Restauri per la conservazione
I primi interventi sul violino si limitarono a sostituzioni di corde, fatte eseguire da violinisti affidabili, come risulta dai verbali presso l'Archivio Storico del Comune.
Il 16 aprile 1894 sono sostituite le corde rotte per le variazioni di temperatura. L'operazione è eseguita dal Maestro di musica Carlo Moresco a cui il Sindaco aveva chiesto di visitare il violino da due anni non più suonato.
Il 24 settembre 1896 viene di nuovo aperta l'urna per sostituire due corde rotte. In quell'occasione il violino è suonato da Leandro Campananari.
Il 14 marzo 1890 è il violinista Enrico La Rosa, che per due ore suona, dopo aver rimesso allo strumento due corde.
Tali frequenti sostituzioni possono essere spiegate in relazione al fatto, come ha osservato il Maestro Scrollavezza, che le corde applicate allo strumento erano troppo tese e quindi facilmente soggette a saltare.
Ben presto però si diffusero voci allarmanti: la salute del violino era gravemente compromessa dalla presenza del tarlo il peggior nemico degli strumenti musicali.
Il 31luglio 1907 il Caffaro riporta la notizia, confermata sullo stesso giornale il 2 agosto, che nella cassa del violino era stata riscontrata traccia del pericoloso insetto.
In occasione del concerto di Kocian, come scrive l'avvocato Giuseppe Scolari, il liutaio Leandro Bisiach ebbe infatti modo di vedere il violino e di denunciare il guasto .
Nella polemica era intervenuto anche Boscassi, che il 17 luglio aveva risposto all'articolo "Il violino di Paganini è in pericolo"?, pubblicato sul Corriere di Genova. L'ispettore del Patrimonio artistico sosteneva che il violino non era punto tarlato, ne che vi era alcun timore che andasse deteriorandosi.
La smentita non aveva però avuto alcun effetto perchè all'articolo del 2 agosto del Caffaro se ne aggiunse un altro il 4 agosto sul Secolo, gazzetta di Milano, dal titolo: il violino di Paganini e la fatale opera del tempo.
Molti liutai misero a disposizione la loro competenza dichiarandosi pronti a curare l'illustre malato. Antonio Monzino, del Premiato stabilimento strumentale, da Milano il 10 agosto scrive una lunga lettera, offrendosi di riparare i danni per l'interesse artistico o meglio per l'amore dell'arte, perchè sebbene non siamo genovesi, quindi non possessori di un tale tesoro, saremmo spiacentissimi. che questo per la fatale opera del tempo e più ancora per la sua trascurata conservazione andasse fra pochi anni perduto.
Scrissero al Comune anche Bauman dall'Austria, Egidio Rosato da Piacenza e il 5 agosto Giuseppe Bolla da Milano e Giuseppe Fiorini da Monaco. Quest'ultimo sosteneva che gli strumenti del Guarnieri nonchè quelli di Stradivari non sono facilmente soggetti a tarli, avendo questi insigni maestri sempre preferito materiali di taglio invernali che non li produce. L'insetto avrebbe però potuto svilupparsi negli zoccoli e nella controfascia del sostegno della campana di cristallo.
A dissipare ogni dubbio la Giunta l'1 agosto nominò una Commissione composta dai Signori Alberto Issel, Umberto Villa, G. B. Polleri, Enrico Rocca, con l'incarico di accertare l'effettivo stato del violino.
La Commissione, sotto la presidenza dell'assessore Poggi, procedette ad un minuzioso esame e, nella relazione dell'8 agosto, escluse in modo assoluto l'esistenza di qualsiasi traccia di tarlo. Stabilì però di sostituire lo zoccolo, che sosteneva la campana di cristallo, con legno di cipresso, essendo questo un naturale disinfettante.
Venne approvata anche la proposta dell'assessore Poggi di sottoporre annualmente il violino ad una visita collegiale allo scopo di controllarne regolarmente le condizioni. Si decise infine di far suonare il violino almeno due volte all'anno, ritenendo che l'uso avrebbe giovato alla conservazione dello strumento.
Le preoccupazioni per la buona salute dello strumento si ripresentarono nel 1914.
Si era infatti di nuovo diffusa la diceria della comparsa del tarlo.
Anche questa volta molti liutai si affrettarono a scrivere al Comune: Swoboda Rezso da Budapest, Amalia Krichner da Verzecs (consigliava di mettere del petrolio nel violino là dove appariva l'insetto), Egisto Brogioni da Roma, John Hall da Berwich.
