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La Regia Aeronautica nella Seconda Guerra Mondiale

I limiti di sviluppo di cui soffirirono nel loro complesso le forze armate italiane tra le due guerre mondiali non furono solo un fatto esclusivo dell'Italia. Mentre però, a fronte del riarmo tedesco, negli altri paesi gli anni '35 e '36 segnarono la svolta decisiva per colmare i ritardi accumulati, grazie a stanziamenti eccezionali per la difesa, in Italia le risorse vengono assorbite da una politica di potenza che trova in Etiopia e in Spagna le manifestazioni più rilevanti. Dopo un breve periodo di neutralità il 10 giugno 1940 l'Italia entra in guerra a fianco dell'alleato tedesco. La Regia Aeronautica è ancora in fase di riorganizzazione. L'attività svolta negli anni precedenti, servita certamente ad aumentare l'esperienza professionale dei suoi piloti e tecnici, aveva provocato il logoramento soprattutto del materiale di volo.

Complessivamente la Forza Armata può contare su 23 stormi da bombardamento terrestre, armati con BR.20, Cant Z.1007, S.79ed S.81; due da bombardamento marittimo su Cant Z.506, sei stormi da caccia terrestre montati su CR.42, G.50, MC.200 e CR.32; uno stormo d'assalto su CA.310; due gruppi da combattimento su Ba.88; una squadriglia da caccia marittima su Ro.43 e 44; 37 unità da osservazione aerea su Ca.311 e Ro.37 per l'Esercito e 19 da ricognizione su Cant Z.501 per la Marina; due gruppi dell'aviazione coloniale e due squadriglie dell'aviazione sahariana su Ca.309. Un totale di 1132 velivoli da bombardamento, 1.160 da caccia, combattimento assalto, 497 per l'Esercito e 307 per la Marina, sparsi tra il territorio metropolitano, l'Albania, la Libia e le isole dell'Egeo. Gli aerei da trasporto, di ben 15 tipi diversi, sono 114 di cui 25 in Africa orientale, dove sono presenti anche 323 aerei da bombardamento, caccia e ricognizione.

L'Italia, insomma , dispone di oltre 3.000 velivoli, ma di questi soltanto 1.796 efficienti e di pronto impiego, sparsi in uno scacchiere vastissimo, praticamente dalle Alpi all'Equatore. Gli aerei più moderni sono gli S.79, i BR.20 e i Cant Z.506 e, per la caccia, i G.50, gli MC.200 e i CR.42, spesso dalle caratteristiche di volo e di armamento nettamente inferiori a quelle degli apparecchi alleati e avversari. Un divario che molto spesso sarà riequilibrato solo dal coraggio e dalle capacità dei nostri equipaggi.

Con queste forze le difficoltà si rivelano presto enormi e i risultati condizionati, oltre che dallo scarto tecnologico e dall'insufficienza delle risorse, anche dalle caratteristiche proprie del conflitto, e cioè dalla vastità del teatro operativo, dalle distanze delle fonti di rifornimento, dalle diversità ambientali e climatiche, dalla durata della guerra. Le operazioni hanno inizio il giorno successivo a quello della dichiarazione di guerra con voli di ricognizione prima e con una azione di bombardamento poi. Sul fronte francese si deve aspettare il giorno 13 per effettuare la prima azione bellica vera e propria. Dieci giorni dopo, le operazioni contro la Francia si concludono, in un clima che crede ancora nella guerra lampo. Contemporaneamente prendono avvio le operazioni i Africa settentrionale dove la Regia Aeronautica sarà duramente impegnata. Dopo un'avanzata che porta le nostre forze sino a Sidi El Barrani, la prima controffensiva inglese tra la fine del '40 e i primi mesi dell'anno successivo ci costringe al ripiegamento: già in questa fase la Forza Armata subisce pesanti perdite e un forte logoramento solo in parte compensati dall'arrivo di nuovi mezzi, tra cui gli Ju.87, e del X Corpo aereo tedesco. In tal modo è possibile sferrare un'offensiva che si conclude a Tobruk, mentre i nostri reparti in Africa iniziano a ricevere, nell'aprile del '41, l'MC.200. Alla seconda controffensiva degli inglesi nel novembre successivo, comunque, la situazione macchine è ancora fortemente carente, tanto da costringere l'impiego dei CR.42 come assaltatori. Dall'Italia giungono intanto i primi MC.202, veloci e manovrieri, anche se dotati di un volume di fuoco ancora insufficiente; il loro contributo non risolve una situazione ormai compromessa. Gli inglesi insistono nell'avanzata che si esaurisce a Sollum nel primi giorni del '42. Nel Mediterraneo i nostri bombardieri e aerosiluranti contrastano l'azione della flotta inglese. Il conflitto intanto si allarga; alla fine del 1940 hanno inizio le operazioni in Grecia dove i nostri velivoli sono impegnati per sostenere la difficile resistenza delle truppe italiane. Il 19 aprile 1941 ha inizio l'offensiva italo-tedesca nella quale una forza di circa 400 velivoli si rivela determinante.

