Sperduto E Senza Meta
Milano, Dicembre 1999
Sperduto e senza meta
Vago nella mia anima,
Nella speranza di ritrovar
Ciò che ho perduto,
O di perdere
Ciò che non ho mai voluto.
Mari e monti,
Per annegare l’amore
E congelare il cuore,
Lasciando in pasto al gelo
L’insopportabilmente dolce ricordo
Di ciò che è stato
E che non sarà più.
Catene di rimorsi
E gioghi di rimpianti
Mi legano stretto alla guglia,
Ove già le gelide e sensuali
Dita della Morte
Mi carezzano le carni e l’anima,
Anticipandomi un sonno tranquillo e freddo,
Lungo tutta un’eternità.
Mai più la tua candida pelle,
Mai più le tue mani sottili,
Mai più le tue morbide labbra.
Nella tua assenza
Il mio sogno è ora il mio incubo;
Pelle di serpi è quella che mi carezza,
Ed artigli crudeli mi lacerano
La pelle e la sanità mentale,
Lasciandomi in un limbo
Di dolore e follia.
E le labbra son ora blu,
Fredde come un bacio vampiro,
Pronte a distrugger l’anima mia
In un’eternità lunga un bacio.
© 2000 by Matteo Fulgheri. Vietata la riproduzione non autorizzata per iscritto dall’autore.