettere in dubbio che il violino non fosse veramente quello legato da Paganini alla città.
Il Sindaco Profumo, in data 28 giugno 1851, ringrazia il Barone per aver accettato di risolvere la questione, con grande soddisfazione della città, fiera del dono del suo grande figlio.
Ad evitare malvage insinuazioni sulla identità del violino egli ha predisposto una minuta di contratto, che acclude alla lettera, in cui vengono indicati i termini generali dell'atto di consegna. Per più dettagliate precisazioni il Barone avrebbe potuto rivolgersi al consigliere Bixio, incaricato di regolare definitivamente la minuta.
Contemporaneamente il Sindaco
scrive al consigliere Bixio, informandolo della lettera da lui inviata
al Barone Paganini e pregandolo di occuparsi della pratica, per assicurare
in maniera inoppugnabile l'identità dello strumento.
Il 30 giugno 1851 Achille Paganini
conferma al Sindaco che
prenderà accordi con l'incaricato
Bixio per dare piena esecuzione
all'atto di consegna e questa volta
non fu soltanto una promessa.
L'operazione di consegna
ebbe luogo il 14 luglio 1851 alle ore 7
pomeridiane nel salotto della
casa di L. B. Migone, in salita Cappuccini
fuori la porta dell'Acquasola.
Per garantirne l'identità Achille fa mettere a verbale una sua dichiarazione in cui conferma che il violino consegnato è quello di cui il padre faceva costantemente uso. Anche Migone attesta che lo strumento è lo stesso che gli era stato dato in custodia.
A lui si uniscono Giovanni Serra, Direttore dell'orchestra civica e Filippo Bolognesi, esperto in liuteria, che ribadiscono che è quello su cui videro costantemente suonare Niccolò Paganini quando era in vita. Al sigillo di Paganini ne viene aggiunto un altro con lo stemma della città e con annessa una cartolina con le firme di tutte le parti e dei testimoni:
AS.
Che il Municipio non avendo ancora
stabile stanza per potervi destinare un sito ove inamovibilmente,
e decorosamente collocarlo a perpetuità siccome era giusto e dal
signor Barone Achille ragionevolmente bramavasi, non siasi così
presto potuto venire alla consegna del legato strumento.
Che per altro volendo esso Barone
Achille che la identità fosse intanto garantita, e non potesse mai
più dubitarsene, ne scelse depositario il signor Luigi Bartolomeo
Migone, allora Decurione di Città ed inoggi Consigliere municipale,
persona notoriamente responsabile e di acclamatissima probità, e
perciò dopo aver apposto sul detto strumento un nastro di color
verde con sigillo portante l'arma Paganini, fu almedesimo signor Migone
consegnato e riposto in un guardaroba od armadiodi cui il signor Barone
Achille ritirò la chiave, e la quale chiavesi è finora da
esso conservata come tuttavia si conserva.
Che in oggi avendo il Consiglio
Comunale con sua deliberazione del sette giugno ultimo scorso, commesso
al Consiglio Delegato di stabilire in questo Palazzo l'ove ed il come detto
preziosissimo violino sarà deposto e custodito e persuaso esso signor
Barone Achille che il
tutto verrà da esso Consiglio
fatto con quella esattezza e decenza che si conviene e di che esterna qui
il suo vivissimo desiderio: quindi è che costituitisi nanti di me
detto Regio Notaro e degli infrascritti testimoni:
avv. Antonio Caveri del fu
Cesare - avv. Nicolò Federici del fu Gio. Battista - marchese Domenico
Doria Pamphili del fu Don Luigi
Gio. Andrea - avv. Nicolò
Magioncalda del vivente signor cavaliere Francesco e professore Giovanni
Ansaldo del fu Giambattista, tutti nativi di questa Città, ivi domiciliati
ed abitanti, membri del Consiglio, delegati dal Municipio e con essi il
signor Domenico Vernengo fu Gerolamo nativo di questa Città ivi
domiciliato e dimorante, vice Segretario del Municipio medesimo.
I quali tutti hanno dichiarato
in ciò che a ciascuno si concerne, vere le promesse cose e quelle
hanno ridotto, siccome riducono in parte dispositiva del presente contratto.
Successivamente il signor Barone Achille ha presentato la chiave del guardaroba od armadio ove fu chiuso il legato violino ed apertosi si è ivi effettivamente trovato il violino medesimo, che si è riconosciuto alla presenza delle parti e dei testimoni, portare esso un nastro color verde con sigillo intatto, e rappresentare lo stemma Paganini: sigillo che si è lasciato tal quale fu trovato essendovisi aggiunto un altro portante quello della Città, con annessa cartolina portante la firma di tutte le parti e testimoni.
E poscia esso barone Achille ne
ha fatto la reale consegna nelle mani del signor Sindaco che lo ha ritirato
ed al medesimo signor barone Achille ne ha dato e di finale quitanza. Il
prelodato signor Barone Achille per un tratto di sua delicatezza ha voluto
aggiungere la seguente dichiarazione:
il signor barone Achille Paganini
attesta che l'ora consegnato violino è positivamente il prediletto
del chiarissimo violinista e del quale costantemente faceva uso.Il signor
Luigi Bartolomeo Migone attesta del pari essere il detto violino quello
stesso che a lui venne consegnato, nel modo per altro detto sopra.
I signori Giovanni Serra del fu Gio. Battista, nato, domiciliato ed abitante in Genova, attualmente direttore dell'orchestra civica, e da lunghissimo tempo direttore dell'orchestra teatrale, ed il signor Filippo Bolognesi del fu Giuseppe, nato, domiciliato ed abitante pure in Genova, professore di musica ed espertissimo in fatto di strumenti armonici che intervengono al presente atto in qualità di testimoni dichiarano anch'essi ed attestano conoscere il detto strumento per quello su cui costantemente videro suonare, quando viveva il barone Nicola Paganini e ciò per aver moltissime volte esaminato ed avuto in mano il violino medesimo.
Dichiarando però il signor
Serra di fare attestazione per quanto possa ricordarsene dopo il periodo
di tempo decorso.
Del che richiesto io notaro ho
rogato quest'atto, letto, spiegato e pronunziato a chiara intelligenza
delle parti ed alla presenza dei signori: avv. Cesare Leopoldo Bixio del
fu signor Felice e Vincenzo Migone di Domenico, ambi nati a Genova, ivi
domiciliati ed abitanti, il primo
strada Carlo Alberto; il secondo
piazza Colombo, testimoni noti idonei richiesti e sottoscritti assieme
alle dette parti e me Notaro.
Firmati all'originale: A.
Profumo - Antonio Caveri - N. Federici -
Domenico Doria - Nicolò
Mangiocalda - G. Ansaldo - Vernengo Dom.,Vice Segr.-
Barone Achille Paganini -
Luigi Bart. Migone - Giovanni Serra -
Filippo Bolognesi - Cesare Leopoldo
Bixio T. - Vincenzo MigoneT.
Giacomo Borsotto, Notaio
Scritto di mano e carattere del
signor Francesco Podestà persona di mia confidenza, consiste in
due fogli di carta bollata e facciate cinque di scrittura
più la presente.
Firmato: Giacomo Borsotto,
Notaio
La notizia dell'avvenuta consegna
- commenta nel 1909 Angelo Boscassi nella sua monografia sul violino -
ebbe immediata e vasta risonanza tanto che all'Amministrazione della città
poco dopo, il 20 aprile 1852, pervenne un gradito dono: la miniatura del
pittore Paolo Pommayrac, che lo stesso Paganini, in una lettera all'autore,
lodandone la somiglianza, aveva definito il vero mio ritratto.
L'autografo paganiniano si aggiunse
al dono.
Il plauso generale, che accompagnò
l'avvenimento, indicava che si era compreso che era accaduto un fatto eccezionale:
l'inizio della storia di un rapporto tra una città ed un violino,
simbolo di arte immortale.