Esempi poetici di eclissi del soggetto grammaticale

[Un contributo al convegno di Venezia 2004,

per il sottogruppo di Roberto Sala

sulla dissoluzione del soggetto grammaticale]

 

di Rita Marcello

 

1. Il testo: tratto dalla Divina Commedia, di Dante Alighieri.

 

1.1. Segmento A1 «Il racconto di Francesca », canto V dell’Inferno (vv. 88 - 107).

 

88.                      “O animal grazioso e benigno

89.                             che visitando vai per l’aere perso

90.                            noi che tingemmo il mondo di sanguigno,

91.                            se fosse amico il re dell’universo,

92.                            noi pregheremmo lui della tua pace,

93.                           poi ch’ai pietà del nostro mal perverso.

94.                    Di quel che udire e che parlar vi piace,

95.                           noi udiremo e parleremo a vui,

96.                           mentre che ‘l vento, come fa, si tace.

97.                   Siede la terra dove nata fui

98.                          sulla marina dove l’Po discende

99.                          per aver co’ seguaci sui.

100.              Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,

101.                      prese costui della bella persona

102.                                  che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.

103.            Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

104.             mi prese del costui piacer sì forte,

105.              che, come vedi, ancor non m’abbandona.

106.                 Amor condusse noi ad una morte:

         107.                   Caina attende chi a vita ci spense».

 

1.1.1. Tavola della Forma Fonica 1, la distribuzione dei predicati: i verbi indefiniti e gli afferenti all’Io.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La forma fonica1, FF1 : la distribuzione dei verbi e gli afferenti all’Io

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

categoria verbale

numero

%

definizione / distacchi

 

 

Afferenti all’Io

 

 

Infinito

Gerundio

Indefiniti

 

Condizionale

Congiuntivo

Futuro

Finzionali

 

 

 

Presente

Passati

Passato remoto

 

Negazioni

Verbi = 27

 

1-----------------------

 

 

4

1

(4 + 1) 5

 

1

1

2

(1 + 1 + 2) 4

 

 

 

12

8

6

 

1

 

 

3%--------------------

 

 

14%

3%

18%--------------------

 

3%

3%

7%

14%---------------------

 

 

 

44% --------------------

29%

22%--------------------

 

3%

 

Eclissi del soggetto grammaticale

(< 30%)

 

 

Definitezza formale del testo (> 20%)

 

 

 

Apertura alla dimensione del possibile

 

 

Tempo di iterazione

 

Il tempo del racconto finzionale

 

 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------tavola FF1 n° 1, della distribuzione dei verbi e gli afferenti all’io.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

1.1.2. Commento alla FF1. A livello della Forma Fonica 1, è da rilevare unicamente la scarsità di verbi afferenti all’Io (pari al 3%): che parla di eclissi del soggetto grammaticale, presumibilmente connessa all’esperienza amorosa. Gli afferenti all’Io costituiscono un distacco per sottrazione dalla medietà standard attesa del 30%. (si veda G. Lai, “Postulati, definizioni, algoritmi del conversazionalismo”, 2003).

 

 

1. 1. 3. La tavola della Forma Fonica 2, FF2, il tasso dei nomi e l’indice di riferimento.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

La forma fonica 2, FF2 : il tasso dei nomi e l’indice  nomi/ verbi.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

Segmento

parole

nomi

%

verbi

%

indice di riferimento

Il racconto di Francesca

 

138

23

16%

27

19%

     0.85

In espansione

                           

tavola FF2 n° 2, del tasso dei nomi alto e dell’indice di riferimento in espansione

------------------------------------------------------------------------------------------------

 

1. 1. 4. Commento alla Forma Fonica 2.  A livello della FF2, si rileva il fenomeno dell’onomafilia: cioè il tasso dei nomi è superiore al 10% (è pari al 16%); invece, l’indice di riferimento è in espansione: cioè superiore alla medietà attesa dello 0.50 (è uguale a 0.85). Due dati numerici che paiono correlati.

 

1.2  Il calcolo della forma fonica 3, FF3, i distacchi dalle frasi semplici ben formate.  Si tratta di un’intera citazione: dunque di un distacco dal modello delle frasi ben formate; ma, poiché si tratta di un testo poetico e costituisce il racconto di Francesca a Dante, privo del commento dell’autore (Dante), esso rappresenta l’unico nostro oggetto di interesse,  equiparabile al testo di una qualunque seduta professionale. A livello di dati linguistici, non si rilevano scostamenti dal modello delle frasi ben formate; su 24 frasi presenti nel testo, non sono presenti né ripetizioni, né rime (strumenti di coesione testuale). Il testo preso in esame ci appare stilisticamente perfetto. La musicalità è raggiunta per analogia di suoni, cioè per assonanza. Sotto il punto di vista della FF3, quindi, è un brano poetico molto “felice”.

