Milano, domenica 28.11.04.

 

Cari Amici dell’Accademia, care Amiche, 

 

la giornata di ieri è stata molto densa e ricca e anche piacevole, se mi ricordo che spesso abbiamo riso di gusto a eventi che scandivano il nostro lavoro. Il lavoro sui due testi, di Giuliana Andò e di Roberto Sala, hanno offerto spunti di riflessione e quindi di nutrimento a tutte le due anime dell’Accademia, come le chiama Roberto: l’anima psicoanalitica, specialmente al mattino con Giuliana, l’anima conversazionale specialmente il pomeriggio con Roberto. Vorrei riassumere, specialmente per chiarirne lo svolgimento, alcuni argomenti emersi il pomeriggio, con il testo su Nadia. Riprendo qui i turni iniziali, 1 e 2, (che troverete più in dettaglio nella e-mail inviata alcuni giorni fa, con appunti sulla logica temporale dell’intervallo):

 

1 Nadia: Allora! Non saprei da dove cominciare. Non è successo gran che… nel senso che… è un periodo… che lui è molto carino con me…… che ogni tanto gli dico: <<ma come mai sei così gentile? C’è qualcosa che non va? Devi dirmi qualcosa?>>. Perché… tanto sa che io dubito di queste cose… appunto ho deciso di partire una settimana… il ventidue parto per una settimana a Capo Verde… e… gli ho chiesto a lui se veniva, lui mi ha detto di sì ma… abbiamo prenotato per due… però lui so che non viene, lo so già….. (sospira)

1 Terapeuta: Quindi, avete prenotato (interrotto)

2 Nadia:  Sì perché lui mi ha detto che veniva, solo che appunto… non so ieri ho dovuto portare il mio passaporto perché ci vuole il visto… per cui va beh, io ho portato una copia del passaporto e lui mi fa: <<e no, aspetta, adesso la cerco>>… questo me l’ha detto, io l’ho portato ieri mattina, il giorno prima gliel’ho chiesto mi ha detto che… lo cercava. Ieri… è andato… è uscito di casa presto non è riuscito a cercarlo… e mi fa: <<te lo cerco domani mattina>>, cioè stamattina, naturalmente non me l’ha cercato, adesso mi ha detto, l’ho visto prima, mi fa: <<no adesso vado a casa, lo prendo, così faccio la fotocopia e lo mandiamo via>>. Ma non ci credo.

 

Nel calcolo delle figure logico-modali delle 19 frasi del turno 1 di Nadia, avevamo rilevato la seguente distribuzione:

 

~Gp = 1 su 19 =

5%

Gp = 1 =

5%

~Kp = 6 =

31%

Kp = 3 =

15%

Bp = 1 =

5%

Box n° 1 per la distribuzione delle figure logico-modali del turno 1 di Nadia

 

Che l’istogramma n° 2 ci consente di visualizzare immediatamente:

 

 

Sia dal box n° 1, sia dall’istogramma successivo, n° 2, vediamo bene che tutto il turno 1 di Nadia è all’insegna delle figure epistemiche: non solo con il 31% per la figura del non-Sapere, ~Kp, ma anche per le figure associate del Sapere, Kp, con il 15%, e Bp al 5%. E la cosa non sembrerà strana, in un salto transuniversale, dal mondo della conversazione immateriale al mondo della conversazione materiale, se il problema di Nadia è quello della predizione, di predire se sì o no ‘lui’ verrà con lei in vacanza. Proviamo ora a calcolare l’inventario, anche per prenderci la mano, e poi la distribuzione delle figure logico-modali nel turno 2 di Nadia nel box n° 3:

 

Proposizioni del turno n°2 di Nadia

VF e tempo

figure logico-modali

1

Sì perché lui mi ha detto

VF

 

2

che veniva

VF

 

3

solo che appunto… non so

 

~Kp

4

Ieri ho dovuto portare il mio passaporto

Tempo

Op

5

perché ci vuole il visto

 

Op

6

per cui va beh, io ho portato una copia del passaporto

VF

 

7

e lui mi fa

VF

 

8

e no, aspetta, [nel senso di obbligare a aspettare, Op, anche per via del modo imperativo]

 

Op

9

adesso la cerco [nel senso di ‘non so dov’è’ = ~Kp]

 

~Kp

10

questo me l’ha detto,

VF

 

11

io l’ho portato ieri mattina,

VF; tempo

 

12

il giorno prima gliel’ho chiesto [nel senso del presupposto del non sapere = ~Kp; ma anche tempo = ieri]

tempo

~Kp

13

mi ha detto che

VF

 

14

lo cercava [nel senso di non sapere dov’è come in 9].

