Un
esempio di dissoluzione del soggetto grammaticale.
di
Rita Marcello
(In preparazione del Convegno dell’Accademia
delle Tecniche Conversazionali, che si terrà a Venezia il 24-25-26 settembre 2004, per il sottogruppo
di Roberto Sala
sulla dissoluzione
del soggetto grammaticale.)
1. Premessa. Come contributo al sotto-gruppo di Roberto Sala
sul fenomeno della dissoluzione del soggetto grammaticale, abbiamo scelto di
lavorare sul poema di san Francesco, il Cantico delle lodi delle creature,
nel quale il fenomeno della dissoluzione si presenta particolarmente evidente.
Cominciamo con il trascrivere il Testo. Diamo a ciascuna linea, che corrisponde
a un verso, un numero; allo scopo di facilitarne il reperimento immediato e
senza ambiguità in sede di discussione.
2.
Il testo del Cantico
delle creature.
1.
Altissimu, onnipotente, Bon Signore,
2.
tue so’ le laude, la
gloria et l’honore
3.
et omne benedictione,
4.
ad te solo, Altissimo,
se konfano,
5.
et nullu homo éne dignu te mentovare
6.
laudato sie, mi Signore,
7.
cum tucte le tue creature
8.
spetialmente messor lo frate sole
9.
lo qua’ è jorno et allumini noi per loi
10.
et ellu è bellu et radiante cum grande splendore
11.
da te, Altissimo, porta significazione.
12.
Laudato sie, mì Signore, per sora luna e stelle
13.
in celu l’ài formate clorite et preziose et belle
14.
laudato sie, mi Signore,
15.
per frate vento
16.
et per aere et nubilo et sereno
17.
et onne tempo per lo quale a le tue creature
18.
dai sostentamento.
19.
Laudato sie, mì Signore,
20.
per sor’acqua la quale è molto utile
21.
et umile et preziosa et casta
22.
laudato sie, mi Signore per frate focu,
23.
per lo quale
ennallumini le nocte
24.
et ello è bello et iocundo
25.
et robustoso et forte.
26.
Laudato sie, mì Signore,
27.
per sora nostra madre
terra
28.
la quale ne sustenta et governa
29.
et produce
diversi fructi
30.
cum coloriti fiori et
herba
31.
laudato sie, mì Signore,
32.
per quelli ke perdonano per lo tuo amore
33.
et sostengo infirmitate et tribulatione.
34 Beati quelli kel il sosterranno in pace
35.
ka da, Altissimo, sirano incoronati.
36.
Laudato sie, mì Signore
37.
per sora nostra morte corporale,
38.
da la quale nullo homo vivente po’ skappare
39.
Guai a kelli ke moriranno ne la peccata mortali;
40.
beati quelli ke trovarà
41.
ne le tue sanctissime voluntati
42.
ka la morte secunda no’l fara male.
43.
Laudate e benedicete mì
Signore
44.
et rengratiate
45.
et serviateli cum grande humiltate.
3.
I calcoli conversazionali del testo.
Procederemo ora ai calcoli testuali, secondo le griglie abituali del Conversazionalismo,
cominciando dalla forma fonica, FF,
nelle sue tre diramazioni, di FF1, FF2 e FF3, per passare poi alla forma logica, FL,
nelle sue diramazioni delle figure logico-modali.
3.1. La forma fonica 1, FF1. Le operazioni di FF1 riguardano l’inventario
(3.1.1.) e la distribuzione (3.1.2.)
dei predicati, compresi, gli afferenti
all’Io.
37.
serviateli
presente
imperativo
____________________________________________________________________________
io
0
0
flessione dell’io
infinito
2
5%
definitezza del testo
congiuntivo
9
24%
futuro
5
13%
finzionali (9+5) =
14
37%
imperativo
4
10%
presente
28
78%
tempo di iterazione
____________________________________________________________________________
Tavola
1 della distribuzione dei predicati
____________________________________________________________________________
3.2.
La forma fonica 2, FF2. Le operazioni di FF2 riguardano il calcolo del tasso dei nomi e del rapporto nomi/verbi, ovvero l’indice
di
riferimento.
Per i calcoli di FF2, si comincia con il contare tutte le parole del testo, che
qui sono 260. Si contano poi i nomi,
che sono 52, pari quindi al 20%; e i
verbi, che sappiamo già che sono 37, pari quindi al 14%. Se dividiamo i nomi
per i verbi otteniamo l’indice di riferimento: “si tratta di un rapporto e,
differentemente dai calcoli di percentuali, prevede i decimali”. I risultati
delle operazioni sono riassunti nella tavola 2
seguente.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
brano parole
nomi %
verbi
%
indice di
riferimento
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
260
52
20%
37
14%
1.41--------
espansione del riferimento
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Tavola
2 del tasso dei nomi alto e dell’indice di riferimento
____________________________________________________________________________
3.2.
