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Angelo M. BuongiovanniAssessore organizzazione Risorse umane e servizi informativi - Pisa Adotto
l'articolo 12 perché questo governo pasticcia perfino con i colori della
nostra bandiera. Verde bianco e rosso, dice la Costituzione. Da bambino mi
hanno insegnato che i colori sono il verde dei nostri prati, il bianco delle
montagne e il rosso del sangue di chi è caduto per la Patria: retorica
risorgimentale un po' abusata, ma una bandiera ha bisogno anche di questo:
non verde smeraldo, bianco avorio e rosso rubino, che sono colori da sfilata
di moda.
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Giovanna Melandri - Roma
Adotto l'art. 9 (per ragioni evidenti) perché il nostro
patrimonio storico, artistico ed anche paesaggistico è una ricchezza di tutti
ed è dovere di tutti custodirlo e valorizzarlo. Davanti agli attacchi di una destra mercantile, culturalmente
lontana dalla destra liberale a cui pretende richiamarsi, che concepisce
questo patrimonio come una ricchezza di sua proprietà da svendere per fare
cassa, bisogna rammentare e riscoprire l'impegno che l'art 9 della
Costituzione affida non solo alle istituzioni ma anche ad ogni semplice
cittadino, padrone pro-quota e responsabile pro-quota dell'integrità di tale
inestimabile ricchezza. |
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Franco Bomprezzi - Milano Sono giornalista e sono una persona disabile. L'articolo 3
riassume i motivi per i quali potrei sentirmi a mio agio, come cittadino
italiano, senza bisogno, ogni volta, di dichiarare il mio status, il mio
stigma di persona disabile. La Costituzione dichiara senza usare troppe
parole che non è ammissibile una distinzione basata sulla discriminazione
sociale o di situazione personale. Tutti sappiamo che nella pratica
quotidiana non è così. Basterebbe applicare l'articolo 3 per evitare i
contrassegni gialli o blu, i certificati da esibire per ogni operazione della
vita, la stella di David che come persona disabile di fatto devo accettare di
mostrare in pubblico perché si compia il paradosso per cui, attraverso
l'evidenziazione della mia diversità, lo Stato provveda a ridurre gli
ostacoli che mi impediscono la piena partecipazione alla vita sociale e
lavorativa. Io ho vinto personalmente la mia battaglia di emancipazione
sociale e culturale, ma so bene quante famiglie vivono ancora l'handicap come
una palese differenza che comporta una cittadinanza meno piena. Fra poco è il
2003, anno europeo delle persone disabili. L'articolo 3 della nostra
Costituzione potrebbe essere il modello per una dichiarazione dei diritti
umani che non ha bisogno di sottolineare le singole diversità. |
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Centro Falcone e Borsellino - San Bernardo di
Carmagnola (TO)
Il Centro Falcone e Borsellino adotta l’Articolo 3 della
Costituzione. Il principio di Uguaglianza costituisce uno dei passaggi
fondamentali dello sviluppo della civiltà giuridica europea. A partire dalla
Rivoluzione Francese, tutte le democrazie hanno come riferimento essenziale
l’uguaglianza: si spezzano le differenze giuridiche e sociali collegate alle
disparità di ceto e di origine che avevano caratterizzato lo sviluppo nei
secoli precedenti. Nell’articolo 3, inoltre, è ben chiara l’apertura
all’uguaglianza come pari dignità sociale: il principio di uguaglianza è
interpretato non solo come un criterio giuridico che vincola il legislatore
all’ordinamento statuale, ma soprattutto come un obiettivo da raggiungere. Ci
sembra, quindi, che contenga l’insieme di valori di riferimento che più di
altri corrono il rischio di essere avviliti dall’attività legislativa
dell’attuale maggioranza che, stravolgendo il principio che la legge è uguale
per tutti, crea invece leggi speciali per cittadini speciali.
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Raffaella Lanzillo – Milano Ho puntato sull'art.21 perché
la libertà di informazione (non solo di stampa) è oggi quella che a me sembra
la più minacciata: e non dallo Stato – secondo la concezione che ha ispirato
i costituenti – bensì dal gigantismo dei poteri economici privati (Per cui
l'adozione della norma non escluderebbe il pensare anche a una qualche
riforma, per aggiornarla ai problemi di oggi). La libertà di pensiero e di
informazione mi interessano, sia quali premesse essenziali per l'effettivo
rispetto e la crescita dei diritti dell'uomo (da qui il collegamento con
l'art.2), sia quali articolazioni delle libertà economiche (da qui il
collegamento con l'art.41), ove pure la restrizione della concorrenza e
l'evolvere dei mercati verso concentrazioni sempre più vistose di poteri e di
ricchezze, e verso posizioni sempre più disuguali fra gli operatori, mette a
mio avviso seriamente a rischio l'effettivo rispetto dei diritti inviolabili
dell'uomo. Il problema è ristabilire la gerarchia – voluta dai costituenti –
fra diritti economici e diritti della persona, per cui i primi sono
strumentali agli altri (mentre oggi sembra avvenga il contrario), tramite
l'uso più libero e pluralista possibile dei mezzi di comunicazione (che fra
l'altro formano anche cultura...).
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Igor Suran - Milano Adottare un articolo della Costituzione è forse il privilegio
di chi - essendo cittadino italiano - può considerare un suo diritto
inalienabile l'intera Carta Costituzionale. Siamo invece in molti noi -
"non appartenenti alla Repubblica" - che per motivi di scelta o di
necessità ci siamo trovati in questo Paese. |