Daphinia

 

 

Dafnia (nome comune)

Daphnia (Nome scientifico) ne esistono varie specie

 

Phylum: atropodi

Classe: crostacei

Sottoclasse: fillopodi

 

Le Dafnie sono uno dei più antichi, simpatici e accattivanti cibi vivi che gli acquariofili abbiano mai usato. C'è addirittura chi le alleva per divertimento, non avendo il coraggio di sacrificarle per i propri pesci.

                 

Il loro allevamento può presentare, inizialmente, qualche piccolo problema dovuto all'inesperienza, ma quando avremo capito come allevarle, le colture non presenteranno grosse difficoltà, adattandosi a temperature e valori chimici estremi.
Ma cosa sono le dafnie? Si tratta di piccoli esserini, detti anche pulci d'acqua, che non sono altro che crostacei bivalvi con 2 zampine atte al nuoto, alcune hanno la capacita di richiudersi tra le proprie valve insieme alle loro zampette in caso di attacco, ma le più comuni hanno perso questa capacità. Ho letto dell'esistenza di più varietà, quella giapponese, più piccola e sensisbile alle basse temperature, e alcuni ceppi provenienti dalla Polonia estremamente adattabile, resistente a temperature tra i gli 0 e i 35 gradi. Tuttavia conta relativamente la varietà in vostro possesso: il comportamento di questi animaletti, quando abbiamo capito come devono essere trattati, è molto simile anche tra specie diverse.
La grandezza delle Dafnie varia tra i 0,1 - 0,5 mm dei piccoli, che quindi sono grandi quanto dei naupli di artemia, ai 1 - 5 mm degli adulti.
Per allevarle bisogna disporre di un recipiente di capacità variabile tra i due litri e i 100 milioni di litri. Scherzi a parte, è possibile accrescere e riprodurre le Dafnie in vaschette molto piccole, di pochi litri, ma in tal caso la difficoltà di allevamento; sopratutto nei primi tempi, in cui non avrete sufficiente esperienza, sono considerevoli. Se allevate per la prima volta in una vaschetta di meno di 5 litri, e la coltura non vi muore, potete considerarvi fortunati (oppure io sono stato un buon maestro). Allevandole in recipienti grandi, ad esempio un secchio di quelli usati per lavare a terra (ma in tal caso consiglio di prenderlo nuovo, per evitare tracce di detersivi, e pulirlo con un panno e con acqua per eliminare gli eventuali residui della lavorazione industriale), oppure una bacinella o secchio più grandi, o una fioriera, o quant'altro, avrete molte meno difficoltà, sia nella fase iniziale di avviamento della coltura, sia nei tempi successivi.
 

               

dafnie verdi, hanno la caratteristica di aggrapparsi sulle superfici (in questo caso un vaso di vetro) e non aver bisogno di grandi quantità di fitoplancton per essere mantenute in vita
 

L'acqua in cui tenere i piccoli crostacei può avere valori chimici tali che nella generalità dei casi qualsiasi acqua può andare bene. Ricordiamoci, però, come sempre, di usare acqua priva di cloro, ed inoltre evitiamo di usare acqua troppo tenera che non fa mai bene ai crostacei, in quanto rende difficile la formazione e la muta del loro guscio.
Ho tenuto le Dafnie nell'acqua di cambio dell'acquario, con GH=3, e stavano bene. Ma ho anche raggiunto valori di GH elevatissimi: infatti ho rabboccato molte volte circa il 50% dell'acqua del secchio, in cui le Dafnie vivevano, con acqua di rubinetto (GH=20), rendendo così l'acqua sempre più dura (di sicuro devo aver raggiunto un GH molto alto), e le Dafnie stavano altrettanto bene. I composti azotati sopportabili dalle Dafnie sono così elevati che non occorre misurarli praticamente mai: sopportano valori di ammonio/ammoniaca e nitriti e nitrati impensabili per dei pesci, senza subirne gravi conseguenze, se non la diminuzione dell'attività riproduttiva quando tali valori hanno raggiunto picchi estremi.
Dunque non occorre mai fare test all'acqua in cui dimorano le Dafnie.
Le temperature ambiente sono ideali per questi esserini, che tra l'altro vivono anche nei laghi e bacini nostrani non troppo inquinati e affollati da predatori alloctoni. Tra i 15 e i 30 gradi la loro riproduzione è massima. Ma anche al di sopra o al di sotto di questi valori la coltura non subirà alcuna perdita: possono svernare anche sotto uno strato di ghiaccio (per chi non lo sapesse, ciò è valido anche per i carassi), e al contrario temperature molto alte non fanno altro che accelerare il metabolismo di questi crostacei senza arrivare ad ucciderli; tutto entro certi limiti.

