Problemi in tema di terapia dell'ischemia cerebrale acuta

Alberto Marcialis
Cattedra di Chirurgia Vascolare, II Università, Napoli


 

La possibilità di ottenere la risoluzione di un quadro clinico di ischemia cerebrale acuta mediante un trattamento trombolitico costituisce un tema di evidente valore scientifico e di innegabile significato applicativo terapeutico. L'argomento, che viene trattato da alcuni anni sotto il doppio profilo clinico e sperimentale, fornisce alcuni spunti degni di attenta riflessione. La considerazione che sta alla base dell'impiego del trombolitico nelle condizioni ricordate, riguarda la constatazione per cui oltre l'80% degli eventi ischemici focali cerebrali è dovuto ad una patologia occlusiva aterotrombotica, nei cui confronti è prevedibile appunto un'azione del farmaco trombolitico.
I punti da sottolineare in tale contesto si possono così riassumere:

Il trattamento chirurgico disobliterativo si propone come presidio di segno applicativo opposto ma con le stesse finalità della trombolisi nel raggiungimento di un identico scopo rappresentato dalla remissione della sintomatologia neurologica dopo un episodio di ischemia cerebrale acuta. Si tratta di una tematica che ha oramai una sua storia - il primo intervento di disobliterazione carotidea per una patologia di tipo acuto risale al 1953 - dominata dalla necessità della ricerca di elementi e di criteri di indicazione sicuri, per eliminare le incertezze che iterativamente si ripresentano e per rinforzare un interesse sulla base di dati certi.
L'intervento chirurgico di disobliterazione in emergenza della carotide interna può essere prospettato in una serie di quadri clinici dominati dalla insufficienza cerebrovascolare, ma con caratteristiche sintomatologiche non esattamente sovrapponibili, e cioè: L'analisi delle casistiche più importanti e significative suggerisce le seguenti considerazioni: