Aero Club
Bergamo
La portata visiva di pista (Runway Visual Range)
Capitolo 1
INTRODUZIONE
La regolarità dei voli è spesso compromessa da condizioni atmosferiche sfavorevoli,
soprattutto nel periodo autunno-inverno, quando gli aeroporti sono frequentemente coperti
da nebbie, nubi basse e precipitazioni, che peggiorano la visibilità sulla pista e nei
pressi di questa.
In Italia, il fenomeno meteorologico che più danneggia
l'attività aeroportuale è la nebbia, date la frequenza con cui si presenta sugli
aeroporti della Val Padana, ma non solo di questa. Durante l'atterraggio, fino al momento
dell'impatto con la pista, la nebbia impedisce la visione (obliqua) della traiettoria di
discesa verso il suolo; dopo l'impatto, e durante il decollo, la visione (orizzontale)
sulla pista.
Il criterio di valutazione delle condizioni di visibilità
in un aeroporto costituisce uno degli argomenti più dibattuti in seno all'ICAO
(International Civil Aviation Organization).
La definizione di visibilità negli aeroporti muta nel
tempo con l'evolversi degli aiuti, ottici ed elettronici, all'atterraggio. In ordine
cronologico sono state date queste definizioni:
Visibilità meteorologica (VM)
Di giorno: massima distanza alla quale un oggetto di
notevoli dimensioni, nero alla radiazione visibile, può essere visto sullo sfondo del
cielo all'orizzonte;
Di notte: massima distanza alla quale può essere vista
una lampada di moderata intensità.
Runway Visual Range (RVR)
Massima distanza, nella direzione del decollo o
dell'atterraggio, alla quale la pista, o le luci, ed i segnali specifici che la
delimitano, sono visibili da una posizione situata al di sopra di un punto determinato del
suo asse, ad un'altezza corrispondente al livello medio degli occhi del pilota nel punto
di presa di contatto.
Approach Light Contact Heigh (ALCH)
Altezza del punto del sentiero di discesa dal quale il
pilota vede, e continuerà a vedere, almeno cinque barre luminose del sentiero di
avvicinamento alla pista.
Slant Visual Range (SVR)
Numero di barre luminose del sentiero di avvicinamento
alla pista che il pilota vede dal punto del sentiero di discesa posto ad una altezza di 30
m dal suolo (altezza di decisione).
Le prime due definizioni riguardano sia il decollo che la
fase finale dell'atterraggio; la VM, dando solo informazioni sul grado di torbidità
atmosferica, non contempla aiuti all'atterraggio; la RVR si riferisce ad aiuti ottici
sulla pista; la SVR/ALCH è applicabile solo ad aeroporti dotati di aiuti ottici prima
della pista e di aiuti elettronici.
Non essendo stato raggiunto dall'ICAO un accordo sulla
definizione di visibilità obliqua, la definizione ufficiale di visibilità aeroportuale
è la RVR.
Il sistema di radioaasistenza in fase di atterraggio oggi
più utilizzato è l'Instrumental Landing System (ILS), che permette di tracciare
un sentiero di discesa mediante l'intersezione di due zone di equisegnale, generate nel
piano verticale ed in quello orizzontale da appositi generatori VHS. La precisione con la
quale è tracciato il sentiero dipende più dalle condizioni di sito che dal funzionamento
degli apparati; in pratica, vi è sempre un punto del sentiero di discesa oltre il quale
la precisione non è più sufficiente e l'atterraggio deve proseguire a vista con l'aiuto
delle luci di aeroporto (luci di pista e luci del sentiero di avvicinamento alla pista).
Il grado di precisione dell'ILS (altezza di decisione per
il pilota) ed il sistema di luci installato, fissano i limiti operativi di visibilità
obliqua per ogni aeroporto. In assenza di un accordo internazionale sul metodo di
valutazione della visibilità obliqua, i minimi operativi e le categorie di atterraggio
vengono stabiliti per mezzo dell'altezza della base delle nubi e dell'RVR.
La seconda categoria è quella che più necessita di un
dato, il più possibile esatto, sulle condizioni di visibilità. La prima, infatti,
equivale praticamente al normale atterraggio a vista su di un aeroporto privo di
radioassistenze; la terza ipotizza un atterraggio completamente strumentale.
Attualmente sono pochissimi gli aeroporti in grado di
operare in condizioni di categoria III A, ed ancor meno le compagnie aeree che ne
usufruiscono. Non sembra quindi realistico, non fosse altro che per motivi legali
(assicurazioni, ecc.) che le compagnie autorizzino i propri piloti ad effettuare
atterraggi completamente strumentali, per quanto preciso possa essere il sentiero di
discesa. Solo una riduzione dei minimi operativi, cioè una miglior valutazione (e
definizione) della visibilità in Categoria II, può migliorare il rendimento di un
aeroporto. In questo senso preme l'ICAO, invitando allo studio di un sistema di misura
della SVR/ALCH ed al perfezionamento di quello ora impiegato per la RVR.
Quindi, in un aeroporto attrezzato per atterraggi di
Categoria II, il pilota che si accinge ad atterrare deve sapere:
Per il decollo, il pilota deve conoscere la RVR.
Poiché la RVR è la sola informazione che i servizi di
assistenza al volo sono oggi in grado di fornire, il pilota deve basarsi, per
l'atterraggio, su di un dato puramente indicativo che egli è in grado di utilizzare solo
grazie all'esperienza personale di atterraggi in condizioni meteorologiche avverse su quel
dato aeroporto.
Se la visibilità aeroportuale costituisce ancora oggi un
grosso problema, ciò è dovuto al fatto che, con il perfezionamento dei sistemi di guida
strumentale, lo studio della visione attraverso l'atmosfera in questo settore è stato
interrotto prima che venisse raggiunta una piattaforma teorica soddisfacente. Ne consegue
che i metodi di valutazione della visibilità non sono omogenei tra loro e spesso non
tengono conto delle condizioni attuali.
In breve, ancor oggi vi è notevole confusione tra il dato
che interessa il pilota, la definizione ufficiale di visibilità aeroportuale e ciò che
può essere effettivamente valutato in termini di visione attraverso l'atmosfera (e di
struttura dell'atmosfera). Di più, non vi è "chiarezza" sul significato stesso
del termine visibilità.