Lo Strano incontro

Stavo camminando per la strada, era sera, era da un po’ che avevo la strana sensazione di essere da solo a camminare per le strade. Non passava una macchina e non c’era nemmeno un passante. Io però ero assorto nei miei pensieri, la vita mi andava piuttosto male, l’università non mi aveva ammesso agli ultimi tre esami e non riuscivo a trovare nessun lavoro, i miei genitori mi trattavano a pesci in faccia, sarei dovuto andare al militare, la tipa mi aveva fatto le corna e non mi rimaneva che mollarla. Avevo litigato con un paio di amici, e mi avviavo dopo una serata mediocre alla mia macchina per tornare a casa a lasciarmi morire, si fa per dire ovviamente. Fatto sta che vicino alla mia macchina c’era un ometto, sembrava uscito da un cartone, era basso con gli occhiali, vestito da sfigato e sembrava di costituzione infinitamente debole, aveva un naso impressionante: sia a patata che arcuato. Gli occhi dietro le lenti a fondo di bottiglia erano piccolissime capocchie di spillo, un monociglio soprastava quell’orrore, circondato da alcuni brufoli. Era ben vestito ma con uno stile che avrebbe fatto inorridire un cieco. Gli accostamenti cromatici erano odiosi e fastidiosi. Ma la cosa che mi colpiva di più era il suo atteggiamento altezzoso, era odioso come un punto dietro a lschiena che prude e non si può grattare. L’omuncolo reggeva in mano un piccola chiave, come quelle per aprire i portoni di casa, nulla di eccezionale, quello che però mi rese furioso era che la chiave era appoggiata alla portiera della mia macchina e un carinissimo trucciolo di vernice rossa si stava staccando. I miei occhi lampeggiarono di odio puro. Questi si esibì in una risatina che ancora oggi mi tormenta, nasale rauca e orribilmente odiosa. Già stavo per calare la mia ira su di lui quando mi chiamò per nome e si mise a ridere nuovamente: "Stupito? Eppure é incredibile che tu non mi abbia mai notato" io sgranai gli occhi e dissi: "Che cosa stai dicendo? E come fai a sapere il mio nome?" "Eh eh eh sei proprio stupido" "Cooosa?" La mia rabbia era oltre il limite umano ma lui continuò: "Hai presente che la scuola ti va male?" io annuivo incredulo "Ti ricordi che fin dalle elementari la tua maestra ti trattava male?" "Ma che centra?" "Beh sono stato io!" "Come sei stato tu?" "Si é colpa mia sono io che l’ho pagata perché ti odiasse." Io non sapevo cosa dire "E ti ricordi che il tuo primo amore alle elementari si é messa a ridere quando tu le hai chiesto di diventare la tua fidanzatina? Beh anche li sono stato io" "Ma cosa stai dicendo?" "Hai presente tutte le cose che ti sono andate male per tutta la vita? Beh sono stato io!" "Per cosa?" "Per tutto, é tutta colpa mia" "Mio dio non ci posso credere" "Ti ricordi quando la tua ragazza ti ha scaricato? Me la sono scopata io. E quando ti hanno rubato il tuo motorino che tu adoravi? Sempre io". La mia rabbia e il mio stupore erano talmente elevati che ero calmo come al centro del tornado. "I tuoi genitori si comportano male con te perché sono io che ho fatto in modo che succedesse, così come ho pagato i tuoi datori di lavoro per non prenderti e fatto in modo che i tuoi amici avessero cose migliori da fare e che ti tradissero. Dietro ogni inculata, dietro ogni sfiga non c’é stato il caso ma sono stato io sempre io per tutto quello che ti é andato male nella vita". Io parlai con la voce rotta dall’odio: "Perché te ne vieni fuori ora mentre mi righi la macchina a dirmi così?" "Per farti sapere che sono stato io a rovinarti la vita e per fare in modo che tu non mi possa fare niente" "Come niente" dissi io "Io ti ammazzo!". Lui mi fece vedere il dito medio in tutta la sua estensione, e poi cadde a terra morto. Arrivò l’ambulanza lo portarono via, nessuno riconobbe il cadavere e non aveva documenti con se, nessuno denunciò la sua scomparsa.
La cosa strana é che spesso mi ritrovo ad avere la spiacevole sensazione di sapere chi era veramente quell’omuncolo.

Me stesso.

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