La Costituzione e le adozioni |
La responsabilità penale è
personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla
condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari
al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi
previsti dalle leggi militari di guerra.
Abbiamo scelto di adottare – nel nostro caso, forse va da sé –
l’articolo 27. Uno dei suoi commi specifica: «Le pene non possono consistere
in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione
del condannato». Viceversa, noi sappiamo, anche per esperienza personale, che la
pena reclusiva in Italia è molto spesso oggettivamente contraria al senso di
umanità, poiché si svolge in luoghi e condizioni incivili; di conseguenza,
lungi dal riuscire a promuovere reinserimento e maggiore responsabilità sociale
da parte del condannato, le pene carcerarie producono invece disperazione
crescente, sofferenza ed emarginazione aggiuntive. Ciò, tuttavia, deve spingere
ad applicare finalmente e per davvero queste e altre parti della Costituzione,
fondamentali per la tutela e garanzia dei diritti dei più deboli, architrave
della civiltà giuridica, non certo a farne carta straccia.
Maurizio Zullo -
Roma
Adotto l'art. 27 della Costituzione: “l'imputato non è
considerato colpevole sino alla condanna definitiva”... Non come succede da 10
anni a questa parte che le condanne sono emesse dai mass media prima che
avvenga il processo.
Arnaldo
Bertoni - Ferno (VA)
Adotto i principi
fondamentali della Costituzione, perché i 12 articoli sono espressione di
libertà, uguaglianza e solidarietà. L'art. 13 e l'art. 27.
È fondamentale, almeno
per quanto mi riguarda, scegliere un articolo da adottare prima con il cuore e
poi con la testa; deve esistere una relazione di affetto, di stomaco, un legame
vero...un'adozione a pieno titolo!
È questo il motivo che mi porta ad adottare
il 27; per diversi motivi, infatti, ho avuto a che fare con il mondo del
carcere, scoprendone gioie e dolori.
La
responsabilità penale è personale.
L'imputato
non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le
pene non possono consistere in trattamenti contrari all'umanità e devono
tendere alla rieducazione del condannato.
Non
è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di
guerra.
3 punti su cui mi viene da riflettere:
1. il primo comma...non corre qualche
pericolo? troppo spesso si assiste a pesanti ingerenze tra politica e
giustizia!
2. si è davvero innocenti fino a prova
contraria? sino a condanna definitiva? in teoria sì, ma ci troviamo a subire
una stampa che rasenta troppo frequentemente il pettegolezzo e lo scandalo, che
non concede i tempi di un processo e di una risoluzione.
3. La detenzione. Al di là dei casi più
evidenti di soprusi e violenze che vengono commessi in qualche carcere, ciò che
scarseggia (per mancanza di fondi o di volontà) è la “rieducazione”, la crescita
personale, la possibilità di avere un’altra chance.
Ma come leggere la
rieducazione?
Possibilità di
sventolare un’idea di sicurezza sociale o di credere che le cose possano
cambiare; diritto affermato dalla Costituzione (diritto per i detenuti o
per una società migliore) e diritto talvolta violato; dovere
delle istituzioni in primis, ma anche da parte dei detenuti soggetti attivi.
E senza voler apparire buonista o tesa a giustificare tutto e tutti,
sarebbe opportuno riflettere sul fatto che a volte non si tratta semplicemente
di rieducazione, ma di vera e propria “prima educazione”!
Diverse le accezioni
e le sfumature. Ma per concludere propongo la mia interpretazione…rieducare mi
sembra l’unico modo leale per riscoprire l’uomo dando identità alla società.
Sara Marsico –
Melegnano (MI)
Adotto l'articolo 27 perché è contrario alla
pena di morte e perché afferma il bellissimo principio della funzione della pena
che deve tendere alla rieducazione(intesa come reinserimento sociale) del
condannato. Sono innamorata della nostra Costituzione. La
insegno (credo con passione) sia in un istituto tecnico sia ai detenuti del
carcere di Opera. Ho fondato, anni fa, con un gruppo di miei ex studenti un
Comitato per la Costituzione, di quelli voluti da Dossetti. L'abbiamo
intitolato a Pertini, il Presidente amico dei giovani e delle scuole.Siamo
andati per tre anni nelle classi quinte elementari a parlare di Costituzione attraverso
il gioco. Ho molto materiale da inviarvi, se lo volete. Attualmente lo stesso
lavoro di volontariato civile è svolto da un gruppo di persone molto in gamba a
Paullo. Nel frattempo, con alcuni miei studenti
detenuti di Opera stiamo realizzando un CD - Rom che illustra i principi
fondamentali della Costituzione. Si chiama: "Costituendo - Incantesimi
sulla Costituzione dai maghi del mondo invisibile".
Si può
insegnare la Costituzione in modo divertente. Basta amarla.
Perché esiste già un “mai più” che la vita
inevitabilmente porta, o che scegliamo per negligenza o superficialità, senza
aver bisogno di ricorrere a quello così definitivo e incolmabile e improprio
che è dare la morte.
I “mai più” nostri e
personali riaffiorano talvolta all’improvviso, rievocati da una nota, da una
sfumatura del cielo, con tutto il peso del rimpianto e della nostalgia per ciò
che non abbiamo saputo o voluto vivere, oppure per ciò che è stato e non è più.
Un amore non attraversato, una richiesta di
aiuto non accolta, un sorriso non ricambiato, un pensiero taciuto…
Questa cultura del NO, dell’indisponibilità,
non è una cultura di vita ma di morte: perché non traccia percorsi di
conoscenza, perché non getta ponti che uniscano le opposte sponde tra la nostra
individualità e quella degli altri, perché è quella del cardo dei cigli
polverosi che ferisce le caviglie.
Come la spada che separa la luce dall’ombra,
puntata come un indice che declama morte, senza che più nessuna nota, nessuna
sfumatura possa risvegliare un’emozione, riscattare un’azione.
ALTRE
ADOZIONI:
Rossella Monaco - Crespina (PI)
Susanna Mazzenga –
Roma
Istituto Tecnico Commerciale V.Benini – Melegnano (MI) - sezione
carcere di Opera
Franco
Moro Visconti