Sul Caffaro l'11 maggio 1914 era comparsa un'intervista in cui il Signor Vecsey diceva che il violino doveva essere suonato più frequentemente e non lasciato in balia del tarlo.
La Giunta smentiva la notizia della presenza dell'insetto e sosteneva che sia il giudizio emesso nel 1907 da parte di una commissione di competenti, sia recenti analisi confermavano che il violino si trovava in ottimo stato.
Della salute del violino non si hanno più notizie precise fino al 1937 anche se è possibile pensare che il liutaio Cesare Candi avesse accudito il violino, sia pure saltuariamente, durante quel lungo periodo come risulta da posteriori testimonianze.
Nel decreto del Podestà del 1937 veniva conferito a Cesare Candi l'incarico di restaurare il violino, in quanto persona conosciuta per la sua competenza in materia, che già in passato era intervenuta sullo strumento.
Nello stesso decreto si raccomandava che le operazioni fossero eseguite a regola d'arte e in modo da non alterare i pregi del prezioso violino, prendendo ogni precauzione per sorvegliare il procedere delle operazioni.
Fu ancora Candi che, durante la guerra, constatò lo stato di conservazione del violino, nella sede della Cassa di Risparmio di Lucca insieme a quello di Sivori, l'11 giugno 1943, riferendo al Podestà l'esito soddisfacente della sua visita agli strumenti, bisognosi soltanto di una lieve pulitura.
Sempre a Candi toccò l'onore, ma anche la responsabilità di seguire le sorti dei violini nei drammatici trasferimenti nei ricoveri antiaerei.
Dopo la guerra i controlli di Candi continuarono, come si apprende dalla comunicazione del Direttore dell'Ufficio Belle Arti e Storia all'assessore competente, in cui viene spiegato come il violino sarebbe stato sottoposto ad una pulizia e ad una temporanea ricollocazione nell'astuccio, per introdurre nella vetrina accorgimenti utili all'aereazione dell'interno della custodia.
Sul violino erano, infatti comparse delle muffe, che si pensava fossero attribuibili al sudore dell'ultimo esecutore, come Candi aveva presunto. Per tali ragioni il violino sarebbe stato esaminato dallo stesso Candi e da Montani
Il 30 settembre 1947, per la sua scomparsa, l'assessore Carla Mazzarello scriveva alla famiglia Candi: rimarrà nel cuore di tutti coloro che lo hanno seguito e ammirato nell'arte della liuteria. Particolarmente, soggiunge, sarà ricordato dagli Amministratori del Comune che per oltre mezzo secolo hanno affidato alla sua perizia il prezioso strumento.
A Candi successe il liutaio Paolo De Barbieri, suo allievo, che il 24 ottobre 1947 fu incaricato della sorveglianza del violino, su indicazione dell'assessore delle Belle Arti.
Il 5 febbraio 1949 si riunì l'apposita Commissione per l'assegnazione del liutaio per le periodiche revisioni al violino, che esaminò i dossier presentati dai liutai Lorenzo Bellafontana, Paolo De Barbieri, Giuseppe Lecchi.
L'incarico di prendersi cura dei
violini fu affidato a Lecchi, che poco dopo, in seguito ad una delibera
della Giunta, provvide ai lavori di restauro degli stessi.
Nella dichiarazione del 9 marzo
1949 lo stesso Lecchi riferisce sugli interventi da lui compiuti sul violino,
precisando che si trattava di opere di restauro che non avevano mutato
le caratteristiche e la sonorità dello strumento.
Il restauro di Lecchi dovette essere
molto pregevole se il violinista Aldo Ferraresi espresse vivo compiacimento
per l'opera del liutaio: L'insigne concertista - è scritto nel verbale
di apertura del 2 settembre 1950 - elogia vivamente l'opera del liutaio
Signor Lecchi, alla cui cura si deve se il preziosissimo strumento oggi
si trova ancora in ottime condizioni.
Nel 1979, dopo la scomparsa di Bellafontana,
la cura del violino venne affidata al liutaio Bondanelli, nominato liutaio
provvisorio in data 1 ottobre 1979, con provvedimento del Sindaco.
L'8 febbraio 1980 la commissione
di esperti propose la nomina del liutaio Sesto Rocchi. L'incarico gli fu
rinnovato negli anni successivi, coadiuvato da Mario Lazzarini.
