Minerva Angiologica aprile-giugno 1992

TRATTAMENTO DELLE VARICI RECIDIVE POST-SAFENECTOMIA MEDIANTE CURA CHIVA.

C. Foggia, N. Capuano, L. Scaramuzzino, C. Falasconi, M. De Donato e
S. De Franciscis

Studio Medico Esculapio, Napoli

Le recidive post-stripping sono una eventualità reale e frequente
anche in assenza di errori di tecnica. In realtà l'estirpazione
dei tronchi venosi superficiali varicosi e l'allacciatura e
l'interruzione delle perforanti incontinenti espone a conseguenze di
vario ordine ma potenzialmente fonte di recidive,come il sovraccarico
pressorio dei tronchi superficiali residui che può portare ad un
loro sfiancamento in tempi successivi; una recidiva è altrimenti
possibile per la presenza di ramificazioni misconosciute all'atto
operatorio ovvero a livello di coscia per la presenza di
perforanti centrate su di una grande safena sdoppiata o addirittura
indipendenti dalla safena e che drenano in tronchi diversi.
Abbiamo cercato di trattare queste varici recidive Con la cura CHIVA
in quanto strategia non distruttiva che si propone di rimaneggiare
la situazione emodinamica ristabilendo l'equilibrio pressorio tra
circolo venoso superficiale e profondo.
11 pazienti affetti da varici recidive post-stripping sono stati
da noi sottoposti a "mappaggio" emodinamico e conseguente correzione
chirurgica secondo i dettami della cura CHIVA; in 4 di essi erano
presenti anche delle lesioni trofiche malleolari. I risultati sono
stati positivi ma più tardivi rispetto al gruppo di pazienti in
cui si è praticata la cura CHIVA nel trattamento primario della
insufficienza venosa superficiale. Il dato più significativo su cui
si è evidenziato il raffronto è stato quello della guarigione
delle lesioni trofiche, che nei pazienti affetti da recidive
post-stripping si è protratto per oltre il 50% in  più del tempo
impiegato nei pazienti non safenectomizzati.