la realta' e la profezia
" Io non credo che la società che ho descritto in 1984 arriverà
necessariamente, ma credo che qualcosa che le assomiglia potrebbe
arrivare". Così parlava Orwell a proposito della società da lui descritta
nel romanzo: è chiaro che egli non voleva che la sua utopia si realizzasse, ma
intendeva lanciare un messaggio contro gli abusi di potere manifestatisi molto
gravemente prima e durante la II Guerra Mondiale. Il libro sembra prevedere il
potere di condizionamento della società ad opera dei mass media, in particolare
della televisione. Così infatti si può leggere nell'opera: "I governi del
passato non avevano il potere e i mezzi di tenere i cittadini sotto una
sorveglianza costante e continua. L'invenzione della stampa, tuttavia, rese più
semplice il compito di manipolare l'opinione pubblica, e il cinematografo e la
radio perfezionarono non poco tale tecnica e ne accrebbero le possibilità. Con
l'invenzione e lo sviluppo della televisione e il progresso tecnico il
concetto di vita privata si poteva considerare del tutto scomparso. La
possibilità di ottenere non solo una totale ubbidienza alla volontà della
Stato, ma anche una completa uniformità di vedute su tutti gli argomenti,
esistette, da allora, per la prima volta." A mio avviso è giusto
considerare come effettivamente tale questo pericolo che proviene dai media, ma
va fatto prendendone coscienza per cercare di evitare e fare in modo che l'uomo
non perda la sua capacità di ragionare con la propria testa. Secondo alcuni
1984 è una meditazione rigorosa e profetica sugli esiti estremi del processo di
globalizzazione, che Orwell scorse già a metà del secolo. Winston Smith
"è l'uomo comune che cerca di sopravvivere alla massificazione da
tirannide, è l'ultima delle persone". Secondo Eco,invece, "il libro ha molto poco - anche se
questo poco è assai importante - di profetico. Almeno i tre quarti di quanto
racconta non è un'utopia negativa, è storia."