Bacheca (Racconti)

 

 

Andrea Polo

 

scheda biografica

Dal diario di bordo del comandante Faso...

Una storia vera

 

 

 

- Dal diario di bordo del comandante Faso e del suo fido assistente Zio Lino -

 

10 febbraio 1999

 

Come di consueto, all'uscita della scuola, ci troviamo a scappare dalle grinfie di due ragazzi coatti che vogliono la nostra vita (adirati per aver ricevuto una falsa brutta copia di un compito da 2).

Zio Lino suggerisce di imboccare una via a noi sconosciuta e stranamente i nostri inseguitori desistono. Ignorando dove finisca quel grande e deserto vialone proseguiamo senza alcun timore.

Dopo aver camminato per 8 ore incontriamo sulla nostra strada un cancello arrugginito, decidiamo di non scavalcare e torniamo indietro.

 

11 febbraio 1999

 

In mattinata torniamo a casa, suoniamo alla porta, ma non ci risponde nessuno. Dopo poco ci apre un vecchio signore che ci chiede se siamo testimoni di Geova. Noi prontamente gli rispondiamo con una parolaccia e lui ci chiude la porta in faccia. Straniti ci poniamo i seguenti quesiti:
1) Perché ci aveva aperto la porta quell'anziano signore invece dei nostri genitori?
2) Se i nostri genitori non erano in casa, dov'erano?
3) Ma soprattutto come mai l'erba del vicino era più verde della nostra?

La risposta al terzo quesito è immediata: noi non abbiamo mai avuto un prato, la risposta ai primi due non è così spontanea e immediata. Decidiamo quindi di tornare a scuola senza aver fatto i compiti castimando contro i professori e anche un po' contro il preside, tralasciando solo i bidelli.

Esultando ma con evidente stupore ci accorgiamo che della scuola ne avevano fatto un immenso ipermercato.
Il quesito che ci viene in mente è il seguente:
1) Come mai la scuola non c'era più? Non che ce ne fregasse più di tanto, comunque...
... non capendo cosa stava accadendo ci rechiamo in piazza a fare una passeggiata. Durante il percorso a Zio Lino sorge un dubbio e, con voce soffocata perché intento a trattenersi dal defecare, mi chiede se l'indomani dovessimo portare la giustifica. Al che io, con voce turbata, gli rispondo con un caloroso: ma vaffanculo!!!

Giungiamo in piazza, dove incalzano i festeggiamenti per il carnevale, e dei bambini ci minacciano con delle strane stelle filanti. Con fiducia mostriamo i nostri potenti estintori pronti a far fuoco, ma loro ci precedono, spruzzando nell'occhio di Zio Lino il contenuto di una delle due bombolette.

Dapprima lo Zio accusa del dolore alla coscia, poi si gonfia la rotula, infine si ingrossa il pancreas. I sintomi sono chiari: Zio Lino sta per perdere un occhio.

Tosti ci dirigiamo verso l'ospedale.

 

13 febbraio 1999

 

Finalmente Zio Lino si risveglia dopo due lunghi giorni di coma, ancora intontito e con una benda (stile pirata) sopra l'occhio chiedendosi il perché della ma soprattutto il perché di quella benda.

Con fatica gli spiego quanto accaduto e così usciamo dall'ospedale.

Sulla nostra strada incontriamo una pozzanghera insidiosa e Zio Lino, per dimostrarmi che sta bene, tenta di saltarla ma, con sorpresa, viene azzannato ad una gamba da un'orca assassina in calore. Afferro Zio Lino per le braccia e lo tiro talmente forte che la gamba si strappa in due parti. A questo punto l'orca riemerge dalle profondità della pozza e ci sputa addosso ripudiando il membro dello Zio. Con metodi empirici tentiamo di ricucire le due parti con esito positivo (stranamente avanzavano dei pezzi).

Giunti nelle vicinanze di un parco, stremati, ci accasciamo su due panchine e ci addormentiamo.

 

14 luglio

 

Ci svegliamo ancora stanchi con due cacche addosso (presumibilmente lasciate dal barbone a cui avevamo rubato la panca) e ci dirigiamo con le poche forze che ci rimanevano verso una cabina telefonica dove tentiamo di telefonare con la nostra scheda telefonica che però ci provoca non pochi problemi anche perché non entra nell'apposita fessura. Uscendo dalla cabina il solito bambino ci chiede: "È finita? Me la dai?". Subito io, da buon bastardo gli dico di no ma Zio Lino, da buon mercante, con aria da pedofilo, gli dice: "E tu che mi dai bel bambino?".

Con voce soffocata dall'emozione il bambino ci confessa che ha solo 2 euro. Gli rubiamo quei pochi soldi e scappiamo via verso nuove mete.

Giunti nei pressi di un'edicola acquistiamo un giornale e, con grande maraviglia, ci accorgiamo che la data è 14 luglio 2009.

Stupiti e divertiti per l'evidente errore lo facciamo notare all'edicolante paraculandolo poiché esso vende questi giornali così malfatti.

Lesto il simpatico uomo impreca contro di noi e chiama un gendarme denunciandoci per vilipendio alla propria persona e atti osceni in luogo pubblico (si riferiva ai gestacci che avevamo simpaticamente diretto verso di lui).

