La Costituzione e le adozioni

 

Principi fondamentali

Parte Prima

Parte Seconda

Disposizioni

transitorie e finali

 

IO ADOTTO L’ARTICOLO 27

 

La responsabilità penale è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra.

 

Sergio Segio e Sergio Cusani - Milano

Abbiamo scelto di adottare – nel nostro caso, forse va da sé – l’articolo 27. Uno dei suoi commi specifica: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Viceversa, noi sappiamo, anche per esperienza personale, che la pena reclusiva in Italia è molto spesso oggettivamente contraria al senso di umanità, poiché si svolge in luoghi e condizioni incivili; di conseguenza, lungi dal riuscire a promuovere reinserimento e maggiore responsabilità sociale da parte del condannato, le pene carcerarie producono invece disperazione crescente, sofferenza ed emarginazione aggiuntive. Ciò, tuttavia, deve spingere ad applicare finalmente e per davvero queste e altre parti della Costituzione, fondamentali per la tutela e garanzia dei diritti dei più deboli, architrave della civiltà giuridica, non certo a farne carta straccia.

 

 

Maurizio Zullo - Roma

Adotto l'art. 27 della Costituzione: “l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”... Non come succede da 10 anni a questa parte che le condanne sono emesse dai mass media prima che avvenga il processo.

 

 

Arnaldo Bertoni - Ferno (VA)

Adotto i principi fondamentali della Costituzione, perché i 12 articoli sono espressione di libertà, uguaglianza e solidarietà. L'art. 13 e l'art. 27.

 

 

Luisa Brogonzoli - Milano

È fondamentale, almeno per quanto mi riguarda, scegliere un articolo da adottare prima con il cuore e poi con la testa; deve esistere una relazione di affetto, di stomaco, un legame vero...un'adozione a pieno titolo!

È questo il motivo che mi porta ad adottare il 27; per diversi motivi, infatti, ho avuto a che fare con il mondo del carcere, scoprendone gioie e dolori.

La responsabilità penale è personale.

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari all'umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra.

3 punti su cui mi viene da riflettere:

1.         il primo comma...non corre qualche pericolo? troppo spesso si assiste a pesanti ingerenze tra politica e giustizia!

2.         si è davvero innocenti fino a prova contraria? sino a condanna definitiva? in teoria sì, ma ci troviamo a subire una stampa che rasenta troppo frequentemente il pettegolezzo e lo scandalo, che non concede i tempi di un processo e di una risoluzione.

3.         La detenzione. Al di là dei casi più evidenti di soprusi e violenze che vengono commessi in qualche carcere, ciò che scarseggia (per mancanza di fondi o di volontà) è la “rieducazione”, la crescita personale, la possibilità di avere un’altra chance.

Ma come leggere la rieducazione?

Possibilità di sventolare un’idea di sicurezza sociale o di credere che le cose possano cambiare; diritto affermato dalla Costituzione (diritto per i detenuti o per una società migliore) e diritto talvolta violato; dovere delle istituzioni in primis, ma anche da parte dei detenuti soggetti attivi.

E senza voler apparire buonista o tesa a giustificare tutto e tutti, sarebbe opportuno riflettere sul fatto che a volte non si tratta semplicemente di rieducazione, ma di vera e propria “prima educazione”!

Diverse le accezioni e le sfumature. Ma per concludere propongo la mia interpretazione…rieducare mi sembra l’unico modo leale per riscoprire l’uomo dando identità alla società.

 

 

Sara Marsico – Melegnano (MI)

Adotto l'articolo 27 perché è contrario alla pena di morte e perché afferma il bellissimo principio della funzione della pena che deve tendere alla rieducazione(intesa come reinserimento sociale) del condannato. Sono innamorata della nostra Costituzione. La insegno (credo con passione) sia in un istituto tecnico sia ai detenuti del carcere di Opera. Ho fondato, anni fa, con un gruppo di miei ex studenti un Comitato per la Costituzione, di quelli voluti da Dossetti. L'abbiamo intitolato a Pertini, il Presidente amico dei giovani e delle scuole.Siamo andati per tre anni nelle classi quinte elementari a parlare di Costituzione attraverso il gioco. Ho molto materiale da inviarvi, se lo volete. Attualmente lo stesso lavoro di volontariato civile è svolto da un gruppo di persone molto in gamba a Paullo. Nel frattempo, con alcuni miei studenti detenuti di Opera stiamo realizzando un CD - Rom che illustra i principi fondamentali della Costituzione. Si chiama: "Costituendo - Incantesimi sulla Costituzione dai maghi del mondo invisibile". Si può insegnare la Costituzione in modo divertente. Basta amarla.

 

 

Teresa Mariniello - Milano

Perché esiste già un “mai più” che la vita inevitabilmente porta, o che scegliamo per negligenza o superficialità, senza aver bisogno di ricorrere a quello così definitivo e incolmabile e improprio che è dare la morte.

I “mai più” nostri e personali riaffiorano talvolta all’improvviso, rievocati da una nota, da una sfumatura del cielo, con tutto il peso del rimpianto e della nostalgia per ciò che non abbiamo saputo o voluto vivere, oppure per ciò che è stato e non è più.

Un amore non attraversato, una richiesta di aiuto non accolta, un sorriso non ricambiato, un pensiero taciuto…

Questa cultura del NO, dell’indisponibilità, non è una cultura di vita ma di morte: perché non traccia percorsi di conoscenza, perché non getta ponti che uniscano le opposte sponde tra la nostra individualità e quella degli altri, perché è quella del cardo dei cigli polverosi che ferisce le caviglie.

Come la spada che separa la luce dall’ombra, puntata come un indice che declama morte, senza che più nessuna nota, nessuna sfumatura possa risvegliare un’emozione, riscattare un’azione.

 

 

ALTRE ADOZIONI:

 

Rossella Monaco - Crespina (PI)

Susanna Mazzenga – Roma

Gianpietro Pegoraro – Rovigo

Istituto Tecnico Commerciale V.Benini – Melegnano (MI) - sezione carcere di Opera

Franco Moro Visconti