Il Male in diretta

 

di Flora Vitagliano Caracciolo

 

 

Introduzione

 

Nei gruppi di supervisione dell’Accademia (cfr L’algoritmo delle supervisioni conversazionali, di Tecniche 27, pag. 119-121) l’attenzione è focalizzata sugli oggetti linguistici, sulle parole. Fra gli oggetti linguistici si sono affermate in modo particolarmente significativo le figure logico-modali. Come già esposto in diversi articoli di questa rivista (Lai, 2003a, 2003b; Lai, Lavanchy 2003), ogni testo può essere analizzato dal punto di vista della sua conformità a questa o quella delle quattro figure logico-modali che il Conversazionalismo ha adottato tra i suoi strumenti d’indagine. In pratica, ricercare la figura logico-modale dominante in un testo equivale a chiedersi: in questo testo, con che cosa abbiamo a che fare? Con un problema di possibilità, impossibilità, necessità (modalità aletica)? E’ questione di permesso, di proibizione, di obbligo (figura deontica), o di Bene e di Male (figura assiologica) o ancora di sapere, non sapere, credere (figura epistemica)? Con queste opzioni in mente abbiamo interrogato, all’interno del gruppo di supervisione, il testo di una mia conversazione con una ragazza che chiamerò Anna.

 

la prima conversazione con Anna

 

Premessa

 

Anna aveva avuto il mio indirizzo da una paziente che avevo trattata qualche tempo fa per attacchi di panico. A chiamare, tuttavia, è la sorella maggiore, la quale mi fa sapere che Anna, da circa un anno, non esce più di casa e non dà più esami all’università dov’è iscritta alla Facoltà di Scienze della Formazione. All’appuntamento le due sorelle arrivano assieme, ma è la maggiore che comincia a parlare per Anna, finché, dopo averla ascoltata per alcuni minuti, non la invito ad attendere nella sala d’attesa. Rimasta sola con me Anna dice subito: <<Ho dei segreti che non ho mai detto a nessuno, ma a lei li voglio dire. Non riesco a fare le cose, perché c’è questa persona che mi dà degli ordini>>. Sono parole ricostruite a memoria, poiché solo a quel momento ho acceso il registratore, dopo aver chiesto permesso ad Anna la quale, immersa nel suo dire e come soprappensiero, mi ha detto subito di sì. Da qui in avanti comincia la trascrizione della conversazione registrata.

 

Il testo

 

1 Flora: questa persona le suggerisce delle cose cattive.

1 Anna: Sì, è come se sentissi questa voce che mi suggerisce, come se parlasse al pos’, al mio posto, solo che è una voce cattiva, e poi mi dice cose negative, anche sulle persone che io amo. Se io dico per esempio, mm, se dico bene lei mi suggerisce male, sempre attraverso il mio pensiero, e questa è una cosa che mi fa soffrire, perché, come niente, le cose che dice sono rivolte alle persone che io amo, se io le amo o che riconduce a loro, e questo mi fa sentire male.

2 Flora: Proviamo, adesso, a farla parlare questa persona che lei definisce cattiva.

2 Anna: Poi mi fa soffrire perché dice cose che a me non piacciono, non voglio, poi se io dico per esempio non so, mm non so, se c’è per esempio una persona, una qualsiasi persona che sta male, io dico cioè io dico: <<Speriamo che guarisce, mi dispiace che stia male>>, dopo subito questa persona dice: <<Ma sono contenta che stia male>>, ed è una cosa assurda, e poi ci soffro, per quello, quello che ho pensato, perché mi sembra di essere io.

3 Flora:  Faccia capire, perché lei dovrebbe pensare queste cose? Ci sarà un motivo?

3 Anna: Non lo so... (pausa) ... non lo so, io all’inizio quando mi sono accorta di avere questo problema, perché io sono cosciente di avere questo problema, io sono molto credente, io all’inizio quando mi sono accorta di avere questi problemi, cioè io sono cosciente di avere questi problemi, all’inizio non facevo che offendere Dio e la Madonna, e se, (parola incomprensibile) io sono molto devota, quindi è grave quello che fa questa persona.

4 Flora:   Sì, quindi diceva, diciamo così, delle preghiere all’incontrario.

4 Anna:  Sì, sono proprio delle preghiere all’incontrario, perché era, è come un continuo offendere, ed io ci soffrivo per questo perché... (pausa) a mia sorella l’altro giorno, che cercava un po’ di aiutarmi,  dicevo: <<Chissà dove vado a finire!>> Io so che sono cose un po’ particolari, però purtroppo è quello che io sento, è un sentire continuo, è una cosa questa che mi fa molto soffrire, questo è.

5 Flora:   Questo, questo è il suo problema, il problema che mi porta.

5 Anna:  Sì questo è il mio problema, perché fondamentalmente, arrivare a pensare delle cose negative specie riguardo ai miei parenti, delle persone che io amo di più è una cosa che mi fa soffrire.