 

1.3. Alla ricerca delle figure logico – modali: la Forma Logica. Se esaminiamo puntualmente il testo, possiamo considerare l’alternarsi di descrizioni, prive di figure logico – modali, alla figura logico – modale assiologica che è la dominante nel racconto. La figura logico modale assiologica, nell’operatore modale del ‘Male’ –  ~Gp -, è riconoscibile e corrisponde alle seguenti parole di Francesca: “mal perverso” (v. 93); “ Caina attende chi a vita ci spense» ( v. 107). Francesca, nell’Inferno, perpetra il dramma amoroso della nostalgia (“Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui della bella persona che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende”) e della colpa (“mal perverso”); sentimenti imbrigliati e difficilmente staccabili.Come se fossero uniti; il risultato che ne deriva è un imbrico di amore e morte (“amor condusse noi ad una morte”), che, in termini logici, corrisponde tanto alla parabola del ‘male’, quando alla dimensione dell’impossibile ( aletica: “possibile” / “impossibile” / “necessario”). Ma l’amore non è una causa naturale, né un limite fisico; anche se, per Francesca è causa del suo male (rende ragione della figura assiologica).

 

1. 4. CONCLUSIONI. Se pure è molto forte la dimensione tragica, secondo me si può parlare di eclissi del soggetto della frase nella passione amorosa; poiché – alla fine del canto di Francesca – è l’amore a prendere il sopravvento nel racconto, come causa del suo ‘male’.

 

2.  Segmento A2 «Francesca riprende il racconto», canto V dell’Inferno (vv. 121 - 138).

 

2.1 Introduzione al testo. La suddivisione del canto V dell’Inferno, comprende solo i ‘brani’ in cui è Francesca a prendere la parola. (Tranne, l’incipit del 121° verso, introdotto da Dante.)

 

 

121.                E quella a me: Nessun maggior dolore

122.                         che ricordarsi del tempo felice

123.                            nella miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore.

124.              Ma s’a conoscer la prima radice

125.                       del nostro amor tu hai cotanto affetto,

126.                     dirò come colui che piange e dice.

127.               Noi leggiavamo un giorno per diletto

128.                      di Lancialotto come amor lo strinse:

129.                      soli eravamo e senza alcun sospetto.

130.               Per più fiate li occhi ci sospinse

131.                      quella lettura, e scolorocci il viso;

132.                       ma solo un punto fu quel che ci vinse.  

133.              Quando leggemmo il disiato riso

134.                       esser baciato da cotanto amante,

135.                       questi, che mai da me non fia diviso,

136.                       la bocca mi baciò tutto tremante.

137.                      Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:

138.                  quel giorno più non vi leggemmo avante».

 

2.1.1 Lo studio della Forma Fonica 1, FF1, la distribuzione dei predicati.

 

2.1.2.  La  Tavola della Forma Fonica 1, FF1:  gli afferenti all’Io ed i verbi indefiniti

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La forma fonica1, FF1 : la distribuzione dei verbi e gli afferenti all’Io

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

categoria verbale

numero

%

definizione / distacchi

 

Afferenti all’Io

 

 

 

Infinito

Gerundio

Indefiniti

 

Condizionale

Congiuntivo

Futuro

Finzionali

 

 

Presente

Passati

 

Passato remoto

 

Negazioni

Verbi = 21

1------------------------

 

 

 

3

0

(3 + 0) 3

 

0

0

1

(0 + 0 + 1) 1----------

 

 

4

13

 

10

 

2

 

4%--------------------

 

 

 

14%

 

14%--------------------

 

 

 

4%

4%---------------------

 

 

19%

61%--------------------

 

47%--------------------

 

9%

 

Eclissi del soggetto grammaticale (<30%)

 

 

Definitezza formale del testo (< 20%)

 

 

 

Apertura alla dimensione del possibile

 

 

Concentrazione nel tempo ‘passato’

Il tempo del racconto finzionale

 

 

------------------------------------------------------------------------------------------------

 

2.1.3. Commento ai risultati della Forma Fonica 1. Come per il primo brano del Canto V “di Francesca”, si può parlare di eclissi del soggetto grammaticale, connessa alla scarsità di verbi afferenti all’Io (qui al 4%). Invece, la presenza di verbi indefiniti entro la medietà attesa del 20% indica la “definitezza formale del testo”. La maggioranza dei verbi è al tempo passato: prevale il ‘modo’ del racconto ed il tono del discorso è elegiaco, ovvero basato sul ricordo e la dolente nostalgia. Cadono bruscamente i predicati finzionali (dal 14 al 4%).