 

~Kp

15

eri… è andato…

VF

 

16

è uscito di casa presto

VF

 

17

non è riuscito a cercarlo [nel senso di ‘non ce l’ha fatta, gli è stato impossibile’ = ~Mp]

 

~Kp; ~Mp

18

e mi fa:

VF

 

19

<<te lo cerco domani mattina>>, cioè stamattina,

tempo

~Kp

20

naturalmente non me l’ha cercato,

 

~Kp

21

adesso mi ha detto,

VF, tempo

 

22

l’ho visto prima,

VF, tempo

 

23

mi fa

VF

 

24

<<no adesso vado a casa, lo prendo, così faccio la fotocopia e lo mandiamo via>>. Ma non ci credo.

Tempo: VF

 

25

lo prendo,

 

 

26

così faccio la fotocopia [nel senso di ‘in tal modo posso fare la fotocopia’ = Mp]

 

Mp

27

e lo mandiamo via [nel senso di ‘posso mandarlo via]

 

Mp

28

Ma non ci credo.

 

~Kp

Box n° 3 dell’inventario delle figure logico-modali del turno 2 di Nadia

 

 

~Kp = 8 =

27%

Op = 3 =

10%

~Mp = 1 =

3%

Mp = 2 =

7%

Box n° 4 per la distribuzione delle figure logico-modali del turno 2 di Nadia

 

 

 

Nel box n° 4 e nell’istogramma n° 5 vediamo che anche il turno n° 2 di Nadia, con il 27% di non-Sapere, ~Kp, è all’insegna delle figure epistemiche, quasi in modo sovrapponibile alla predominanza della medesima figura epistemica, ~Kp, del turno 1 di Nadia, mostrato nel box n° 1 e nell’istogramma n° 2. (con il simbolo VF indichiamo le frasi che si conformano alla logica vero-funzionale,VF, nel senso che di loro può dirsi unicamente se sono vere o false, mentre niente sembra potersi dire dell’atteggiamento modale del parlante.)

 

La forma fonica 2, FF2. Accanto al calcolo della forma logica, FL, che è il calcolo delle figure logico-modali, nella conversazione immateriale abbiamo il calcolo delle forme foniche, FF. Vediamo quali risultati ci dà il calcolo della forma fonica 2, FF2, del turno 1 e del turno 2 di Nadia, che per semplificare accorpiamo in un unico box, il box 6:

 

categorie

Turno 1 di Nadia

Turno 2 di Nadia

Medietà standard

 

quantità

%

Quantità

%

 

Parole

97

 

127

 

 

Nomi

6

6%

8

6%

10%

Verbi

23

23%

31

24%

 

indice

 

0.26

 

0.25

0.50

Box n° 6 della distribuzione dei nomi e dell’indice di riferimento nei turni 1 e 2 di Nadia

 

Nel box n° 6 vediamo che i nomi si distaccano dalle medietà standard del 10% per sottrazione, sia nel turno 1 sia nel turno 2 di Nadia, posizionandosi nella zona della onomapenia con esattamente il medesimo 6%; parallelamente, l’indice di riferimento (ovvero il quoziente nomi/verbi), si distacca per sottrazione dalla medietà standard dello 0.50, situandosi nella zona della contrazione dell’indice con un valore sovrapponibile nei due turni, rispettivamente 0.26 e 0.25.  

 

Onomapenia e contrazione dell’indice di riferimento.

Se il riferimento agli oggetti del mondo si fa con i nomi;

e se con i verbi ci si riferisce al fare e all’essere nel mondo;

e se il bambino fino ai due anni, due anni e mezzo, utilizza solo i verbi;

e solo dopo i due anni due anni e mezzo utilizza i nomi per riferirsi al mondo;