6 Flora:   Potrebbe esserci una contraddizione dentro di lei no?

6 Anna:  Sì, è una contraddizione sì, lei ha ragione, è una contraddizione, sì lei ha ragione, perché se  dico bene  questa persona mi suggerisce male.

7 Flora:   Se dice bene questa persona le suggerisce male.

7 Anna:   Se io penso una cosa positiva di una persona questa, questa mi suggerisce una cosa negativa, se io soffro per un qualcosa di una persona questa invece se ne rallegra... (pausa) e io non so cosa possa essere, è un chiodo fisso, purtroppo, e ormai, da quando, perché mi è successo un evento, ultimamente, bruttissimo e ora ho una paura grandissima per i tumori, non lo so, è una cosa che mi esce cosi ed è un continuo rimuginare dentro. Ogni piccola cosa che io faccio ci penso, anche se arriva non so, una qualsiasi persona e dice: <<ho un mal di testa, un grandissimo mal di testa>>, io arrivo sempre e comunque a pensare al tumore, è questa persona che mi suggerisce questo.

8 Flora:   Questa persona le suggerisce che l’altra ha un, un tumore.

8 Anna:   Sì, sì arriva sempre lì, qualsiasi cosa arriva sempre lì anche se dice: <<Mi son fatta male a un piede, mi son tagliata>>, io arrivo sempre e comunque a pensare lì, e poi ci sto male, perché dico: <<Che cosa devo fare?>> Non lo so, ho paura, ho paura, non lo so, e non vivo bene.

9 Flora:   E ci credo! Con tutte queste fobie.

9 Anna:   Non vivo bene, non vivo bene, però poi nello stesso tempo ho tantissime altre “fisime”, altre fobie, quella di controllare il gas per esempio, io dottoressa, cioè io la sera mi alzo diecimila volte per andare a chiudere il gas pur essendo convinta che era chiuso. Oppure ultimamente mi succede da un po’ di tempo, con lo scooter, io ho un piccolo scooter liberti, comprato prima di prendere la patente e l’ultima cosa, l’ultima fobia che mi è successa è di partire con questo scooter, parcheggiare con questo scooter, se per caso incontro una persona in mezzo alla strada, io devo tornare di nuovo indietro, perché ho paura di averla presa sotto e devo rivedere questa persona, per stare tranquilla altrimenti non lo sono più, e sto male per tutta la giornata. E tantissime altre fobie … (pausa) ... mentre faccio le faccende domestiche, ho paura, che ne so, di aver messo un altro prodotto nei piatti e quindi provocare danni, non lo so, sono cose assurde dottoressa, non so che fare, non vivo più bene.

 

 

Commento

 

Conformità alle figure logico-modali. Avendo a disposizione il testo trascritto, che è una conversazione immateriale, l’interrogativo si pone di sapere che cosa ne fanno i partecipanti al gruppo di supervisione che in qualche modo retrospettivamente si allenano all’esercizio pratico per la prossima conversazione materiale. Se il testo viene filtrato attraverso le figure logico-modali, la prima domanda che si pone è la seguente: a quale delle quattro figure logico-modali corrisponde? Non certo la figura logico-modale deontica: infatti, sembrano mancare gli operatori del permesso, del proibito, dell’obbligatorio. Neanche la figura aletica si attaglia al testo: il testo non sembra infatti far riferimento al possibile, all’impossibile o al necessario. Potremmo pensare, infatti la terapeuta l’ha pensato al turno 3 (<<Faccia capire,  perché lei dovrebbe pensare queste cose? ci sarà un motivo>>), a una pertinenza della figura epistemica; il fatto (<<un voce cattiva>>, <<cose cattive>>, <<soffrire>>) di cui parla il testo presuppone un antefatto ignoto sicuramente alla terapeuta e probabilmente anche alla paziente. Tuttavia sembra adattarsi più compiutamente alle forme del testo la modalità assiologica, che suddivide il mondo secondo i valori del Bene e del Male. Vediamo infatti nel testo di Anna una serie di indicatori del Male (~Gp, è male che p). Al turno 1: <<una voce cattiva>>, <<cose negative>>, <<mi suggerisce male>>, <<mi fa soffrire>>, <<mi fa sentire male>>; al turno 2 <<mi fa soffrire>>, <<cose che a me non piacciono>>, <<una persona che sta male>>, <<sono contenta che stia male>>, <<ci soffro>>; al turno 3 <<offendere Dio e la Madonna>>, <<è grave quello che fa questa persona>>; al turno 4 <<un continuo offendere>>, <<ci soffrivo>>, <<chissà dove vado a finire>>, <<mi fa soffrire>>; al turno 5 <<arrivare a pensare delle cose negative specie riguardo ai miei parenti, delle persone che amo di più, è una cosa che mi fa soffrire>>; l turno 6: <<Questa persona mi suggerisce male>>; al 7 <<mi è successo un evento ultimamente bruttissimo>>, <<paura grandissima per i tumori>>; al turno 8 <<ci sto male>>, <<ho paura, ho paura e non vivo bene>>; al 9 <<Non vivo bene, non vivo bene>>, <<se per caso incontro una persona in mezzo alla strada, io devo tornare di nuovo indietro perché ho paura di averla resa sotto, e devo rivedere questa persona, per stare tranquilla, altrimenti non lo sono piùù e sto male per tutta la giornata>>, <<ho paura di aver messo un altro prodotto nei piatti, e quindi provocare danni>>, <<non vivo più bene>>.