 

2.2. Tavola della Forma Fonica 2, FF2: il tasso dei nomi e l’indice di riferimento

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

  La forma fonica 2, FF2 : il tasso dei nomi e l’indice  nomi/ verbi.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Brano

Parole

nomi

%

verbi

%

indice di riferimento

Francesca riprende il racconto

113

21

18%

21

18%

1    

In espansione

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

tavola FF2 n° 2, del tasso dei nomi alto e dell’indice di riferimento in espansione

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

2.2.1. Commento alla Forma Fonica 2. A livello della Forma Fonica 2, si rilevano i seguenti fenomeni: a) permane il fenomeno dell’onomafilia: poiché il tasso dei nomi è nettamente superiore al 10%, trovandosi al 18%; b) l’indice di riferimento cade nella zona di espansione e raggiunge il valore unitario (= 1). Sostanzialmente, non c’è variazione rispetto al primo brano. (Il racconto di Francesca)

 

2.3. Il risultato ed il commento della Forma Fonica 3, FF3: i distacchi dalle frasi semplici ben formate. Il segmento parte da un incipit (“E quella a me:”) che introduce il discorso diretto: ho considerato, per convenzione, solo una “citazione” (= distacco); altrimenti tutto il testo rappresenterebbe un intero smarrirsi del testo.  In termini di risultati, il racconto è composto di 18 frasi semplici, di cui solo un distacco (vv. 121 / 123). Si tratta  dunque, di un testo, sotto il punto di vista della FF3, molto “felice” (1 X 100 / 18 ): con il 5% di distacchi, rispetto alla medietà attesa e convenzionale del 50%.

 

2. 4. Lo studio della Forma Logica, FL. L’organizzazione di senso, nel racconto di Francesca, risponde alla figura logico – modale aletica, nella dimensione dell’impossibile; corrisponde alle parole: “Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria” (vv. 121 – 123). Nei versi iniziali, dominati dalla mancanza di proiezione verso il futuro e, quindi, dalla mancanza di speranza,  traspare – e si contrappone – il mondo della “miseria” attuale, al ricordo del passato, felice (il dolore è per sempre).  Il resto del racconto comprende una descrizione, che non rientra in alcuna figura logico – modale.

 

3. Conclusioni sul ‘Canto’ di Francesca. Ci sembra di poter dire che non ci sono variazioni di rilievo fra i due brani, considerando come unici parametri lo scostamento dei verbi afferenti all’Io dalla medietà standard attesa e la conformità del testo alle figure logico modali. Rispetto al primo, sia nel “Racconto di Francesca” che in “Francesca riprende il racconto”, si rileva il distacco per sottrazione dei verbi afferenti all’Io su quote minime (3 e 4%): che parlano di eclissi del soggetto grammaticale. Rispetto alle figure logico modali, se pure sono diverse nei due brani, aleggia il tema del male (“mal perverso” / “Caina attende chi a vita ci spense”) e permane la dimensione dell’impossibile, che si declina nella tragedia amorosa (ad esempio, nel “Racconto di Francesca”, al verso 91 viene introdotta una dimensione controfattuale” se fosse amico il re dell’universo”).

 

 

4.  Testo:  L’attesa di Beatrice”: tratto dal canto XXIII del Paradiso (vv. 1 – 15)

 

1.                                   Come l’augello, intra l’amate fronde

2.                                   posato al nido de’ suoi dolci nati

3.                                   la notte che le cose ci nasconde,

4.                                   che, per veder li aspetti disiati

5.                                   e per trovar lo cibo onde li pasca,

6.                                   in che gravi labor li sono aggrati,

7.                                   previene il tempo in su l’aperta frasca,

8.                                   e con ardente affetto il sole aspetta,

9.                                   fiso guardando pur che l’alba nasca[1];

10.                                  così la donna mia stava eretta

11.                                  e attenta, rivolta inver la plaga

12.                                  sotto la quale il sol mostra men fretta:

13.                                  sì che, veggendola io sospesa e vaga,

14                                            fecimi qual è quei che disiando            

15.                                  altro vorrai, e sperando s’appaga.

 

4.1. La forma fonica 1, FF1, la distribuzione dei predicati

 

4.1.2. Tavola della distribuzione dei predicati

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La forma fonica 1, FF1: la distribuzione dei predicati

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Categoria verbale

numero

%

definizione / distacchi

 

 

Afferenti all’Io

 

 

Infinito

Gerundio

Indefiniti

 

 

 

Condizionale

Congiuntivo

Futuro

Finzionali

 

 

Presente

Passato (imperfetto)

 

Negazioni

 

Verbi = 17

 

1

 

 

2

4

(2 + 4) 6

 

 

0

0

0

0------------------------

 

 

12

2

 

0

 

 

5% --------------------

 

 

11%

23%

35%-------------------

 

 

 

0

0

0-------------------------------

 

 

 

76%-------------------------

11%

 

0

 

 

Eclissi del soggetto grammaticale (< 30%)

 

 

 

Indefinitezza formale del testo (indefiniti > 20%)

 

 

 

Chiusura alla dimensione del possibile

 

Presente di iterazione

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Tavola della FF1, n° 1, la distribuzione dei predicati. Risulta confermato il rapporto “inversamente proporzionale” esistente fra i verbi afferenti all’Io, scarsi, ed i verbi indefiniti, al 35% (oltre la medietà standard). (si veda “La conversazione immateriale”, di Giampaolo Lai, pag. 41).