intuitivamente in presenza di ogni occorrenza di onomapenia si dovrebbe pensare a un riferimento al mondo ridotto, contratto, diminuito, per qualche ragione. Storicamente, all’interno del conversazionalismo, l’onomapenia è stata scoperta e descritta con il neologismo in questione studiando i testi registrati di pazienti Alzheimer. Ma anche studiando i testi di pazienti con diagnosi di depressione. Si è avanzata l’ipotesi, che nei pazienti Alzheimer, come nei pazienti depressi, l’onomapenia potesse essere correlata, transuniversalmente, a un ritiro relativo dell’investimento nel mondo, più precisamente dell’investimento negli oggetti del mondo. Dalle ricerche di Antonino Minervino, Attilio Giuliani, Jutta Beltz, sui testi di pazienti schizofrenici, si è trovato che il tasso di nomi è nella medietà standard, la qual cosa ci ha fatto rivedere il concetto corrente di ritiro dal mondo di persone con questa diagnosi: stando al criterio del tasso dei nomi, l’idea che i pazienti schizofrenici abbiano un ritiro dagli oggetti del mondo sembra essere piuttosto un pregiudizio. Ma, tornando a Nadia, la quale non è certamente una paziente alla quale convenga la diagnosi né di Alzheimer né di schizofrenia, come interpretare la sua onomapenia, nei turni 1 e 2 della conversazione? Una risposta convincente a questa domanda ci è stata fornita dalla discussione del testo di Nadia nel corso del seminario alle Stelline di sabato 27.11.04.

 

La costruzione di un mondo immaginario dove accadranno sempre le medesime cose, nell’eternità immutabile del necessario. Leggendo e rileggendo il testo dei due primi turni, 1 e 2, di Nadia, si è fatta strada nel gruppo di lavoro l’immagine che Nadia si era costruito un mondo tutto suo immutabile attraverso una self-fulfilling prophecy, che prevedeva solo l’abbandono del suo amico, forse contribuendo a crearlo, l’abbandono in questione. Se per Nadia l’abbandono è il Male, ~Gp, il mondo che Nadia si costruisce nell’immaginario, che profetizza, è determinato dalla Necessità del Male, N(~Gp). Questa rappresentazione, si è rafforzato nell’esercizio di psicodramma condotto da Giuliana, con Virginia nelle vesti del terapeuta, e Pietro nelle vesti della paziente Nadia. Virginia, in quanto terapeuta, cercava di ricondurre Nadia alla attualità di una situazione insostenibile, dalla quale Nadia poteva uscire solamente facendo prendere all’amico le responsabilità che gli competevano, ma prendendo pure lei le sue responsabilità. Ebbene, Pietro, nelle vesti di Nadia, si è mostrato come incatenato nello spell, nell’incantesimo di una situazione che non accetta di venire corretta dal buon senso dell’attualità. Sarebbe rimasta/o nello schema ormai definitivo del mondo attraverso il quale si disancorava dall’attualità. La domanda del conversazionalismo: come se ne esce dalla situazione infelice in questione?, era poi stata inserita nella metafora dell’aerostato che rischia di portare il cesto con il suo occupante nel mondo dell’aria se i due terrestri non riescono a tenerlo ancorato alla terra aggrappandosi alle funi che sporgono dal cesto (l’immagine è tratta dal libro Enduring love, Amore fatale, di Mc Ewin, recensito da Pierrette Lavanchy su <<Tecniche conversazionali>> nel numero 19, 1998). Se la metafora dell’aerostato che si disancora dalla terra ritrae adeguatamente il disinvestimento di Nadia dalle cose del mondo, allora la risposta terapeutica, potrebbe consistere in qualsiasi tentativo messo in atto dal terapeuta per ancorare Nadia agli oggetti del suo mondo attuale in modo da trattarli così come sono e non come devono essere secondo un copione imposto dalla prigione del pensiero, che conduce alla iterazione infinita. Un  modello di trattamento è stato fornito nell’esercizio di psicodramma da Virginia con Pietro.

 

La forma fonica 3, FF3. La forma fonica 1, FF1, studia la distribuzione dei predicati, in particolare calcolando il tasso degli io (medietà standard 30%) e degli infiniti (medietà standard 20%). Qui non ce ne siamo occupati. La forma fonica 2, FF2, come abbiamo visto al box n° 6, studia il tasso dei nomi (medietà standard 10%) e dell’indice di riferimento (medietà 0.50), in particolare occupandosi del fenomeno dell’onomapenia, quando il tasso dei nomi si distacca per sottrazione dalla medietà standard. La forma fonica 3, FF3, studia il distacco delle frasi del testo dalle parole e frasi ben formate della lingua. Per procedere al calcolo della distribuzione delle frasi ben formate rispetto a quelle non ben formate, elenchiamo tutte le frasi, segnando per ciascuna la loro appartenenza a una categoria o all’altra. 

 

1 Allora! Non saprei

2 da dove cominciare.