                 

Se teniamo la coltura in casa, occorre illuminarla con una luce artificiale. Anche se la luce è debole (su una vaschetta da 5 litri basta una 7W a risparmio energetico o una 20 W a incandescenza) non si può fare a meno di tale accorgimento. Molte fonti riportano che un'illuminazione di 24 ore su 24 sia benefica per la coltura, e probabilmente è vero nonostante ciò non corrisponda alle condizioni naturali. Le Dafnie, infatti, sono esserini fotosensibili; non tanto quanto le Artemie, ma lo sono. Essendo lievemente attratte dalla luce, tenderanno a radunarsi in direzione dei raggi luminosi anche se filtrati da una parete opaca, mentre al buio continuano la loro attività natatoria nei pressi del fondo, o sotto il pelo dell'acqua se illuminate da una fonte luminoso anche debole tipo la luna. Quindi tenerle sempre illuminate non fa altro che accelerare i loro ritmi, senza dar loro tregua.
Se invece teniamo la coltura fuori casa, la luce diurna farà egregiamente il suo lavoro. Ovviamente se la vaschetta sta in casa e la teniamo in una stanza molto luminosa, anche se non è proprio l'ideale, potremo eventualmente fare a meno dell'illuminazione, ma attenzione ai raggi solari diretti che, se colpiscono una vaschetta piccola, possono in breve far salire moltissimo la temperatura dell'acqua.
Inoltre se la vaschetta in cui alleviamo le Dafnie è inferiore ai 5 litri per intenderci, può essere utile una lievissima ossigenzione e movimento attraverso una pompa ad aria, che ossiderà i prodotti di rifiuto, e i prodotti in decomposizione che via via si formeranno nella coltura, favorendo un continuo prolificare di batteri ed organismi unicellulari utili per l'alimentazione dei nostri simpatici crostacei. Anche questa non è una regola, in quanto a seconda dei casi si può far a meno di questo accorgimento, ma di sicuro un po' di ossigenzione non può far male alla coltura. E' però importante non usare pietra porosa, bensì lasciare che il tubicino dell'areatore finisca liberamente in acqua, in quanto le bollicine di aria create dalla porosa possono attaccarsi ai corpicini dei crostacei ed impedire loro il nuoto. Inoltre il flusso d'aria deve essere ridottissimo per evitare troppa turbolenza: io strozzavo il tubicino dell'areatore piegandolo e legandolo con dello spago, così da ottenere circa una bolla di aria al secondo per una vaschetta da 5 litri.
Resta l'ultimo punto da esaminare, e che secondo me è il più delicato nell'allevare le Dafnie, e cioè l'alimentazione.
Questo parametro è critico non tanto perchè le Dafnie siano delicate di stomaco (conosco chi le alleva dando loro da mangiare la cacca del suo coniglio!), ma perchè, se non individuiamo bene la dose di cibo da fornire, rischiamo di intossicarle e far collassare la coltura o al contrario, come succede spesso, di farle morire di fame perchè molto fameliche. Io, esagerando col cibo, ho ucciso due colture prima di aver finalmente successo.
Le Dafnie sono animali filtratori, cioè mangiano tutto ciò che sia a portata della loro bocca: si dice che mangino tutto ciò che è compreso tra i 5 e i 50 micron. Esse pertanto possono essere alimentate con i più svariati alimenti, talmente tanti che non vale neanche la pena di citarli. Spesso muoiono di fame se si utilizza acqua con pochi microorganismi, come l'acqua dei nostri acquari, meglio acqua dove ci siano sostanze organiche in decomposizione come foglie morte o insalata marcia, meglio ancora acqua verde pullulante di