 

 

4. 1. 3. Commento alla Forma Fonica, 1, la distribuzione dei predicati. Colpiscono l’eclissi del soggetto grammaticale, in associazione alla indefinitezza formale del testo.

 

4. 2.  Tavola della FF2, il tasso dei nomi e l’indice di riferimento

----------------------------------------------------------------------------------------------------

La forma fonica 2, FF2 : il tasso dei nomi ed il rapporto  nomi/ verbi.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Brano

parole

nomi

%

verbi

%

indice di riferimento

 

L’attesa di Beatrice

 

 

103

 

16

 

15%

In onomafilia

 

17

 

16%

 

     0.94 ----

In espansione

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

Tavola FF2 n° 2, del tasso dei nomi alto e dell’indice di riferimento in espansione. Si riconferma la correlazione fra tasso dei nomi, elevato ed indice di riferimento in espansione. (Gruppo di lavoro su “poetica e conversazionalismo”, del II° Convegno di Parma, 1999).

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4.3. Esiti e commento della Forma Fonica 3, FF3, i distacchi dalle frasi semplici ben formate. Sono presenti, circa, 13 frasi semplici, di cui non si evidenziano ‘distacchi’ dal modello atteso; si tratta, dunque, sotto il punto di vista della FF3, di un “testo” “molto felice”; intercalato da una notevole descrizione che sviluppa la bella similitudine fra Beatrice ed un uccellino in attesa di cibare i propri piccoli nati.

 

4.4. Alla ricerca delle Figure logico – modali. Poiché il testo è squisitamente poetico, manca, secondo me, l’ancoraggio ad una precisa figura o costellazione di figure logico – modali (organizzazione di senso). Ma, se mi interrogo su quali sono le figure logico modali che rispondono al senso del racconto, mi pare che sia presente la figura logico modale temporale, nell’operatore del ‘futuro debole’ -  Fp ( = Sarà vero che p’; cioè ‘accadrà p’ ). Corrisponde alle parole di Dante: fecimi qual è quei che disiando altro vorrai, e sperando s’appaga. (‘come colui che desidera ciò che non ha ancora’). E’ forse un mondo d’attesa, aperto alla predizione? Mi sorge una domanda: è vero che è il testo a predire e che “tanto più felicemente lo fa’, quanto meno il soggetto grammaticale interviene a modificarlo”? Mi sembra di sì e che l’esempio sia calzante. (Si veda, però, necessariamente, il testo di Giampaolo Lai: sulla predizione, ma soprattutto sulle figure logico modali / lavoro del 2003, pubblicato sul sito dell’Accademia, nella voce ‘Convegno di Venezia 2004’)

 

5. Conclusioni al canto XXIII del Paradiso. Poiché Dante desiderava ciò che ‘non ha ancora’ e desidera - nel momento attuale, del racconto, - Beatrice, mi sembra che si tratti di una predizione, ovvero di una proiezione verso il futuro. In questo senso,  mi pare, che il conversazionalismo getti una luce profonda sul significato del testo. Secondo me, è Dante che attende Beatrice, e non viceversa, come il titolo vorrebbe.  In questo, il conversazionalismo, si configura anche come un utile strumento di analisi e critica  letteraria. E, allora, anticipando il quesito del nostro convegno: nell’attesa e nel desiderio pre-figurato di Beatrice, si realizza, forse, la dissoluzione del soggetto grammaticale ?

               

 

6.    Il testo: « L’arrivo al cielo della Luna», tratto dal canto II del Paradiso (vv. 19 - 45).

 

19.                                                                       La concreata e perpetua sete

20.                                                                       del deiforme regno cen portava

21.                                                                       veloci quasi come ‘l ciel vedete.

22.                                                                       Beatrice in suso, e io in lei guardava;

23.                                                                       e forse in tanto in quanto un quadrel posa

24.                                                                       e vola e da la noce si dischiava,

25.                                                                       giunto mi vidi ove mirabil cosa

26.                                                                       mi torse il viso a sé; e però quella

27.                                                                       cui non potea mia cura essere ascosa,

28.                                                                       volta ver me, sì lieta come bella,[2]

29.                                                                       “Drizza la mente in Dio grata” mi disse,

30.                                                                       “che n’ha congiunti con la prima stella”.

31.                                                                       Parev’a me che nube ne coprisse

32.                                                                       lucida, spessa, solida e pulita,

33.                                                                       quasi adamante che lo sol ferisse.

34.                                                                       Per entro sé l’etterna margarita

35.                                                                       ne ricevette, com’acqua recepe

36.                                                                       raggio di luce permanendo unita.

37.                                                                       S’io era corpo, e qui non si concepe

38.                                                                       com’una dimensione altra pati’o ,

39.                                                                       ch’esser convien se corpo in corpo repe,

40.                                                                       accender ne dovrai più il disio

41.                                                                       di veder quella essenza in che si vede

42.                                                                       come nostra natura e Dio s’uni’o.