Accorgendoci della scomoda situazione, che si era fatta rischiosa per la nostra vita, ci diamo alla fuga.

 

15 luglio

 

Dopo aver corso per tutta la notte siamo piuttosto stanchi, così decidiamo di andare a ristorarci in un bar nelle vicinanze.
Zio Lino chiede un cappuccino, una brioche e un piatto di parmigiana. Io prendo un caffè corretto con 3 litri della famosissima grappa Bocchino (la più alcolica del mondo) e un po' di scapece.

Paghiamo barattando un rene di Zio Lino e usciamo non ancora sfamati.
Zio Lino, colto da ira per l'asportazione del suo rene, sta per strappare lo scontrino ma io prontamente lo fermo (mi serviva l'ultimo scontrino per terminare la raccolta: un chilo di scontrini - una sedia a rotelle) e noto qualcosa di strano nel piccolo foglietto.

Lo scontrino cita: Bar Sudicio via Mangone lo stallone n°.....etc. (stendiamo un velo di omertà sulle altre parti dello scontrino soffermandoci solo sulla data)... 15 luglio 2009.

Non capendo cosa stesse accadendo ci stendiamo a terra in cerca di spiegazioni, tanto che un passante ci crede morti e dopo averci derubato dei nostri pochi averi, tra cui la milza di Zio Lino, chiama un'ambulanza.

Ci caricano sull'ambulanza e Zio Lino, che sta perdendo sangue, chiede all'infermiere in quale giorno siamo. Questi con fare stupito gli risponde con una parolaccia, che non possiamo riportare (ma che te sei rincoglionito?) e ci chiudono in una camera di isolamento.

 

16 luglio

 

Stiamo galleggiando nel sangue perso di Zio Lino che sta per entrare in coma, solo un miracolo può salvarlo, ma ecco che io con un colpo di genio mi ricordo la teoria del "pancreas assoggettato" che consiste nel stritolare o asportare completamente l'organo a favore di un altro organo esterno associato ad una vena pendula recessiva mutagena con una fibrina di ossigeno e con una radiazione di raggi protonici e fotonici mentre sussiste la resistenza della forza centripeta con il cui organo è composto.

Per essermi affaticato così tanto a ricordare questa teoria l'ho già dimenticata, quindi improvviso: gli tappo il naso con una ruota e gli lego le mani e i piedi perché non opponga resistenza dopodiché gli strappo il pancreas a morsi.

Velocemente Zio Lino si alza e mi ringrazia, gli ho salvato la vita; e così mi regala una parte della sua cistifellea che, dato la sua cronica dissenteria non gli serve più.

 

17 luglio

 

Scoglionati dal tumido cibo che ci davano da mangiare scappiamo dall'ospedale, Zio Lino è diventato velocissimo nella corsa (è anche vero che ormai pesa poco più di 21 chili) e ci dirigiamo verso l'uscita che, però, è assediata da guardie e da cani. Con fatica li superiamo e ci dirigiamo verso un osteria lì vicino.

Dopo aver mangiato e bevuto senza aver pagato per un malore del titolare, avvenuto per aver guardato negli occhi Zio Lino, ci addormentiamo in mezzo a una strada.

Zio Lino si sveglia d'improvviso e mi dice di aver capito tutto quello che ci stava accadendo e inizia a raccontarmelo: ignorandolo, torno a dormire.

 

28 luglio

 

Zio Lino mi sveglia e stranito mi chiede se stavo seguendo la sua storia, io lo mando fanculo ma incuriosito gli chiedo di farmi un breve riassunto di quanto aveva detto pochi giorni prima...

Poche ore dopo scopriamo insieme la verità.

Eravamo stati misteriosamente catapultati nel futuro ma come avevamo fatto a...

No... un attimo... cosa!?! ...heee? ...no mamma!!!

 

10 febbraio 1999

 

Al più bello mia madre mi sveglia e io imprecando mi preparo per andare a scuola.

Incontro sulla strada Zio Lino che mi racconta di aver fatto un sogno che stranamente era tale e quale al mio. Entriamo a scuola castimando contro i professori, preside, vice preside e bidelli tralasciando solo in parte i segretari e ci apprestiamo ad affrontare un'intensa giornata caratterizzata da un difficile compito ed alcune interrogazioni.

Finisce la giornata ma Zio Lino, con aria superba, mi confessa di aver manomesso la copia del mio compito che ho consegnato ad un amico malvivente. Accolta con dispiacere la notizia fuggiamo via correndo come due facoceri con la diarrea.

Siamo inseguiti dai due ragazzi coatti che vogliono la nostra testa, Zio Lino suggerisce di imboccare una via a noi sconosciuta ma ricordando il sogno non la imbocco. Mi accorgo, però, di aver imboccato per sbaglio una strada senza uscita e raggiunti dai due figuri veniamo picchiati con spranghe e oggetti contundenti. Ahi, Ohi, Uhi, Ahia, dai basta, noo, ahia, non con la falce no, fai male, ehi basta scherzare, dai ...aaaah ah ah ah!, per dio basta, maledizione, puttan...ahia, etc. etc.

 

 

 

  

 

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