Fin dai suoi primi video,
Digitaline ed Ex Memoriam, Bériou è attratto dal sezionamento dei corpi
umani digitalizzati fino alla creazione di meccanismi antropomorfizzati,
mostri giocosi e surreali frutto di una vera e propria ingegneria genetica
digitale la cui caratteristica principale sta proprio nel contrasto tra
l’orrido e il ludico.
Il labirinto, topos ricorrente nei suoi video, è per Bériou “figura
naturale del funzionamento della vita”, “tautologia dell’esistenza” ma,
soprattutto, “l’antidoto all’obbligo di occupare il centro o un posto da
esso assegnato”. E’ per questo che l’arte digitale di Bériou si identifica
pienamente con la perdita di un centro narrativo, figurativo,
contenutistico o di dispositivo che esso sia. “Vuotare il centro” secondo
l’autore vuol dire “de-focalizzare l’immagine. Concepire un’immagine che
perturbi l’osservatore, gli impedisca di pensarci come il centro del
dispositivo immaginario”.
L’estetica del “decentramento” trova oggi la sua apologia nella logica
dell’interattività e della virtualità, termini non certo estranei a Bériou,
il quale tuttavia alla sua cultura tecnologica unisce l’amore per
l’analogico, il maniale, il primitivo, alternando al computer, il disegno,
la fotografia, il fotomontaggio o l’installazione con le pietre (sorta di
land art documentata nel video Avant le mer). Se dovessimo trovare un
riferimento pittorico classico per il suo universo iconografico dovremmo
parlare dell’anamorfosi, ma riferendoci all’arte di questo secolo dovremmo
considerare Bériou l’ultimo cubista, sia per la simultaneità dei punti di
vista che ci offre (il “decentramento” di cui parlavamo prima) che per la
mescolanza di linguaggi e supporti.
Non è forse un esempio di “cubismo digitale” il video Cloison, in cui un
uomo e una donna abitano in una città fatta di una miriade di alveoli,
scatole, stanze che vengono esplorati dall’interno, strato per strato?
Bériou frantuma lo spazio in infinite microinquadrature e ci consente di
vedere tutto in sezione: l’immagine di sintesi diventa dal punto di vista
ontologico un non-luogo (poiché non rimanda ad alcuna immagine “reale”) e
dal punto di vista della messa in scena spazio della totale simultaneità.
In realtà le diverse stanze e partizioni dell’inquadratura si trasformano,
non finale, in una seria di altrettante polaroid, fotogrammi che
compongono una visione a puzzle, a dimostrazione che nel suo lavoro il
rapporto tra immagine infografica e fotografica è assai stretto. Relazione
ancora più evidente nella mostra che ha alllestito appositamente per
questa edizione di “Metamorfosi” e nella compilation che viene presentata.
La mostra è stata pensata dall’autore come un immenso collage di immagini
stampate (non necessariamente in alta definizione) dal supporto digitale e
incollate direttamente al muro, lontane dal feticismo dell’opera originale
e fuori di qualsiasi cornice. Un’operazione di “décadrage”, di fuori campo
visivo, di con-fusione tra spazio del reale e spazio della
rappresentazione.
Bèriou
Bériou - pseudonimo di Jean-Francois Matteudi - è
nato nel 1952. Dopo una formazione di antropologia sociale, Bériou si
dedica alla pittura e alla fotografia. Il suo stile prefigura già il
passaggio avvenuto nei primi anni ‘90 con Digitaline, suo primo
cortometraggio. Fondatore della casa di produzione Agave, Bériou,
parallelamente alla sua attività di produttore e regista, affianca quella
di artista realizzando disegni, fotomontaggi, immagini digitali e anche
sculture di pietre, che ha documentato nel suo ultimo video Avant la
mer.
Videografia
: Digitaline (1990, 1’30”);
Ex memoriam (1992, 5’); Salut l’artiste (1992, 37”); Tableau d’amour
(1993, 5’); Alcoofest (1993, 2’30”); Limbes (1995, 5’20”); Cloison (1997,
5’); Avante le mer (1999, 10’); Eh, papa! (1999, 6’).
I Film
in programma
Digitaline
anim./sperim., Francia, 1990, 1’30”, video, col.
produzione: Agave
Storia d’amore tra due dita in cinque fasi: 1) digitalizzazione; 2)
febbre; 3) convulsioni; 4) complicazioni; 5) denudamento.
Ex memoriam
anim./sperim., Francia, 1992, 5’, video, col.
animazione: Bériou, Daniel Barthelemy; informatica: Gilles Bollaert;
musica: Gilles Fournier; produzione: Nathalie Vivien per Agave, Canal +;
tecnica: computer 3-D
Ex memoriam è una memoria al lavoro, con i suoi percorsi inscritti nella
carne, le sue folgoranti istantanee, le sue cosce e i suoi seni multipli,
e tutti i suoni che si accumulano fino a diventare un soffio di vento.
Tableau d’amor
anim./sperim., Francia, 1993, 5’, video, col.
assistenti: Olivier Debert, Pascal Jonquais, Daniel Barthelemy;
informatica: Gilles Bollaert; musica: Gilles Bollaert; produzione: Anne
Belanger per Agave e Canal +; tecnica: computer 3-D
I corpi di un uomo e una donna si trasformano continuamente ispirandosi a
soggetti tratti dalla storia della pittura occidentale.
Limbes
anim./sperim., Francia, 1995, 5’20”, video, col.
informatica: Gilles Bollaert; montaggio: Michel Leher Telemel; musica:
Gilles Fournier; voce: Mimi Young; produzione: Anne Belanger per Agave e
Canal +; tecnica: computer 3-D
Sensazioni, reazioni e ricordi di un bambino nel feto della madre.
Cloison
anim./sperim., Francia, 1997, 5’, video, col.
informatica: Gilles Bollaert; musica: Gilles Fournier; produzione: Anne
Belanger per Agave e Canal +; tecnica: computer 3-D
E’ la storia di un uomo e una donna che danzano malgrado muri e divisioni.
Storia di una città fatta di una miriade di alveoli, scatole, stanze,
spazi che vengono esplorati dall’interno, strato per strato.
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