43.                                                                       Lì si vedrà ciò che tenem per fede,

44.                                                                        non dimostrato, ma fia per sé noto

45.                                                                       a guisa del ver primo che l’uom crede.

 

6.1. La Forma Fonica 1, FF1, la distribuzione dei predicati

 

6.1.1. Tavola della distribuzione dei predicati

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La forma fonica 1, FF1: la distribuzione dei predicati

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Categoria verbale

numero

%

definizione / distacchi

 

 

Afferenti all’Io

 

Infinito

Gerundio

Indefiniti (4 + 1)

 

Futuri

Congiuntivo

condizionale

funzionali (2 + 2)

 

 

Presente

Passati (+ imperfetto)

 

Negazioni

 

Verbi = 36

4

 

4

1

5

 

2

2

0

4

 

 

10

17

 

2

 

 

11% --------------------

 

11%

 2%

13%    -------------------

 

5%

5%

0

10%  ------------------

 

 

27%

47%

 

9%   -------------------

 

 

Eclissi del soggetto

Grammaticale

 

 

Definitezza (< 20%)

formale del testo

 

 

 

Apertura alla

dimensione del

possibile

 

 

 

Nella norma (< 10%)

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Tavola FF1 n° 1: La forma fonica 1, FF1: la distribuzione dei predicati. Si ritrova l’eclissi del soggetto grammaticale; come, pure, la definitezza formale del testo.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

6. 2. Tavola della Forma Fonica 2, il tasso dei nomi e l’indice di riferimento

-----------------------------------------------------------------------------------------------------

La forma fonica 2, FF2 : il tasso dei nomi ed il rapporto  nomi/ verbi.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

brano

     parole

      nomi            

%

verbi

%

indice di riferimento

L’arrivo al cielo della luna

188

26

14%

Onomafilia

         36         

19%

0.72

In espansione

 

------------------------------------------------------------------------------------------------Tavola della FF2, n° 2. Si riconfermano il tasso dei nomi elevato e l’indice di riferimento in espansione.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------

 

6.3. Il calcolo della Forma Fonica 3, FF3, il distacco dalle frasi semplici ben formate. Il brano è composto di circa 30 frasi semplici, di cui 2 citazioni, che costituiscono distacchi dalle frasi ben formate. Il calcolo percentuale (2 x 100 : 30) da’ il 6% (di distacchi); quindi, nettamente al di sotto della medietà standard attesa (50%); ne deriva che, sotto il punto di vista della FF3, si tratta di un testo “molto” felice.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

6.4.  Alla ricerca delle figure logico – modali. In questo canto del Paradiso, più complesso di quelli dell’Inferno, si ravvisano una serie di cambiamenti all’interno della medesima figura logico – modale epistemica: ma procediamo con gradi. All’inizio del canto, si procede con una descrizione, quindi non si può parlare di una vera e propria figura logico – modale (fino al verso 28). Poi, a partire dalla spiegazione di Beatrice (vv.  29/30), che corrisponde alle parole “Drizza la mente in Dio grata … che n’ha congiunti con la prima stella”, si introduce la figura modale epistemica, nell’operatore del ‘sapere’ (Kp, ‘sa che p’,  da Knowing).  Dal verso 31, con le parole “pareva a me  (fino al 37) si introduce l’operatore del ‘credere’ (la Credenza, ~K~p , né sa né non sa che p’). Al verso 37, vengono introdotte le domande, continue, che Dante pone a sé stesso rispetto all’esperienza extracorporea che sta vivendo, contraria al senso comune del mondo attuale e/o controfattuale. E ci muoviamo qui nell’operatore modale del ‘non sapere’  (~Kp, ‘non sa che p’). Fino al verso 43; nell’ultima terzina che chiude il canto de “L’arrivo al cielo della luna”, si assiste al passaggio verso la dimensione del noto, il ‘sapere’ (Kp, ‘sa che p’ ).  Corrisponde alle parole: “ Lì si vedrà ciò che tenem per fede, non dimostrato, ma fia per sé noto a guisa del ver primo che l’uom crede.”

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Tavola della figura logico-modale epistemica con gli operatori modali

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Le figure logico-modali epistemiche     

(da episteme ‘la conoscenza’)

 

 

il Sapere, Kp,   

il Non-Sapere, ~Kp,

la Credenza, ~K~p.

‘sa che p’,  da Knowing

‘non sa che p

‘crede che p’, ‘né sa né non sa che p

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tavola di una modalità logica, n° 3

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7.  Il testo: « La tragedia del conte Ugolino», tratto dal canto XXXIII dell’Inferno (vv. 1- 75).

 

1.                             La bocca sollevò dal fiero pasto           

2.                             quel peccator, forbendola a’ capelli       

3.                             del capo ch’elli avea di retro guasto.      

