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SU COLLETTIVU ABOXINA



Chi siamo

Siamo un gruppo di persone che abitano a Dolianova un paese a circa 20 km da Cagliari, Sardegna, Pianeta Terra. Essendo i nostri componenti per la maggior parte tutti giovani e abitanti del paese, il legame, il senso di appartenenza a esso, l’insoddisfazione e quindi la voglia di migliorarlo ci hanno spinto già da qualche tempo a voler creare qualcosa di nuovo per iniziare a cambiare e colorare “sa bidda”. Alcuni anni fa siamo nati come “Comitato Aboxina” realizzando anche eventi di solidarietà come la “festa della cioccolata”, dove vennero offerti prodotti provenienti da paesi del sud del mondo. In seguito il gruppo spontaneo cercò di prendere una forma più concreta e stabile. Il collettivo si è costituito a giugno del 2004, iniziando le attività con un progetto di commercio equo e solidale con il movimento zapatista. Il progetto prese le sue prime forme a dicembre del 2003 grazie alla visita di alcuni nostri componenti in comunità e caracol zapatisti in Chiapas, Messico). Oggi Aboxina è un laboratorio di idee, proposte e sogni aperto a tutte quelle persone che vogliono condividere questo percorso insieme a noi.
Finalità

Pensiamo di utilizzare le risorse del nostro paese, soprattutto quelle dei giovani che hanno capacità tali da permettere un’aggregazione di interessi, idee, obbiettivi che portino ad un lavoro unitario e positivo per la nostra comunità. Uno degli obbiettivi che ci proponiamo è coinvolgere e unire tutti quei soggetti che per comunione di ideali, per amicizia o altro ruotano intorno a noi e hanno voglia di cambiare il paese, di creare progetti, presentare proposte o attività da realizzare. Sicuramente il modo migliore per arrivare alla realizzazione dei nostri obbiettivi è agire sul territorio tramite l’organizzazione di iniziative culturali, corsi e manifestazioni varie. Come giovani ci sentiamo frustrati per le situazioni di emarginazione esistenti nel paese, dalla tossicodipendenza alla micro-criminalità, all’apatia che la nostra gente dimostra di fronte a gli eventi che non la coinvolgono direttamente. Pensiamo che anche svolgendo attività di solidarietà internazionale, sensibilizzando le persone verso i problemi che colpiscono altri popoli e diffondendo informazioni e lavorando su problemi tipicamente nostrani, come le basi N.A.T.O. in Sardegna o lo sfruttamento selvaggio a cui è sottoposta la nostra terra, si possa far nascere una visione più reale e critica del nostro mondo. La vendita dei prodotti di artigianato provenienti dal Chiapas è un inizio per avvicinarci al paese. Altre attività ancora (es. giocoleria) potrebbero avere lo stesso scopo. Pensiamo che coinvolgere e avvicinare realtà di micro-criminalità o di tossicodipendenza serve ad abbattere i muri del pregiudizio e dell’emarginazione per iniziare a cambiare il nostro paese. Sappiamo naturalmente che questi problemi non affliggono solamente il nostro paese ma intere società. Sentiamo il bisogno di rifiutare ogni forma di discriminazione verso gli uomini, dichiarandoci apertamente antirazzisti e antifascisti. Riteniamo che l’essere diversi sia fonte di ricchezza culturale e non un ostacolo per risolvere l’indifferenza e l’ignoranza che ci affligge. Il confronto con altre realtà non può che farci crescere e maturare. Rifiutiamo le logiche di una società indifferente, apatica, spenta e passiva. Rifiutiamo lo sfruttamento, la guerra come mezzo di conquista e dominazione nei confronti di altri popoli. Crediamo che i cambiamenti sociali non vengano dall’alto ma ben si dal basso, la costruzione di un uomo nuovo avviene attraverso la spinta dei vecchi uomini; dall’uomo di oggi per creare quello di domani. Consideriamo positivamente l’arte, la cultura, la musica o tutto ciò che possa essere costruttivo e produttivo per l’essere umano, tutto ciò che crea l’uomo con uno spirito solidale, critico e giusto. Rifiutiamo l’idea che la città sia più stimolante e creativa del paese come invece molti giovani credono e sostengono. Per questo motivo la nostra attività è finalizzata ad abbattere stereotipi e luoghi comuni paesani come ad esempio“ in bidda no c’esti nudda”. Crediamo che in una realtà come quella sarda, costituita prevalentemente da una cultura paesana “sa bidda” possa essere una valida alternativa alla città. Non più la città come serbatoio culturale e politico, ma il paese come creatore di “nuovi stimoli”. Da sempre l’uomo ha cercato di combattere per vivere in un mondo migliore, in tanti sono morti per questo, in tanti stanno morendo, purtroppo altri ancora moriranno. Per questo rispettiamo chi nella propria terra ha scelto di usare le armi come mezzo per difendersi. Nonostante tutto noi crediamo che nella nostra società il cambiamento possa avvenire ancora in maniera pacifica attraverso legami di solidarietà, convivenza, rispetto, uguaglianza e libertà. Le nostre bombe sono le mani che usiamo per scrivere, suonare e disegnare i nostri pensieri, il fucile è la nostra bocca che ci permette di cantare contro chi opprime, le mine sono le nostre orecchie che usiamo per ascoltare le voci degli uomini che soffrono su questa terra. Le nostre armi sono le nostre parole. Questa è la nostra strategia di guerra. Abbiamo la consapevolezza che le lotte sociali sono necessarie per raggiungere i nostri sogni di libertà. Le lotte sociali studentesche e operaie degli anni 60 e 70 sono servite a farci avvicinare ai nostri obbiettivi e a conquistare alcuni diritti fondamentali (oggi messi a grave rischio da un governo autoritario e fascista). Il nostro sogno è quello di un mondo senza egoismi, senza indifferenza, privo di odio e ignoranza ma ricco di solidarietà, fratellanza, libertà, giustizia e pace. Una società che viva in armonia con la natura e con gli uomini. Un mondo che diventi un “laboratorio” dove le persone diventino critiche e creative. Questa è la nostra utopia e condividiamo ciò che dice Eduardo Galeano riguardo a essa; “l’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi e si allontana di due passi. Cammino dieci passi e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare”.



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