Il 22 ottobre 1940, intanto, due stormi da bombardamento su BR.20, uno stormo da caccia su CR.42 e G.50 e una squadriglia da ricognizione strategica su Cant Z.1007bis erano stati inviati in Belgio a costruire il Corpo aereo italiano che, più per motivi di prestigio, partecipa a fianco dei tedeschi all'attacco contro l'Inghilterra. La mancanza di addestramento al volo strumentale e di idonee attrezzature radioelettriche abbreviano questa esperienza, tanto che nei primi giorni del gennaio successivo le nostre unità vengono richiamate e molti piloti inviati in Africa orientale, in questo scacchiere vecchi velivoli come i Ca.133 e i CR.32, affiancati da pochi S.79, S.81 e CR.42, cercano di contrastare la superiorità della più efficiente organizzazione nemica. L'aviazione italiana in quel settore viene distrutta. Rimasto senza aerei il personale si organizza in Reparti azzurri che combattono accanto a quelli dell'Esercito.

Malta, nel frattempo, viene incessantemente martellata in un crescendo di incursioni che alla fine indeboliranno e logoreranno le nostre possibilità offensive. Per nove mesi la flotta inglese non riesce a forzare il blocco aereo e l'isola giunge quasi al collasso, salvandosi dall'occupazione solo per i pesanti impegni delle nostre forze nel nord Africa. Nell'estate del 1941 viene deciso di mandare un corpo di spedizione italiano in Russia. L'Aeronautica partecipa con due gruppi. Dopo un ciclo molto duro, durante il quale il vero nemico si rivela l'inverno russo, nel gennaio del 1943 i reparti vengono richiamati in patria.

Nel Mediterraneo la nostra aviazione aveva continuato gli attacchi ai convogli inglesi. Nella battaglia di "mezzo giugno" si erano salvate solo due navi mercantili, dal 12 al 14 agosto, nella battaglia aeronavale di "mezz'agosto", i nostri aerosiluranti riescono a colpire gravemente il convoglio e la scorta inglese. Nella prima metà del 1942 in Africa settentrionale le truppe italo-tedesche - conquistata la superiorità aerea - effettuano una travolgente avanzata fino ad El Alamein. Le sorti della campagna africana sembrano volgere a nostro favore ma l'esito è vanificato dall'ennesima controffensiva inglese.

Ormai il destino della guerra appare segnato e a nulla serve che la nostra industria inizi a produrre macchine finalmente competitive. Gli ultimi aerei a entrare i linea sono gli MC.205, i RE.2005 e i G.55 veloci e ben armati. Le battute finali contro l'ormai schiacciante superiorità dell'aviazione alleata, la nostra aeronautica le gioca nei cieli della Turchia e dell'Italia. Dopo lo sbarco alleato in Sicilia, i nostri reparti, pur nell'ormai generale certezza di quello che sarà l'esito della guerra, si sacrificano in una estrema quanto inutile resistenza con un ardimento che riceverà il riconoscimento dello stesso nemico.

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La guerra d'Etiopia del '35 vista attraverso l'immaginazione di un illustratore dell'epoca
 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un CR.42 della Regia Aeronautica in Africa settentrionale all'inizio del secondo conflitto mondiale. L'immagine è ripresa dalla rivista Cieli di guerra
 

 

 

 

 

 

 

 

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Seconda Guerra Mondiale: un aerosilurante S.79 in operazione sul mare
 

 

 

 

 

 

 

 

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La copertina dell'illustrazione del popolo, 8 novembre 1942, sottolinea l'impresa dei bombardieri della Regia Aeronautica su Gibilterra
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un S.82 su un campo africano
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