4.                             Poi cominciò: “ Tu vuo’ ch’io rinnovelli 

5.                             disperato dolor che’l cor mi preme

6.                             già pur pensando, pria ch’io ne favelli.  

7.                             Ma se le mie parole esser dien seme       

8.                             che frutti infamia al traditor ch’io rodo,

9.                             parlare e lacrimar vedrai inseme.

10.                          Io non so chi tu se’ né per che modo       

11.                          venuto se’ qua giù; ma fiorentino          

12.                          mi sembri veramente quand’io t’odo.     

13.                          Tu dei sape ch’i’ fui conte Ugolino,       

14.                          e questi è l’arcivescovo Ruggiri:   

15.                          or ti dirò perch’i son tal vicino.  

16.                          Che per l’effetto de’ suo’ mai pensieri,   

17.                          fidandomi di lui, io fossi preso   

18.                          e poscia morto, dir non è mestieri;        

19.                          però quel che non puoi avere inteso,      

20.                          ciò è come la morte mia fu cruda,          

21.                          udirai, e saprai s’è m’ha offeso. 

22.                          Breve pertugio dentro dalla muda         

23.                          la qual per me ha il titol della fame,    

24.                          e ‘n conviene ancor ch’altrui si chiuda,   

25.                          m’avea mostrato pe lo suo foame 

26.                          più lune già, quand’io feci ‘l mal sonno 

27.                          che del futuro mi squarciò ‘l velame.     

28.                          Questi pareva a me maestro e donno,     

29.                          cacciando il lupo e’ lumicini al monte    

30.                          per che i Pisan veder Lucca non ponno.  

31.                          Con Cagne magre, studiose e conte        

32.                          Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi

33.                          s’avea messi dinanzi dalla fronte.                  

34.                          In picciol corso mi parieno stanchi        

35.                          lo padre e’ figli, e con l’agute scane       

36.                          mi parea lor veder fender li fianchi.      

37.                          Quando fui desto innanzi la dimane,    

38.                          pianger sentì’ fra ‘l sonno i miei figliuoli         

39.                          ch’eran con meco, e domandar del pane. 

40.                          Ben se’ crudel, se tu già non ti duoli     

41.                          pensando ciò che  ‘l mio cor s’annunziava;       

42.                          e se non piangi, di che pianger suoli?     

43.                          Già eran desti, e l’ora s’appressava      

44.                          che ‘l cibo ne solea essere addotto,        

45.                           e per suo sogno ciascun dubitava;         

46.                          e io senti’ chiavar l’uscio di sotto         

47.                          all’orribile torre; ond’io guardai 

48.                          nel viso a’ mie’ figliuoi senza far motto.

49.                          Io non piangea, sì dentro impetrai;       

50.                          piangevan elli, e Anselmuccio mio         

51.                          disse: ‘Tu guardi sì, padre! che hai?’.   

52.                          Perciò non lacrimai né rispuos’io          

53.                          tutto quel giorno né la notte appresso,   

54.                          infin che l’altro sol nel mondo usci’o.    

55.                          Come un poco di raggio si fu messo       

56.                          nel doloroso carcere, e io scorsi   

57.                          per quattro  visi il mio aspetto stesso,   

58.                          ambo le man per lo dolor mi morsi;       

59.                          ed ei, pensando ch’i’ ‘l fessi per voglia   

60.                          di manicar, di subito levarsi      

61.                          e disser: ‘Padre, assai ci fia men doglia 

62.                          se tu mangi di noi: tu ne vestisti 

63.                          queste misere carni, e tu le spoglia.

64.                          Queta’mi allor per non farli più tristi;  

65.                          lo dì e l’altro stemmo tutti muti; 

66.                          ahi dura terra, perchè non t’apristi?     

67.                          Poscia che fummo al quarto dì venuti,   

68.                          Gaddo mi si gettò disteso a’ piedi,        

69.                          dicendo: ‘Padre mio, chè non m’aiuti?’. 

70.                          Quivi morì; e come tu mi vedi,    

71.                          vid’io cascar li tre ad uno ad uno         

72.                          tra ‘l quinto dì e ‘l sesto; ond’io mi diedi,       

73.                          già cieco, a brancolar sovra ciascuno,     

74.                          e due dì richiamai, poi che fur mori:     

75.                          poscia, più che’l dolor, poté  ‘l digiuno”.

