La Costituzione e le adozioni

 

Principi fondamentali

Parte Prima

Parte Seconda

Disposizioni

transitorie e finali

 

IO ADOTTO L’ARTICOLO 37

 

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

 

Patrizia Zoffo - Sequals (PN)

Voto l'art.37 sperando che la parità tra lavoratori e lavoratrici non abbia una attuazione solo formale (falsa parità) ma bensì sostanziale.Ciò vuol dire che il legislatore non può e non deve prescindere dalla diversità che obiettivamente esiste tra uomo e donna ma al contrario deve partire da questa diversità e fare in modo che la donna possa realizzarsi, se lo vuole, anche come madre senza dover per forza fare una scelta tra lavoro e famiglia.

 

 

Maria Grazia Cammarota – Cassano d’Adda (MI)

Adotto questo articolo contro ogni forma di sfruttamento dei minori.

 

 

Caterina Fallanca - Cantù (CO)

Adotto l’articolo 37 perché tutela le donne e i minori in relazione al mondo del lavoro. Ritengo che questo articolo sia spesso disatteso soprattutto per quanto riguarda i minori. Trovo basilare che la Costituente abbia pensato di inserire nella parte che riguarda il lavoro uno spazio apposito per le donne e i bambini in maniera tale che venisse rispettata la loro posizione nella società. L'articolo mi piace così com’è:vorrei solo che venisse ricordato più spesso.

 

 

Annalisa Colzi - Milano

Ho scelto l'articolo n.37 perché difende i soggetti più deboli come la donna e i minori che lavorano. Sono convinta che le leggi dovrebbero venire incontro alle esigenze della donna con a carico una famiglia e del minore che non è ancora consapevole delle proprie capacità.
 
 
Stefania Allegra - Milano

Ho deciso di adottare l'art. 37 perché è quello, tra tutti, che in questo momento della mia vita sento di dover tutelare, per diversi motivi. La mia è una scelta dettata essenzialmente dall'istinto. Pur non essendo madre mi sento assolutamente vicina a tutte quelle donne che vivono quotidianamente il conflitto tra l'ambizione professionale e il desiderio di poter passare più tempo con i loro figli. Una donna con famiglia nella nostra società si trova più spesso a doversi assentare dal luogo di lavoro rispetto ai propri colleghi uomini, per accudire il proprio piccolo malato o anche solo per accompagnarlo dal medico. Questo costituisce una discriminante per i datori di lavoro sia in fase di assunzione (quante volte nel corso dei miei colloqui di lavoro mi sono sentita chiedere se avevo figli o se avevo intenzione di averne.... che domande... certo che ho intenzione di averne!!! Ma qualcuno lo chiede mai agli uomini?), sia nell'eventuale momento della promozione. Non credo, e personalmente non ho mai sperimentato in nessuna delle mie passate e presenti esperienze di lavoro, condizioni di lavoro che consentissero alla donna lavoratrice l'adempimento della sua essenziale funzione familiare o comunque assicurassero alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. E non parlo solo di parità di salario, segreto sogno nel cassetto di gran parte delle donne. Parlo di aiuti pratici, tangibili e di un profondo e necessario cambiamento della nostra cultura. Per quale motivo una donna lavoratrice deve fare una scelta tra l'essere madre e crescere professionalmente? Perché non le permettiamo di esercitare entrambi i ruoli, se lo vuole, dandole il necessario sostegno pratico e psicologico? Diventare madre ed esserlo poi ogni singolo giorno è per me uno dei principali motivi per cui è bello essere donne. Essere discriminate in ambito lavorativo perché ritenute non affidabili al 100% e non trovare alcun sostegno da parte della nostra società è uno dei tanti motivi per cui a volte vorrei invece essere un uomo. L'art. 37 della nostra Costituzione protegge le madri lavoratrici. Iniziamo con l'adottarlo noi tutti ogni giorno e aiutiamo anche i nostri figli, fratelli, padri, colleghi e datori di lavoro a capirne l'importanza per la nostra società e a farlo.

 

 

Claudia Baldi - Genova

Ho già adottato l'art. 14 ma vorrei adottare anche l'art. 37 che protegge le donne lavoratrici in onore di mia madre: alla fine degli anni 50 lei era impiegata in una grande compagnia di assicurazioni, ma all'epoca (non esisteva ancora lo statuto dei lavoratori!), alle donne, insieme al contratto di assunzione, veniva fatta firmare la lettera di licenziamento con la data in bianco! Così, nel momento in cui la lavoratrice si fosse sposata... sarebbe bastato aggiungere la data per licenziarla! Mia madre nel 1961 dovette sposarsi "di nascosto" da suoi colleghi e superiori, avere un figlio non sarebbe stato nemmeno pensabile. Adotto questo articolo per tutte le donne che, come mia madre, hanno conosciuto vessazioni di questo genere.

