La storia di Sesto...
Ambrogio Spinola, gli
ultimi anni in Italia...
Governatore di Milano...
Ambrogio Spinola, governatore di Milano nel 1629-30, sostituisce
Don Gonzalo per portare a termine l' assedio a Casale Monferrato,
e, come il suo predecessore, si dimostra molto più preoccupato
di conquistarsi fama con la guerra che di governare con accortezza.
Infatti, per esempio, emanò una grida in cui ordinava
pubbliche feste per la nascita del principe Carlo, primogenito
del re di Spagna Filippo IV, il 18 novembre 1629, proprio mentre
il contagio incominciava a diffondersi; oppure mostrò
ripetutamente indifferenza nei confronti delle richieste di intervento
da parte delle autorità milanesi.
Il 22 maggio 1630 due decurioni lo raggiunsero sul campo di battaglia,
da cui non si allontanò mai, per esporgli i problemi della
città ormai in preda alla peste e priva di risorse economiche
per fronteggiarla, ottenendo come risposta solo inconcludenti
promesse.
Morì dopo pochi mesi, ammalato e amareggiato per i dispiaceri
dovuti anche all'ingratitudine degli spagnoli nei suoi confronti.
Rubens
dai Promessi Sposi, di
Manzoni
CAPITOLO XXXI
Intanto i delegati presero in fretta e in furia quelle misure
che parver loro migliori; e se ne tornarono, con la trista persuasione
che non sarebberobastate a rimediare e a fermare un male già
tanto avanzato e diffuso. Arrivati il 14 di novembre, dato ragguaglio,
a voce e di nuovo in iscritto, al tribunale, ebbero da questo
commissione di presentarsi al governatore, e d'esporgli lo stato
delle cose. V'andarono, e riportarono: aver lui di tali nuove
provato molto dispiacere, mostratone un gran sentimento; ma i
pensieri della guerra esser più pressanti: sed belli graviores
esse curas. Così il Ripamonti, il quale aveva spogliati
i registri della Sanità, e conferito col Tadino, incaricato
specialmente della missione: era la seconda, se il lettore se
ne ricorda, per quella causa, e con quell'esito. Due o tre giorni
dopo, il 18 di novembre, emanò il governatore una grida,
in cui ordinava pubbliche feste, per la nascita del principe
Carlo, primogenito del re Filippo IV, senza sospettare o senza
curare il pericolo d'un gran concorso, in tali circostanze: tutto
come in tempi ordinari, come se non gli fosse stato parlato di
nulla. Era quest'uomo, come già s'è detto, il celebre
Ambrogio Spinola, mandato per raddirizzar quella guerra e riparare
agli errori di don Gonzalo, e incidentemente, a governare; e
noi pure possiamo qui incidentemente rammentar che morì
dopo pochi mesi, in quella stessa guerra che gli stava tanto
a cuore; e morì, non già di ferite sul campo, ma
in letto, d'affanno e di struggimento, per rimproveri, torti,
disgusti d'ogni specie ricevuti da quelli a cui serviva. La storia
ha deplorata la sua sorte, e biasimata l'altrui sconoscenza;
ha descritte con molta diligenza le sue imprese militari e politiche,
lodata la sua previdenza, l'attività, la costanza: poteva
anche cercare cos'abbia fatto di tutte queste qualità,
quando la peste minacciava, invadeva una popolazione datagli
in cura, o piùttosto in balìa.
CAPITOLO XXXII
Divenendo sempre più difficile il supplire all'esigenze
dolorose della circostanza, era stato, il 4 di maggio, deciso
nel consiglio de' decurioni, di ricorrer per aiuto al governatore.
E, il 22, furono spediti al campo due di quel corpo, che gli
rappresentassero i guai e le strettezze della città: le
spese enormi, le casse vote, le rendite degli anni avvenire impegnate,
le imposte correnti non pagate, per la miseria generale, prodotta
da tante cause, e dal guasto militare in ispecie; gli mettessero
in considerazione che, per leggi e consuetudini non interrotte,
e per decreto speciale di Carlo V, le spese della peste dovevan
essere a carico del fisco: in quella del 1576 avere il governatore,
marchese d'Ayamonte, non solo sospese tutte le imposizioni camerali,
ma data alla città una sovvenzione di quaranta mila scudi
della stessa Camera; chiedessero finalmente quattro cose: che
l'imposizioni fossero sospese, come s'era fatto allora; la Camera
desse danari; il governatore informasse il re, delle miserie
della città e della provincia; dispensasse da nuovi alloggiamenti
militari il paese già rovinato dai passati. Il governatore
scrisse in risposta condoglianze, e nuove esortazioni: dispiacergli
di non poter trovarsi nella città, per impiegare ogni
sua cura in sollievo di quella; ma sperare che a tutto avrebbe
supplito lo zelo di que' signori: questo essere il tempo di spendere
senza risparmio, d'ingegnarsi in ogni maniera. In quanto alle
richieste espresse, proueeré en el mejor modo que el tiempo
y necesidades presentes permitieren. E sotto, un girigogolo,
che voleva dire Ambrogio Spinola, chiaro come le sue promesse.
Il gran cancelliere Ferrer gli scrisse che quella risposta era
stata letta dai decurioni, con gran desconsuelo; ci furono altre
andate e venute, domande e risposte; ma non trovo che se ne venisse
a più strette conclusioni. Qualche tempo dopo, nel colmo
della peste, il governatore trasferì, con lettere patenti,
la sua autorità a Ferrer medesimo, avendo lui, come scrisse,
da pensare alla guerra. La quale, sia detto qui incidentemente,
dopo aver portato via, senza parlar de' soldati, un milion di
persone, a dir poco, per mezzo del contagio, tra la Lombardia,
il Veneziano, il Piemonte, la Toscana, e una parte della Romagna;
dopo aver desolati, come s'è visto di sopra, i luoghi
per cui passò, e figuratevi quelli dove fu fatta; dopo
la presa e il sacco atroce di Mantova; finì con riconoscerne
tutti il nuovo duca, per escludere il quale la guerra era stata
intrapresa. Bisogna però dire che fu obbligato a cedere
al duca di Savoia un pezzo del Monferrato, della rendita di quindici
mila scudi, e a Ferrante duca di Guastalla altre terre, della
rendita di sei mila; e che ci fu un altro trattato a parte e
segretissimo, col quale il duca di Savoia suddetto cedé
Pinerolo alla Francia: trattato eseguito qualche tempo dopo,
sott'altri pretesti, e a furia di furberie.
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