 

7.1. Tavola della Forma Fonica, FF1, la distribuzione dei predicati: i verbi indefiniti e gli afferenti all’Io

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La forma fonica1, FF1 : la distribuzione dei verbi e gli afferenti all’Io

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categoria verbale

numero

%

definizione / distacchi

 

Afferenti all’Io

 

 

Infinito

Gerundio

Indefiniti

 

Condizionale

Congiuntivo

Futuro

Finzionali

 

 

Presente

Passati

Passato remoto

 

 

Negazioni

Verbi = 111

24

 

 

17

7

(17 + 7) 24

 

0

6

5

(0 + 6 + 5) 11

 

 

33

15

30

 

 

11

 

20%--------------------

 

 

15%

6%

21%--------------------

 

 

5%

4.5%

9%----------------------------

 

 

29%

13%

27%---------------------------

 

 

11%

 

Eclissi del soggetto grammaticale (< 30%)

 

 

Indefinitezza formale del testo (> 20%)

 

 

 

Apertura alla dimensione del possibile

 

 

Il tempo del racconto finzionale

 

Distacco per eccesso dalla medietà standard  (10%)

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7.2. Commento alla FF1 1: la distribuzione dei predicati e i verbi afferenti  all’Io.  In presenza di una quota di verbi afferenti all’Io pari al 20%, non si può parlare di dissoluzione del soggetto grammaticale, bensì della sua eclissi (contrapposta a pletora). Il soggetto scompare, in coincidenza di alcune linee: dalla 29, ricompare alla 43°; dalla 56° ricompare alla 71° (15 stacchi). Mi soffermerei, solo per economia, su queste due “eclissi”; come mai si nasconde, per poi ricomparire?  E’ forse possibile ritrovare una corrispondenza (per Lai, la notte del soggetto grammaticale coincide con il ‘male’ del corpo mortale: si veda “la conversazione con Lucio”, ne La conversazione immateriale”, pag. 41)? E’ possibile parlare analogamente anche per il conte Ugolino? A me sembra di sì. In corrispondenza di quei versi (29 – 43) ci troviamo in presenza della figura logico – modale epistemica, che introduce la credenza. Nel secondo distacco, troviamo la figura assiologica, nell’operatore modale del male (~Gp).  Che ci sia una correlazione ? Fra la dimensione del male, anche corporeo, e la caduta dei soggetti grammaticali? Diamo ora uno sguardo ai verbi indefiniti (infinito e gerundio): essi sono vicini alla medietà standard attesa (del 20%), se pure si distaccano per addizione (pari al 21%).  A livello del tempo dei verbi, credo che il passato remoto possa considerarsi “il tempo del racconto”, ovvero del modo finzionale, poetico, forse, estetico.  (altri esempi poetici: “sempre caro mi fu quest’ermo colle / “Ei fu siccome immobile” ). Le due grandi eclissi dell’Io, esaminate, sono precedute da un congiuntivo, che apre alla dimensione finzionale (“Io fossi”: alla linea 29 / corrisponde al verso 17) e da un passato remoto (“fui” : alla linea 54 / corrisponde al verso 37 ), che dovrebbe aprirela scena’ al racconto del ‘male’.

 

7.3. La tavola della Forma Fonica 2, il tasso dei nomi e l’indice di riferimento

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 La forma fonica 2, FF2 : il tasso dei nomi e l’indice  nomi/ verbi.

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Brano

Parole

nomi

%

verbi

%

indice di riferimento

Ugolino

544

76

13%

111

20%

0.68

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Tavola FF2 n° 2, del tasso dei nomi, alto  e dell’indice di riferimento, in espansione.

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7.3. 1. Commento alla Forma Fonica 2. Si ritrova la corrispondenza fra tasso dei nomi alto ed indice di riferimento, in espansione.

 

7.4. Esiti e commento della Forma Fonica 3, FF3: dei distacchi dalle frasi semplici ben formate. Il testo è composto di 87 frasi semplici, di cui 13 distacchi, costituiti da “citazioni” (il discorso diretto fra Ugolino ed i Figli – vv. 51; 61; 69  - ; Ugolino, che si rivolge a Dante, all’inizio del Canto: vv. 4 e sgg). Ne deriva una percentuale di distacchi dalle frasi semplici ben formate pari al 14% (13 X 100 / 87); il che, descrive un testo mediamente felice, sotto il punto di vista della FF3.

 

8. Le figure logico – modali: la Forma Logica. L’iperbole del male, si potrebbe dire, l’esternazione del dolore, anche nell’ambientazione fisica del “doloroso carcere”. Ma, procediamo all’analisi puntuale del testo. Dall’inizio del Canto, fino al verso 10 compreso, si tratta della figura modale assiologica – nell’operatore modale del ‘male’ -  ( il Male, ~Gp, ‘non è Bene, è Male p’ ). Dal verso 11, si introduce una nuova figura, la dimensione epistemica, nell’operatore modale del ‘non sapere’ (“Io non so chi tu ”).

I versi 26 – 27, si aprono ad una predizione sul futuro (“ quand’io feci ‘l mal sonno che del futuro mi squarciò ‘l velame”), che anticipa il passaggio alla dimensione della ‘credenza’ (~K~p. ), esplicitata nelle parole: “questi pareva a me maestro e donno” (v. 28); mi parieno stanchi (v. 34); mi parea lor veder fender li fianchi (v. 37). Al verso 37 torna imponente la manifestazione del ‘male’ (figura assiologica / operatore ~Gp). La terzina dal 40 al 42 è un’esemplificazione dell’operatore del ‘male’ (~Gp ); fino al verso 58: “ambo le man, per lo dolor mi morsi”. E ancora, fino al 66, finale: “dura terra”. L’iperbole del male prosegue fino al verso 75 esaminato.

