IL WWF E IL COMITATO POPOLARE “MONTEBELLUNA ATTIVA” DICONO: “NO ALL’INCENERITORE!”

 

Da due anni a questa parte a Montebelluna si parla con insistenza di inceneritore, il Comitato Montebelluna Attiva e le associazioni ambientaliste (WWF e Legambiente) si oppongono per una serie di motivi ampiamente documentati che si illustrano di seguito.

Montebelluna ospita già due discariche che da 18 anni ricevono montagne di rifiuti, spesso provenienti da tutta la regione. Perciò il Consorzio Treviso Tre, l’ente che gestisce i rifiuti della zona, aveva deliberato che in questo comune non fossero più previsti impianti di smaltimento di alcun genere. Per questo a nessuno sarebbe venuto in mente di progettare un inceneritore a Montebelluna, se l’assessore all’ecologia non avesse provveduto a lanciare l’idea e a promuoverla in tutte le maniere, al punto che la Provincia ha recentemente avanzato l’ipotesi di utilizzare il futuro impianto per tutti i rifiuti provenienti dalla provincia di Treviso e da quella di Belluno.

I motivi di preoccupazione che derivano dall’installazione di un inceneritore di qualunque tipo sono legati soprattutto alla tutela della salute dei cittadini che abitano nel raggio di alcuni chilometri, infatti questi impianti emettono nell’aria sostanze tossiche (diossine, furani, metalli pesanti ecc.) che sono cause di tumori e gravi malattie. Naturalmente queste conseguenze non si riscontrano immediatamente, ma si evidenziano nel corso degli anni, attraverso studi epidemiologici che evidenziano l’aumento dell’incidenza di particolari patologie, come per esempio il tumore delle parti molli che può essere causato dalle diossine. Non trascurabili sono anche gli effetti sul degrado del territorio (traffico di camion, pericolo di esplosioni, ecc.) e sulla perdita di valore degli immobili ubicati nell’area circostante.

Ma nel caso particolare di Montebelluna si sono aggiunti altri gravi elementi di preoccupazione:

La tecnologiadella torcia al plasma, alla quale si vorrebbe ricorrere, non è mai stata applicata ai rifiuti solidi urbani. Esistono rari e piccoli impianti che trattano modeste quantità di rifiuti molto particolari, con risultati non sempre soddisfacenti.

Diversi esperti che si sono espressi in merito ritengono che l’applicazione ai rifiuti solidi urbani debba essere sottoposta a verifica sperimentale, in quanto la composizione di questo tipo di rifiuti è varia e non sempre prevedibile ed inoltre se ne devono essere trattare grandi quantità.

A Montebelluna, in pratica, si chiede ai cittadini di rivestire gli spiacevoli panni delle cavie, senza neppure garantire le necessarie cautele di un controllo scientifico indipendente.

La ditta con la quale il Comune di Montebelluna si è associato presenta credenziali davvero poco rassicuranti: è citata più volte nei documenti della Commissione Parlamentare sul ciclo dei Rifiuti (nei quali è messa in relazione con fatti e persone inquietanti), un consigliere di amministrazione di questa società è stato arrestato per truffa a Lugano (perché coinvolto nello scandalo che ha visto arrestati anche il giudice Verda, la moglie di quest’ultimo e il boss del contrabbando di sigarette Cuomo, oltre che altri personaggi di fama mafiosa), il presidente della stessa società è da indagato per disastro ambientale doloso nell’inchiesta del petrolchimico di Brindisi.

A rendere ancor più preoccupante tutta la vicenda si è aggiunto il fatto che lo statuto della società, costituita tra il Comune di Montebelluna e il socio privato, prevede che il controllo operativo dell’impianto sia esclusivamente in mano privata, mentre al comune rimangono solo cariche di rappresentanza e la maggioranza della responsabilità finanziaria. Inoltre il socio privato sarà il solo possibile fornitore della progettazione e nessuna decisione potrà essere assunta senza il suo assenso. L’accordo parasociale non prevede alcun controllo effettuato da terzi a tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente.

Inceneritore di Parigi che non applica assolutamente la torcia al plasma.

In evidenza le tre ciminiere scomparse dalle fotografie pubblicate a spese del Comune.

Particolare delle ciminiere scomparse, probabilmente nell’intento di trasmettere l’idea che non ci siano emissioniin aria

Nella pratica, l’impianto, essendo sperimentale, andrà incontro ad elevate probabilità di problemi di avvio e conduzione, ma se il socio privato non approverà l’esecuzione di frequenti controlli e, al limite, la chiusura, potrà succedere che la “sperimentazione” sulla pelle dei cittadini si possa protrarre per anni, prima di arrivare all’assunzione di eventuali provvedimenti, come già è accaduto a Verbania con un impianto simile per diversi aspetti.

Ad avvalorare queste preoccupazioni si è recentemente aggiunto il parere del difensore civico che nella sua relazione ha criticato le modalità procedurali adottate dal Comune di Montebelluna

Da parecchi mesi oramai il Comitato Popolare “Montebelluna Attiva” è impegnato a raccogliere informazioni, che purtroppo continuano a confermare la gravità dei motivi di preoccupazione che riguardano soprattutto la salute pubblica e ambientale, ma anche gli aspetti finanziari che potrebbero rivelarsi estremamente onerosi per il comune di Montebelluna.

Va detto infine che l’inceneritore non è la soluzione alternativa alla discarica, come molti pensano. In realtà sia l’uno sia l’altra sono false soluzioni di quello che è il vero problema: i rifiuti. L’unico modo di ridurlo è quello di ridurre i rifiuti, evitando inutili sprechi e ricorrendo a materiali e prodotti riutilizzabili, riparabili e riciclabili.

Va anche precisato che quando in tutto il Veneto si applicasse una buona (neppure ottima) differenziazione dei rifiuti, gli inceneritori già esistenti potrebbero trattare tutta la frazione secca prodotta, che col tempo potrebbe ulteriormente diminuire. In questa prospettiva diventerebbe inutile e addirittura uno spreco ricorrere alla costruzione di nuovi impianti.

L’appello ai politici diventa allora: preoccupatevi di incentivare al massimo la separazione e la riduzione dei rifiuti, aiutando i cittadini ad assumere comportamenti responsabili. Evitate invece di ricorrere ad operazioni di disinformazione, come quella pubblicata sul giornale “La Piazza”, dove, sulle pagine a pagamento del Comune, sono apparse fotografie contraffatte (dall’inceneritore di Parigi sono scomparse ben tre ciminiere! Vedi allegato), didascalie che lasciano intendere l’esistenza a Parigi di impianti al plasma che in realtà non esistono per niente e relazioni censurate.

Tagli e bugie non servono a far sparire rischi e pericoli, quello che serve invece è una netta inversione di tendenza che si fondi sullo sviluppo di un consapevole senso civile di ognuno.

Il Comitato organizza per l’8 giugno una pubblica assemblea nella quale qualificati esperti illustreranno i rischi derivanti da un inceneritore e le reali alternative (vedi volantino allegato).

Comitato Popolare

"Montebelluna Attiva"

WWF

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