Nel verbale del 28 gennaio 1986,
presso le Pubbliche Relazioni, la Commissione di esperti discusse con particolare
impegno sulle condizioni del violino. Venuta a conoscenza della lettera
che il Ministro Spadolini aveva inviato al Sindaco, in cui manifestava
le preoccupazioni espressegli dal Maestro Accardo in merito alla sorte
del preziosissimo violino, la Commissione sollecita il liutaio Rocchi a
dire le sue opinioni, con l'intenzione di farle proprie.
Rocchi dichiara che il violino
va accudito con particolare cura, trattandosi di un cimelio, che va conservato
nella sua originalità.
PR.
……..la cassa armonica è in
forma perfetta. Apportare modifiche al manico originale sarebbe una profanazione
dell'arte, perchè non si tratta solo di un violino da concerto,
ma di un cimelio. Esso, inoltre, è uno dei pochi Guarnieri ancora
con il manico originale. Togliere l'incrostazione della vernice è
possibile con estrema difficoltà e pericolosità per la tenera
composizione della vernice originale. L'unica cosa doverosa è la
sostituzione dei piroli che è una normalità negli strumenti
a corda.
Il 10 febbraio 1987 l'argomento
viene riproposto. Nell'occasione lo stesso Sindaco, con il pro-Sindaco
Gamalero e l'assessore al Turismo e Spettacolo Fabbri intervennero ai lavori
della Commissione.
Rocchi ribadiva la sua posizione:
il violino non ha bisogno di grossi restauri, tanto più che è
stato suonato da Accardo a Edimburgo, da Ughi a Roma, da De Barbieri a
Lugano. Sia Kogan che Gulli lo hanno trovato in buono stato. Anzi Gulli
siè espresso in maniera lusinghiera:
Aver ritrovato il violino di Paganini
guarito da Lei è stato per me una delle grandissime soddisfazioni
della mia vita di musicista.
Alle parole di Rocchi si aggiunge
il parere di Enrico Costa, contrario ad ogni restauro: non ci sarà
liutaio, anche il più grande che esiste, che dia garanzia che dopo
eventuali restauri il violino suonerà meglio.
C'è sempre l'incognita del
come sarà dopo. E' un punto interrogativo E' meglio lasciarlo com'è.
Il 5 aprile 1987 Rocchi esegue
un esame endoscopico. L'esame è svolto pubblicamente davanti alle
telecamere di Rai Tre, per mezzo di una sofisticatissima apparecchiatura,
messa a disposizione dall'Alitalia, e viene videoregistrato. A seguito
dell'indagine il 23 maggio 1987 vi è la perizia ufficiale di Rocchi
sullo stato di salute del violino, che conferma quanto aveva già
sostenuto, aggiungendo particolari tecnici, che riguardano i restauri precedenti
e ipotizzano futuri interventi.
MR.
Stato di salute del violino di
"Nicolò Paganini" al 23/5/1987
I risultati delle fotocopie eseguite
dai tecnici dell'Alitalia, hanno comprovato quanto noi abbiamo molte volte
e tenacemente affermato: il violino di Paganini è sanissimo!
Ho personalmente osservato l'interno
della cassa armonica ed ho rilevato il restauro con legno nuovo, che il
Liutaio Candi sostituì nel 1937 e precisamente i due blocchetti
principali della cassa armonica. Sosituì il blocchetto in alto dove
poggia l'innesto del manico, più grande del normale, ed è
un bene per la maggior tenuta allo sforzo della pressione che deve sostenere.
Il blocchetto in basso, ove viene fissato il bottone di attacco alla cordiera,
è di misura giusta.
La catena è stata pure sostituita
così come alcuni tratti delle controfascie. Non ho riscontrato segni
che diano per, ora dubbi di alterazione di alcun genere. La cassa armonica
all'esterno ha segni di effrazioni derivanti dal lungo uso fattone da Paganini
con i suoi mirabolanti Capricci!
La vernice dello strumento non
ha alcun ritocco. Ha una incrostazione di pece sotto il ponticello, che
si potrebbe eventualmente togliere se questo violino fosse proprietà
privata ma, del caso del violino di Paganini, non lo farei. A mio parere
cambierei i piroli che si sono molto infossati, tanto quelli attuali non
sono nè vecchi nè antichi.
L'anima e il ponticello, sono i
due elementi che più frequentemente vanno sostituiti quando sia
ragioni di acustica che di logoramento oppure esigenze violinistiche lo
esigano.
Sesto Rocchi.
Con tali cure la città
ottempera al legato del donatore, che auspicava per il suo Violino una
assidua attenzione: un violino, piccolo oggetto di fragile fattura,ma capace
di far vibrare l'anima!