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Tavola della figure logico-modale assiologica con gli operatori corrispondenti

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Le figure logico-modali assiologiche

(da axios ‘il valore’)

 

il Bene, Gp,  

il Male ~Gp.   

l’Indifferente, ~G~p.   

‘è bene p’, da good    

‘non è Bene, è Male p

‘non è né Bene né Male p  

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tavola delle modalità logiche n° 3. La figura assiologica è quella dominante (per la foma epistemica, consultare lo specchietto del testo “L’attesa di Beatrice”).

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9. conclusioni generali

 

Il fenomeno linguistico, che si ripresenta in tutti i testi esaminati , è l’eclissi del soggetto della frase (flessione dell’Io). La corrispondenza fra questo dato fenomenico ed il testo è riscontrata nella caduta dei verbi afferenti all’Io (Io della frase) al di sotto della medietà standard attesa (30%). E’ “la notte del soggetto grammaticale”, come la definirebbe Lai (1995). Vediamo ora cosa ci autorizza a parlare di eclissi del soggetto grammaticale: al di là delle ricerche - come confermato dal riferimento primo all’Enciclica Veritatis Splendor (Giampaolo Lai, 1995) - secondo cui ad un basso tasso di afferenti all’Io corrisponderebbe la  notte del soggetto grammaticale, possiamo per ora, in attesa del prossimo convegno, soffermarci sulla specificità dei ‘testi’ esaminati che, in prima istanza, mi sembra che rimandino all’esperienza d’amore.  Nel canto XXIII del Paradiso, “L’attesa di Beatrice”, dove c’è un’identificazione fra l’Io narrante e l’Io narrato, a mio parare, il senso rimanda ad un amore mistico ed extracorporeo, per l’anima bella di Beatrice; poiché Dante, per amore dell’intelletto (di cui Beatrice è un simbolo) , trasmigra e convive con il mondo ultra -terreno (altro, rispetto a quello attuale).

In sintesi, mentre nell’Inferno, Dante convola fra le anime dannate; nel Paradiso, lo ritroviamo nelle sfere divine. L’autore ci offre un primo esempio di trasmigrazione nel mondo delle anime; laddove, si affiancano più mondi: più mondi possibili e attesi, che si confrontano con un mondo terreno, necessario.

I dati emergenti sembrano riflettere la frase che “l’anima non è di proprietà dell’Io” (Rodolfo Sabbadini). Mentre nell’Inferno, l’anima di Dante si è dissolta, forse eclissata, insieme ai propri predicati, afferenti all’Io; nel Paradiso l’anima di Dante è come se fosse rapita, rispecchiata nell’anima bella di Beatrice; forse si è duplicata. E giungiamo a parlare dei “modi” dei testi dell’amore. Come se, in prima ipotesi, l’amore conciliasse con i “testi dell’anima” e la dissoluzione e/o l’eclissi del soggetto grammaticale.

Mi domando, alla luce delle ipotesi emergenti e delle correlazioni intraviste da Giampaolo Lai, se, anche il “male del corpo”: sia esso la “morte”, la trasmigrazione extracorporea, la “fame”di Ugolino, rimandino e siano causa possibile della dissoluzione del soggetto grammaticale. A  me sembra di sì.

Infine, a livello del testo, sono state riscontrate, nei brani esaminati delle corrispondenze: a) nella FF1: la correlazione fra eclissi dell’Io e generale definitezza formale del testo; b) nella FF2: tasso dei nomi elevato ed indice di riferimento in espansione; c)  nella FF3: la presenza globale di testi “felici”. Nella Forma Logica, FL: a) la permanenza della figura assiologica nell’Inferno; b) la completa espressione della figura epistemica nel Paradiso. In diversi testi esaminati, sono presenti lunghe descrizioni, che mancano di corrispondenza a precise figure logico – modali. [3]

 

 

 

bibliografia

 

Lai G. (1995), “La conversazione immateriale”, Boringhieri, Torino

 -       (2003), “Postulati, definizioni, algoritmi, teoremi del Conversazionalismo”, Rivista Italiana di Gruppoanalisi, vol. XVII, n. 1, pp.29 – 46.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


[1] Lunga e particolareggiata descrizione.

[2] Sono colpita dalla bellezza dei versi, che rimandano, all’inizio del canto, all’esperienza mistica dell’amore e della bellezza; Dante fa’ un’esperienza estetica dell’amore per Beatrice.

[3] La descrizione risponde ad un genere letterario puro, di tipo cronachistico: dove manca l’espressione emotiva dell’autore ed è, invece, è il testo a fare da protagonista. Le descrizioni pure, forse per questo, abbondano nei testi poetici e mancano, generalmente, nei testi dei pazienti esaminati dal conversazionalismo, come pure dai dialoghi del quotidiano.