1.
Commento al calcolo dei nomi e
dell’indice di riferimento. Come per gli altri calcoli sul testo, il
criterio fondamentale di lettura è il parametro della “medietà standard”,
o grado zero, dei differenti oggetti
linguistici. Siccome la medietà standard del tasso dei nomi è fissata
convenzionalment al 10%,
qui,
il risultato del 20% si legge come distacco per addizione dalla medietà
standard; stabilendosi nella zona della onomafilia
(“se si fosse distaccato per sottrazione,
al di sotto del 10%, si sarebbe parlato di onomapenia”). Anche l’indice di
riferimento ha un suo valore di medietà standard, fissato convenzionalmente
nello 0.50. Siccome nel testo esaminato l’indice ha un valore di 1.41,
diciamo che l’indice si distacca dalla medietà standard per addizione, fissandosi nella “fascia dell’espansione del
riferimento”: se si fosse distaccato per sottrazione, al di sotto dello 0.50,
avremmo parlato di contrazione del
riferimento.
3.3. La forma fonica 3, FF3. Le operazioni di FF3 riguardano il calcolo dei
distacchi delle frasi semplici del testo dalla medietà standard del 50% di
frasi semplici ben formate. Per calcolare la percentuale di distacchi dalle
frasi semplici ben formate, si fa dapprima l’inventario di tutte le frasi
semplici del testo, stabilendo quali di queste sono frasi ben formate e quali
no. Questi calcoli non sempre sono facili, perché, da una parte, i criteri per
stabilire i segmenti testuali che vengono trattati come frasi semplici sono a
volte soggettivi, pur restando all’interno della definizione generale che una
frase semplice è una frase composta da un soggetto e da un verbo finito; poi
perché soggetti a variazioni soggettive sono anche le scelte di quali frasi
semplici contare come ben formate oppure no. Comunque, per calcoli orientativi
come sono i nostri, i calcoli in questione danno risultati attendibili e
utilizzabili per analisi comparative di testi. Nel nostro testo, abbiamo contato
circa 35 frasi semplici. Esaminate
ciascuna di per sé, non in rapporto alle altre, diciamo che praticamente tutte
sono frasi ben formate. E che quindi abbiamo a che fare con un testo di “alta
felicità”: se, l’infelicità del testo è legata al distacco dalla medietà
standard del 50% di frasi ben formate. Se poi esaminiamo ciascuna frase in
rapporto a quelle che la precedono e la seguono, notiamo soprattutto il fenomeno
dell’iterazione.L’iterazione, dal
punto di vista formale grammaticale, è un potente strumento di coesione
testuale. E infatti il Cantico delle creature si presenta immediatamente,
al di là di ogni valutazione poetica o religiosa, testualmente molto coeso. Se
si volesse calcolare il tasso di coesione, si conterebbe il nome delle parole
totali del testo, che sono, lo sappiamo, 260, e si conterebbe poi con quante
parole originali (non ripetute) il testo si costruisce. Il rapporto tra le
parole originali e le parole totali darebbe l’indice di coesione del testo. Ma
si tratterebbe di calcoli troppo indaginosi, che vanno al di là dei nostri
interessi attuali. Per la coesione del testo ci basti richiamare le iterazioni,
o anafore, dei segmenti testuali quali, in primo piano ‘Laudato
sie, mi Signore’, ripreso 8 volte; e il pronome ‘tu’ al quale
afferiscono 11 verbi, pari al 29%; poi, tra le ‘creature’, a ‘frate
sole’ afferiscono 4 verbi, a ‘sora luna’ un verbo. Come dire, in attesa di
calcolo più precisi, almeno 24 verbi, pari al 64% afferiscono al ‘tu’ del
‘Signore’, e alla terza persona delle ‘creature’. Riprenderemo questi
risultati quando, nel commento generale, ci chiederemo dove sono andati a
emigrare gli io delle frasi.
5.
Bibliografia.
Aristotele, Dell’espressione, vol. 1; Fisica,
vol.3; Etica Nicomachea, vol. 10; in Opere,
ed. it. A cura di Gabriele Giannantoni, Laterza, Bari.
Frege G. (1892), tr.it. “Senso e significato”, in C. Penco, E.
Picardi (a cura di), Senso, Funzione e Concetto, Laterza, Roma – Bari 2001.
Lai G. (2003), Postulati, definizioni, algoritmi,
teoremi del conversazionalismo, <<Rivista di Gruppoanalisi>>, n°
1, 2003, pp. 29-47.
Rodolfo Sabbadini (2003), Parole, magiche parole,
su: Web.tiscali.it/Psicolaboratorio, Giornata di studio del 4 ottobre 2003.