Religiosità a Sesto...

La presenza della Chiesa

E' intorno all'anno mille che si può far risalire la nascita di alcuni conventi benedettini nei territori di Sesto, mentre la presenza dell'attuale chiesa parrocchiale è ancora più antica, ed è legata alla costituzione del centro storico del paese.

La tela sull'altare della chiesa parrocchiale di Sesto

Chiesa parrocchiale di S. Eustachio

E' dedicata a S. Eustachio, generale dell'esercito romano ai tempi dell'imperatore Traiano; martire, insieme alla famiglia, per essersi convertito al Cristianesimo.
L'aspetto attuale è dovuto ai restauri a cui fu sottoposta nel 1802. Dal punto di vista artistico non presenta nulla di notevole, fatta eccezione per un portello di stile gotico.
Ha subito alcuni furti: ricordiamo quello del 1881, che la privò di diversi calici d'argento risalenti al '500, e quello operato alla vigilia della Grande Guerra. I ladri entrarono per la portella ed asportatono due calici d'argento, una corona d'argento della Madonna del Rosario, una spada d'argento della Madonna Addolorata, un incensiere d'argento e dell'oro che ricopriva le statue di San Rocco e S. Antonio. Furono però arrestati a Napoli, nella piazza di Capodichino con la refurtiva in buona parte rovinata. L'arciprete Don Ilario Santilli recatosi nel capoluogo campano, insieme al sindaco pro-tempore, vendette gli oggetti rotti e col ricavato comprò una croce della confraternita, un ostensorio e un calice.
I lampadari presenti fino a qualche anno fa, furono comprati dall'arciprete Di Tommaso col ricavato della vendita di una lampada d'argento; costarono all'epoca la considerevole somma di sessanta lire.

L'interno della chiesa parrocchiale di Sesto

S. Eustachio

Non se ne hanno notizie certe ma se ne tramanda, attraverso varie leggende, una vita che sottolinea la centralità della conversione alla fede cristiana insieme con la sua famiglia.
Gli aspetti salienti sono stati varie volte rappresentati in un dramma sacro.
Placido - così si chiamava prima della conversione nacque intorno alla metà del I secolo dopo Cristo. Nobile patrizio romano dedito allíarte delle armi, raggiunse nellíesercito romano líelevato grado di "magister militum" ed, in quanto tale, venne chiamato dallíimperatore Traiano al comando di una legione inviata per
operazioni militari in Asia minore dove di distinse per il suo eroismo.
Secondo la leggenda, durante una battuta di caccia, Placido vide brillare, tra le corna di un cervo, una croce: profondamente colpito, si convertì e con lui si convertirono la moglie Teopista (Adriana) e i figli Teopisto e Agapito e tutta la famiglia ricevette il Battesimo. In questa circostanza prese il nome di Eustachio. Colpito da sventura dicono le diverse leggende - o probabilmente a causa delle gravi difficoltà alle quali líintera famiglia dovette far fronte a seguito della conversione al cristianesimo, Eustachio perse tutti i suoi beni e fu costretto ad abbandonare Roma, rifugiandosi in Egitto, dove pare gli vennero rapiti moglie e figli.
Trascorsi alcuni anni, essendosi riaccesi i problemi di potere in Asia minore, l'imperatore Traiano fece cercare líeroico generale perché combattesse di nuovo a capo delle milizie romane. Eustachio riprese il comando e riportò splendide vittorie, tanto da essere accolto in trionfo a Roma, dove ritrovò, con sua grande gioia - narra la leggenda - i suoi familiari dispersi.
Ma il successore di Traiano, l'imperatore Adriano, di fronte alle accuse che venivano rivolte ad Eustachio di essere cristiano, gli ordinò di offrire un sacrificio agli dei di Roma. Al suo rifiuto lo condannò, insieme alla moglie ed ai figli, al supplizio della morte all'interno di un contenitore di metallo arroventato a forma di toro.
Le spoglie del Santo sono custodite, tuttora, in un sarcofago di porfido posto sotto l'altare maggiore della basilica romana a lui dedicata, in Campo Marzio [approfondimenti]; mentre importanti reliquie sono conservate nella Chiesa parrocchiale di St-Eustache a Parigi.
La sua memoria si celebra il 20 settembre. E' invocato, quale patrono, dai guardiacaccia.

Icona greca di S. Eustachio
Icona greca del Santo
Affresco della chiesa di Sesto raffigurante S. Eustachio
Affresco della Chiesa Parrocchiale di Sesto

Ruderi del Convento benedettino di S. Pietro

Si trovano sulla riva destra del torrente san Bartolomeo (forma), nei pressi del campo sportivo; ma sono difficilmente individuabili e ricoperti ormai dalla vegetazione.

Risultano fondati in epoca longobarda e donati all'abate Desiderio: "secunda ecclesia S. Petri, quae esse videtur in comitatu Benafro in loco qui dicitur Pededemonte propinquo castello qui dicitur Sextu" (Chron. Cas. III, 39, p. 732, 6).

"S. Petri in Sexto" è inserito nella copia del privilegio di Clemente III del 1138 e del 1188 e fino al 1474.

Iscrizioni sulla porta bronzea dell'abazia di Montecassino

Nel 1074 il conte normanno Morino da Venafro, dona all'abate Desiderio, del convento di Montecassino, i piccoli conventi di S. Pietro di Sesto e di S. Nazario di Piperozza.

L'evento è riportato in alcuni pannelli della porta bronzea di Montecassino. 

Sanctus Benedictus de Cesima

Sul pianoro di Monte Cesima sorgeva un altro antico convento benedettino: "Sanctus Benedictus de Cesima" (Chron. Cas. II, 36, p. 651, 22-25), che i Conti Pandolfo e Gisulfo di Teano offrirono all'abate Atenulfo (1011-1022).
Successivamente passò alle dipendenze del convento di S. Bartolomeo di Mignano, e quindi, col nome di S. Benedetto della ginestra, sotto il controllo di Presenzano.

Fino a tutto il diciottesimo secolo a Sesto Capoluogo esistevano cinque chiese:

  1. Chiesa Arcipretale di S. Eustachio; 
  2. Cappella del Rosario; 
  3. Cappella di San Giovanni (Cappella del Palazzo Ducale); 
  4. Cappella della Beata Vergine degli Angeli; 
  5. Cappella del Santissimo Sacramento. 

L'unica rimasta è quella di S. Eustachio.