3 Non è successo gran che…

4 nel senso che…

5 è un periodo…

6 che lui è molto carino con me……

7 che ogni tanto gli dico:

* 8 <<ma come mai sei così gentile?

* 9 C’è qualcosa

* 10 che non va?

* 11 Devi dirmi qualcosa?>>.

12 Perché… tanto sa

13 che io dubito di queste cose…

14 appunto ho deciso di partire una settimana…

15 il ventidue parto per una settimana a Capo Verde…

16 e… gli ho chiesto a lui

17 se veniva, lui mi ha detto di sì

18 ma… abbiamo prenotato per due…

19  però lui so

20 che non viene,

21 lo so già….. (sospira)

1 Terapeuta: Quindi, avete prenotato (interrotto)

1 Sì perché lui mi ha detto

2 che veniva,

3 solo che appunto… non so

4 ieri ho dovuto portare il mio passaporto

5 perché ci vuole il visto…

6 per cui va beh, io ho portato una copia del passaporto

7 e lui mi fa:

* 8 <<e no, aspetta,

* 9 adesso la cerco>>…

10 questo me l’ha detto,

11 io l’ho portato ieri mattina,

12 il giorno prima gliel’ho chiesto

13 mi ha detto che…

14 lo cercava.

15 Ieri… è andato…

16 è uscito di casa presto

17 non è riuscito a cercarlo…

18 e mi fa:

* 19 <<te lo cerco domani mattina>>, cioè stamattina,

20 naturalmente non me l’ha cercato,

21 adesso mi ha detto,

22 l’ho visto prima,

23 mi fa:

* 24 <<no adesso vado a casa,

* 26 lo prendo,

* 26 così faccio la fotocopia

* 27 e lo mandiamo via>>.

28 Ma non ci credo.

 

Come allenamento, ciascuno di noi può calcolare quante sono le frasi dei turni 1 e 2 di Nadia che non rientrano nelle frasi ben formate secondo i criteri grammaticali abituali. Qui ci siamo limitati a segnalare con un ‘*’ le ‘citazioni’, ovvero le frasi che Nadia riporta nel testo come discorso diretto, che richiede le virgolette, all’interno del predominante discorso indiretto. Il lettore può leggere nel Dizionario delle Tecniche conversazionali n° 24, ottobre 2000, la voce Citazioni. Abbiamo stabilito di considerare la forma delle citazioni, nel calcolo della FF3, come una frase non ben formata. Si può essere d’accordo o meno con questa scelta. A ogni modo, quando il parlante riporta le sue frasi in discorso diretto, è come se in qualche modo abdicasse alla sua funzione di soggetto che decide come stanno le cose nel mondo per fotografare ciò che altri soggetti del mondo hanno detto. In questo senso, le citazioni rientrano nella medesima categoria logica della onomapenia: l’una e l’altra funzione segnalando un distacco, un disinvestimento, dagli oggetti del mondo. Si tratta di un’ipotesi, naturalmente, tanto più forte, tuttavia, che il fenomeno della citazione sembra essere particolarmente frequente nei testi di pazienti Alzheimer.

            Come ben si vede, si tratta di un frammento di appunti, provvisori e slegati, che ciascun lettore può completare, eventualmente inviando le proprie considerazioni al nostro indirizzo e-mail. 

 

Roberto Sala, Giampaolo Lai

 

*****

 

 

Carissimo Giampaolo,

ho letto accuratamente il testo e ho fatto alcune piccole correzioni. E' molto interessante e molto convincente la vicenda della necessità del Male, come emerge da quanto hai presentato. Ma c'è una sorpresa, quella di accorgersi guardando nuovamente i box che le figure del Male sono quasi assenti dai due primi turni, dominati dalle figure epistemiche. Hai premesso "se l'abbandono è il Male", effettivamente non lo sappiamo, e questa incertezza su che cosa è il bene o il male, che cosa desidera Nadia, è emersa dal gioco di Virginia con Pietro. Il titolo del testo: "Abbiamo prenotato per due ma so che non verrà", era tuttavia in linea con il tema della necessità del Male, dove "so che", conoscenza profetica, che si può scrivere K(~Gp), come qualcuno ha suggerito, equivarrebbe all'affermazione che una cosa avverrà necessariamente. Il testo si potrebbe viceversa intitolare: "Ha detto che sarebbe venuto, ma non ci credo", che si potrebbe siglare: ~B(Gp).

A presto!

Pierrette

 

29.11.2004