fitoplancton. Ciò che è importante capire, è che qualsiasi alimento si fornisca alla coltura, se non viene mangiato direttamente, si decomporrà grazie all'azione dei batteri che a loro volta verranno mangiati dalle Dafnie. Pertanto non è necessario usare soltanto cibi liquidi o di piccole dimensioni come le farine o i lieviti, ma si possono fornire anche frutta o verdura (o cacche di coniglio!) o un piccolo pezzettino di carne che alzerà i nitriti aumentando il ploriferare di alghe unicellulari o loro spore; ed esse fungeranno perfettamente allo scopo.
Comunque, anche se ciò che ho appena affermato è vero, bisogna considerare che se alimentiamo le nostre Dafnie con cibi diversi, otterrremo necessariamente risultati diversi.
L'alimento in assoluto più usato è il lievito di birra. Ma attenzione: il lievito di birra è difficilmente dosabile, ed è con esso che ho intossicato le mie prime due colture.
Per determinare esattamente il quantitativo ideale di lievito di birra che può essere somministrato in acqua per consentire alle Dafnie di nutrirsi senza ucciderle, io ho elaborato, a forza di tentativi e fallimenti, un metodo esatto.
Basta miscelare acqua e latte in ragione di 4 goccie di latte intero per litro d'acqua, che si otterrà una soluzione la cui torbidità è la massima che può essere raggiunta dall'acqua delle Dafnie. In tal modo possiamo determinare esattamente la massima torbidità che può raggiungere la coltura, a causa del lievito, senza collassare.
Precisiamo: supponiamo di tenere le Dafnie in una vaschetta da 5 litri. L'acqua è limpida, ed è venuto il momento di somministrare del cibo, lievito. Quanto possiamo darne, senza correre il rischio di esagerare?
Esempio: prendiamo una bottiglia di plastica di un litro e mezzo. La riempiamo con acqua qualunque, e aggiungiamo latte in ragione di 4 gocce per litro, dunque aggiungiamo 6 gocce. L'acqua si colorerà un pochino di bianco. Questa è la massima torbidità che l'acqua deve raggiungere, tramite l'aggiunta di lievito di birra. Pertanto a questo punto cominceremo ad aggiungere lievito alla vaschetta con le Dafnie. Anche l'acqua di coltura comincerà a colorarsi. Dobbiamo fermarci prima di aver raggiunto la stessa torbidità dell'acqua nella bottiglia. Tutto qui.
Sottolineo che così arriviamo alla massima dose di lievito somministrabile, e ciò non vuol dire che dobbiamo arrivarci per forza. Anzi, è opportuno non arrivare e non avvicinarsi neanche a questo limite, mantenendo l'acqua molto meno torbida di quella determinata con il metodo del latte in acqua.
Altra regola importante nell'alimentazione delle Dafnie, che spesso viene trascurata, è che non bisogna dare cibo finchè tutto il precedente non sia stato consumato, e cioè finchè l'acqua non torna perfettamente limpida. Lo so, quando terremo le Dafnie per la prima volta, avremo di sicuro paura di affamarle, e saremo tentati di somministrare cibo prima che l'acqua torni del tutto limpida. Ma si commette un grave errore; in quanto il fatto che l'acqua non torni mai limpida causa un'eccesiva proliferazione batterica che a loro volta morendo in parte causano una forte sottrazione d'ossigeno (ambiente anaerobico) dannosa per le Dafnie.
Non abbiate paura di affamarle, io ho tenuto questi piccoli animaletti in cinque litri anche per venti giorni senza cibarli, a causa delle mie assenze da casa, e li ho ritrovati sani e forti. Avevo però avuto l'accortezza di lasciare pochi esemplari prima di smettere di cibarli per tanto tempo.