 

 

Fausto Tuscano - Salisburgo

Sono compositore e insegnante d'italiano a Salisburgo (Austria). Vivo qui ormai da cinque anni e vedo con molta preoccupazione quanto sta accadendo in Italia da un anno a questa parte. Mi piace molto la vostra iniziativa. Vorrei adottare anch'io alcuni articoli della Costituzione, e cioè gli articoli 33, 34, 37 e 39 perché li ritengo fondamentali per un futuro democratico della Repubblica Italiana.

 

 

Alessandra Mori - Milano

Adotto l'articolo 37 perché mi sembra un articolo ampiamente disatteso nel mondo del lavoro italiano. Non credo che la parità di salario sia una realtà nelle aziende del nostro paese, salvo forse nel settore pubblico; e comunque spesso l'equivalenza funzionale di fatto non è riconosciuta di diritto e la pari retribuzione sfuma di conseguenza. Inoltre ritengo che, sebbene molto sia stato fatto per la tutela delle lavoratrici madri, prevalga ancora l'opinione che i figli siano un problema del tutto privato e che dunque la lavoratrice madre si debba "organizzare" per far fronte ai propri impegni familiari e di lavoro su base puramente privata. Così non è. I figli hanno alcune caratteristiche di quelli che gli economisti chiamano beni pubblici – e questo è ben compreso in alcune società cosiddette primitive, nelle quali la cura dei piccoli viene condivisa dal gruppo sociale – e dunque costi e benefici dei bambini devono ricadere almeno in parte sul collettivo. Banalmente ciò è così perché un prato pieno di bambini vocianti è più simpatico di un prato pieno di automobili in sosta. Ma ciò è così soprattutto perché una società senza bambini invecchia e muore nel giro di pochi decenni; e invecchia nella povertà, perché i sistemi pensionistici in atto nei paesi europei occidentali si basano sullo schema pay as you go, nel quale sono le generazioni giovani a pagare le pensioni in ogni momento alle generazioni più vecchie. Il tasso di natalità rappresenta dunque il saggio di rendimento del capitale investito in ogni momento dai cittadini che lavorano. Con un tasso di natalità prossimo allo zero, il capitale delle nostre società non rende nulla e si consuma, anno dopo anno. Infine, perlomeno in Italia, la rete di assistenza agli anziani poco o nulla autosufficienti, si basa quasi interamente sul volontariato della famiglia, dei figli, come nelle più tradizionali società contadine. E noi abbiamo lasciato la terra da molto tempo ormai; ma ci siamo dimenticati di sostituirla.

Ecco dunque ciò di cui ogni singola madre che lavora deve convincersi: se rifiuta di fare straordinari (pagati a chi invece li fa), se avanza richiesta di part-time (e accetta di conseguenza una riduzione di salario, contributi etc.), se deve improvvisamente assentarsi in aspettativa (a stipendio zero) per curare i propri piccoli, non sta chiedendo regali a nessuno. Sta assolvendo alla sua essenziale funzione familiare, che la Costituzione sancisce e si impegna a proteggere e che si vede così spesso disattesa, contando sul senso di colpa del singolo.

La Costituzione le protegge, le madri che lavorano; ma quante di loro lo sanno?

 

 

Sara Zanini

Cari amici, anch'io alla fine ce l'ho fatta.... ho scelto! Scelgo l’articolo 37 perché gli unici momenti in cui avrei voluto essere uomo, sono stati quelli in cui mi trovavo a dover affrontare colloqui di lavoro e credetemi ne ho fatti veramente tanti e per ogni tipologia. Mi sentivo discriminata solo per il fatto di essere donna e quindi probabile futura moglie e quindi probabile genitrice ecc....Un caro saluto a tutti.

 

 

Anna Acuti - Milano

Finalmente ho scelto!

Ho scelto l'art. 37 perché... se non ci fosse bisognerebbe inventarlo! è una scelta che faccio d'istinto, perché è uno degli articoli che sento più vicini a me in questo momento della mia vita, in cui mi trovo così spesso in conflitto tra l'ambizione professionale e il desiderio di stare di più con la mia bambina. D'altra parte in Italia oggi il lavoro e la famiglia non sono ancora così facilmente conciliabili (e poi tutti conosciamo le difficoltà che si incontrano oggi nel risolvere i conflitti d'interesse...) e ritengo sia prima di tutti lo Stato che possa promuovere iniziative che vadano in direzione di un sostegno della flessibilità e di forme di lavoro alternative: ben venga quindi l'art. 37!!