Gli interventi possibili. Il conformarsi del testo all’una o l’altra delle figure logico-modali costituisce il profilo conversazionale. In presenza di un profilo assiologico, come è supposto rispondere il conversante? Giuliana Andò ricorda che, in presenza di un profilo conversazionale epistemico, la risposta standard dell’algoritmo pratico è la seguente: << Investighiamo assieme su questo mistero, facciamo che lei è Sherlock Holmes e io il suo assistente Watson>>, dove il terapeuta si propone come alleato del paziente nella ricerca della conoscenza. E in presenza di un profilo assiologico? Nel gruppo vengono suggerite diverse risposte. Quella empatica: <<Deve essere una tortura fronteggiare queste voci ostili>>; quella di condivisione: <<La capisco bene, accade a tutti di aver pensieri cattivi senza volerlo>>; ma anche quella aspecifica di focalizzazione come al turno 2 della terapeuta: <<Proviamo, adesso, a farla parlare, questa persona che lei definisce cattiva>>. In quest’ultimo intervento si trovano l’accentuazione di una tecnica di scomposizione già iniziata dalla paziente e l’abbozzo di una tecnica dei battesimi. Altre tecniche utili, ma tuttavia aspecifiche, sono quelle in eco, come al turno 7 e 8 della terapeuta, oppure l’antifrasi del turno 4 (<<Quindi diceva delle preghiere all’incontrario>>), che suscita un alleggerimento comico, il quale si ritrova più esplicito al turno 9, con l’iperbole: <<E ci credo! Con tutte queste fobie>>.

La restituzione della figura logico-modale del testo. Tutti questi interventi, importanti per costituire, in chiave psicologica, un buon clima relazionale, e in chiave linguistica, una buona coesione del testo (rintracciabile in particolare attraverso richiami anaforici frequenti, tra il turno 4 di Flora e il turno 4 di Anna, tra il turno 5 di Flora e il turno 5 di Anna, tra il turno 6 di Flora e il turno 6 di Anna, tra il turno 6 di Anna e il turno 7 di Flora tra il turno 7 di Anna e il turno 8 di Flora), sono tuttavia preparatori dell’intervento caratterizzante del conversazionalismo, consistente nella restituzione al paziente della configurazione logico-modale del suo testo. Nella discussione di gruppo, le formule che sono venute in mente ai partecipanti e sono apparse più adatte a restituire la figura logico-modale assiologica sono le seguenti: <<C’è il Male nel mondo>>, <<c’è il Diavolo nel mondo>>, <<tutta la cattiveria del mondo le è caduta addosso>>. Queste formule, sicuramente adatte al testo di Anna, possono essere considerate anche formule adatte in tutte le configurazioni assiologiche, anche di altri pazienti.

Cosa dire dell’intervento al turno 3, in cui la terapeuta imbocca la strada della figura logico-modale epistemica? (<<Faccia capire,  perché lei dovrebbe pensare queste cose? ci sarà un motivo>>). E’ sembrata, nella discussione di gruppo, non tanto impropria quanto intempestiva, come se la terapeuta non avesse ascoltato la voce della prudenza e della pazienza che l’avrebbe consigliata a soffermarsi prima sul quid e soltanto dopo passare al quia.

 

Riassunto. Ho presentato la sintesi di una seduta di supervisione nel quale è stato discusso il testo di un frammento della prima conversazione con una paziente chiamata Anna. Il testo è stato studiato nella prospettiva della sua conformazione all’una o all’altra delle quattro figure logico-modali che il conversazionalismo prende in considerazione. Fra queste figure, la modalità  assiologica è sembrata la più adatta a rendere conto della forma del testo presentato. Si è discusso sulla possibilità di trovare delle formule standard, specifiche per ogni figura logico-modale, adatte a essere restituite a tutti i pazienti i cui testi si configurino alla modalità in questione.

 

Bibliografia

 

Aristotele, Dell’espressione, vol 1; in Opere, ed. it. a cura di Gabriele Giannantoni, Laterza, Bari.

Dolezel L. (1998), Heterocosmica. Fiction e mondi possibili, trad.it. Bompiani, Milano 1999.

Lai G., Dal credere al conoscere la conseguenza non è buona, <<Tecniche conversazionali>> 29, 2003a, pp. 55-64.

Lai G., Terapie espressive e teatro alla Certosa di Collegno, <<Tecniche conversazionali>> 30, 2003b,  pp. 

Lai G. e Lavanchy P., L’assoluta evidenza dell’effetto delle conversazioni, <<Tecniche conversazionali>> 30, 2003,  pp.

von Wright G., An Essay in Deontic Logic and the General Theory of Action, North-Holland, Amsterdam 1968.