Il lungo percorso
della Forza Armata tra eventi epocali e quotidianità, scandito dal coraggio e dalle
capacità di generazioni di uomini in azzurro
Il 28 marzo 1923 il Regio Decreto n. 645, firmato da Vittorio Emanuele III,
sancisce la costituzione della Regia Aeronautica come forza armata autonoma. E' l'atto
formale che riconosce il travolgente cammino del mezzo aereo che in meno di venti anni
aveva bruciato le tappe del progresso, dimostrando grandi potenzialità d'impiego anche in
campo militare. Già nel 1911 durante la guerra di Libia, l'Italia per prima in assoluto,
impiega il mezzo aereo in azioni di ricognizione e bombardamento e, solo tre anni più
tardi nella Grande Guerra, l'aeroplano ricopre un ruolo di assoluto rilievo:
dall'osservazione al bombardamento e alla caccia, dall'appoggio alle truppe all'attacco ai
palloni drachen. I caroselli aerei e le imprese dei piloti da caccia esaltano la fantasia
popolare che vede in "assi" come Baracca, Piccio, Ruffo di Calabria, Baracchini,
Scaroni, Ranza la trasposizione moderna di eroi cavallereschi. A guerra finita si tirano
le somme. L'Aeronautica è ormai considerata l'arma del futuro. Le esigenze belliche hanno
senza dubbio avuto l'effetto di accelerare lo sviluppo della nuova arma aerea e, insieme
alla produzione di macchine volanti sempre più efficienti, nasce con Giulio Douhet la
filosofia d'impiego che dimostrerà la sua validità fino ai giorni nostri.
Numerosi aviatori sono, nel dopoguerra, protagonisti
di imprese importanti. Nel 1919, il 30 luglio, Antonio Locatelli, attraversa con uno SVA
la Cordigliera delle Ande raggiungendo il Cile dalla capitale argentina. Il 5 agosto
percorre la rotta inversa.
Luigi De Riseis parte i 2 agosto da Rio Lujan, nei
dintorni di Buenos Aires e, risalendo il Rio della Plata, raggiunge Asunciòn, percorrendo
la rotta inversa quattro giorni dopo. Il 12 maggio dello stesso anno Mario Stoppani e
Giuseppe Grassa partono da Torino con uno SVA 5 e uno SVA 9 e, in quattro ore,
raggiungono Barcellona per l'inaugurazione dell'Esposizione mondiale aeronautica.
Rientrano in Italia con un volo senza scalo di 1.900 chilometri che si conclude
sull'aeroporto di Centocelle.
L'impresa che più d'ogni altra colpì la fantasia
della gente, e che la cultura popolare interpretò come una versione aggiornata del
viaggio di Marco Polo, fu il volo Roma-Tokyo. Ne sono protagonisti Arturo Ferrain e Guido
Masiero che, il 14 febbraio 1920, decollano da Centocelle su due SVA con a bordo due
giovani motoristi, Gino Cappannini e Roberto Maretto, arrivano in coppia fino ad
Adalia e proseguono poi separatamente verso Tokyo, dove giungono insieme il 31 maggio. |
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I componenti della 91 Squadriglia, nota come la
squadriglia degli "assi" |
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Un Bleriot XI ripreso durante la guerra di Libia |
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Un'istantanea del raid Roma-Tokio compiuto nel 1920
compiuto da Arturo Ferrarin e Guido Masiero a bordo di due SVA |
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