Nel secchio da 10 litri che tengo all'aperto, invece, sono rimaste senza che io le cibassi anche per più di un mese. Insomma: il miglior metodo per ammazzare le Dafnie è esagerare con il cibo. Invece se vorrete farle morire di fame, difficilmente in base alle mie esperienze avrete successo se nell'acqua sono presenti prodotti organici (meglio se vegetali) in decomposizione (vanno bene anche le stesse alghe che si formano col sole).
Ma il lievito non è l'unico alimento, di facile reperibilità, utilizzabile per le Dafnie. Il latte secondo me viene al secondo posto tra i cibi usati per le colture.
Purtroppo anche il latte può fare brutti scherzi se si esagera nel dosaggio. La massima torbidità che l'acqua può raggiungere, in questo caso, è la stessa del metodo sopradescritto. Ciò vuol dire che, partendo da acqua perfettamente limpida, la massima dose di latte che possiamo fornire alle Dafnie è di 4 gocce per litro d'acqua. Anche in questo caso, però, meglio non toccare questo limite, e fermarsi a due gocce per litro, sempre nell'ipotesi che l'acqua iniziale sia pulita.
Per inciso, a proposito dell'alimentazione, occorre dire che il cibo ideale per le Dafnie, come per molti altri animaletti acquatici filtratori, sono le alghe unicellulari. La mia opinione personale in proposito è che, poichè mantenere attiva una coltura di alghe unicellulari non è cosa semplice, il gioco non vale la candela. Cibando le Dafnie con le alghe otteniamo esemplari più grandi, in migliore salute, più prolifici, e con un tasso di mortalità inferiore, ed inoltre esse sono più facilemente dosabili di altri cibi. Ma perchè? Fondamentalmente per ottenere più individui! Ma allora, se questa è la nostra esigenza, basta semplicemente utilizzare dei recipienti più grossi e raggiungeremo così il nostro obbiettivo! Parlerò più diffusamente delle alghe uncellulari più avanti, ma soltanto per cultura generale e non perchè secondo me siano indispensabili come cibo per i cibi vivi.
Tra l'altro vi sono in vendita dei prodotti per alimentare gli invertebrati degli acquari marini, che non sono altro che un mix di alghe unicellulari, ad esempio il Verde & Vivo della .... che pertanto potranno essere somministrate alle Dafnie senza la necessità di produrle. E vi sono anche prodotti specifici per l'alimentazione dei Naupli di Artemia, il Microzell e Liquizell, che vanno benissimo anche per le Dafnie. Tuttavia, a mio avviso, il costo di questi prodotti, benchè essi possano essere di una qualche utilità, non ne giustifica l'acquisto, visto che volendo produrre più Dafnie basta aumentare la capienza delle colture.
In qualsiasi recipiente abbiamo deciso di allevare Dafnie, può essere di una qualche utilità introdurre nella coltura anche le lumachine acquatiche, quelle, per intenderci, onnipresenti negli acquari. Le lumachine mangeranno le alghe e i detriti del recipiente di coltura, e i loro rifiuti metabolici andranno in pasto ai batteri che nutriranno le Dafnie, come al solito.
Per controllare lo stato di salute delle Dafnie che allevate, occorre guardare tre elementi: il numero di uova presenti mediamente sugli esemplari, il tubo digerente, e il numero di piccoli rispetto agli adulti.
Gli esemplari che hanno più uova sul loro corpo, dovrebbero averne almeno sei o sette, anche se la media delle uova (escludendo i piccoli) può essere di tre o quattro.
Il tubo digerente deve essere scuro, indice che le Dafnie si stanno nutrendo, e non semitrasparente.
Infine i piccoli devono essere in numero almeno pari agli adulti, se non di più. Una coltura produttiva ha un numero di piccoli che supera cinque o sei volte quello degli adulti.
Le Dafnie, come la maggior parte dei cibi vivi, purtroppo, difficilmente si trovano presso i negozi di acquari. Ovviamente non escludo questa possibilità, tuttavia per trovarle dovrete fare un bel po' di ricerche. In alternativa per procurarvele dovete rivolgervi ad un appassionato che le abbia, o ad un'associazione, o dovete ordinarle on-line.
Ma c'è ancora un modo di approvvigionarvi di questi animaletti: prelevarli in natura. Come dicevo prima, infatti, le Dafnie sono nostrane, per cui basta sapere dove andare, e in quale periodo dell'anno, e prenderle a meno che la zona non sia un'area protetta, in cui ciò è vietato.
Prima di concludere, vorrei parlare dell'interessante ciclo riproduttivo delle Dafnie, che poi è lo stesso delle artemie e dei cyclops???. Finchè le condizioni dell'ambiente in cui si trovano le Dafnie (cibo, temperatura, valori chimici e quant'altro) sono gradevoli, da individui femmine nascono, senza il bisogno della presenza maschile, altre femmine. Pertanto, in buone condizioni della coltura, la popolazione di Dafnie sarà tutta femminile. Quando però le condizioni dell'acqua diventano meno favorevoli, a causa ad esempio della scarsezza di cibo, le femmine cominciano a generare alcuni individui maschi che serviranno per realizzare una riproduzione sessuata. Le uova prodotte non si schiuderanno immediatamente, ma resteranno inerti finchè le consizioni ambientali non saranno tornate nuovamente favorevoli.
Mi hanno confermato che se si tiene una coltura di Dafnie per molto tempo, e pian piano l'acqua di coltura evapora tutta (con sufficiente lentezza) uccidendo di conseguenza tutta la popolazione, aggiungendo nuovamente acqua la presenza di Dafnie tornerà nel recipiente come per magia.
Ciò ha permesso anche ad alcuni produttori di realizzare cisti di Dafnia pronte per la schiusa. Io non ho provato questo prodotto, ma lo trovo veramente interessantissimo perchè ritengo che ha gli stessi vantaggi delle cisti di Artemia, ma non ha gli svantaggi che normalmente si presentano per un acquariofilo d'acqua dolce, e cioè il problema del filtraggio. Inoltre con questo prodotto si possono realizzare colture di Dafnie in qualsiasi momento, colture che a mio avviso sono molto più semplici da gestire rispetto alle colture di Artemie.

                   
 

Riepilogando: le Dafnie vivono in qualsiasi acqua, a qualsiasi temperatura. L'areatore può essere utile ma non necessario. In casa vanno illuminate, anche se con poca intensità di luce. Bisogna somministrare cibo solo quando l'acqua è diventata perfettamente limpida, e non bisogna eccedere con la somministrazione altrimenti la coltura collassa. I cibi più semplici sono lievito, latte e qualsiasi cosa produca batteri. Più grande è il recipiente di coltura, più Dafnie otterremo, e più semplice sarà mantenerle, sopratutto all'inizio quando non abbiamo esperienza.

 

Autore: Luca Torre

Integrazioni e foto: autore del sito