PROGETTO DI ZONA

1998 – 2002

Introduzione

Questo progetto, giunto alla sua redazione finale dopo cinque intensi mesi di elaborazione da parte di tutti i livelli dell’Agesci mantovana, rappresenta, principalmente, una possibile lettura dei bisogni, dei vincoli e delle risorse che il nostro territorio offre a coloro che si occupano di educazione.

Nel pensare agli interventi prioritari che impegneranno la Zona per i prossimi anni, sono state individuate sette aree verso le quali indirizzare la nostra azione.

Innanzitutto, si è individuata LA CO.CA. E L’ASSOCIAZIONE come possibile area di intervento riguardo alla relazione tra i capi, alla loro corresponsabilità nel servizio educativo e alla funzione di indirizzo e di accompagnamento che ognuno ha nei confronti dell’altro.

La seconda area interessa LA CITTA’ E IL TERRITORIO, nei diversi campi dell’educazione all’ambiente, al confronto e all’impegno diretto e dell’educazione alla diversità.

Un terzo ambito sono LE BRANCHE: persone in cammino verso una propria identità personale, con un atteggiamento di meraviglia, entusiasmo e passione, senza perdere di vista l’essenzialità e il senso delle piccole cose.

Area ulteriore è IL CAPO, che contiene i modi per riappropriarci della passione di essere capi e della nostra capacità di far appassionare i ragazzi a vivere il Grande Gioco, con un’attenzione a crescere non solo come capi ma anche come persone.

L’essere CHIESA ci invita a riflettere su come possiamo mettere a disposizione della Parrocchia la nostra competenza nel campo della formazione, sulla figura dell’Assistente Ecclesiastico e se e quanto le famiglie condividono i nostri obiettivi riguardo all’educazione religiosa dei ragazzi.

Il precedente Progetto di Zona decideva di impiegare nuove energie per LO SVILUPPO dello scoutismo sul territorio mantovano. Anche l’attuale progetto dà al tema una priorità in termini di ridefinizione delle strategie d’intervento.

Ultima area, di nuova elaborazione, è L’ORGANIZZAZIONE, che contiene le proposte di modifiche e i miglioramenti alla struttura organizzativa della Zona.

Tutto ciò rappresenta il nostro contributo e il nostro impegno in vista di una migliore azione educativa in questo complesso passaggio epocale.

LA CO.CA. E L’ASSOCIAZIONE

Dal Convegno Capi è emerso che la Comunità Capi non è solo un gruppo di incontro finalizzato all’educazione dei ragazzi, ma rappresenta un’occasione di confronto, di relazione e di crescita per adulti che vivono realtà differenti ma che condividono uno stesso progetto per i ragazzi e per la propria formazione permanente. Sono stati individuati tre obbiettivi e relativi strumenti che sottolineano le emergenze delle Co. Ca. nell’ azione costante di aiuto ai capi per migliorare il proprio servizio, migliorando se stessi come persone.

1. Migliorare la qualità della relazione fra capi: si intende la capacità di porsi serenamente e positivamente a confronto con l’altro adulto per realizzare un rapporto di reciproca comunicativa (parola e ascolto).

A questo proposito è necessaria:

2. Attuare la corresponsabilità dei componenti della Co. Ca. nell’azione educativa delle Branche, perciò si sottolinea che:

3. Rendere la Co. Ca. ora è vista luogo di formazione e di crescita permanente della persona del capo.

LA CITTÀ’ E IL TERRITORIO

Educazione all’ambiente

Abbiamo constatato la mancanza in noi e nei nostri ragazzi di quel bagaglio di conoscenze e di quegli atti concreti e quotidiani che ci possono aiutare a salvaguardare l’ambiente . Manca talvolta , e questo è sicuramente preoccupante , quella sensibilità ambientale che dovrebbe contraddistinguerci .Dobbiamo anche impegnarci a considerare ambiente non solo luoghi particolari e suggestivi , ma anche le nostre città e paesi e i luoghi nei quali viviamo e svolgiamo le attività .

In merito a tutto ciò sono stati individuati i seguenti obiettivi e strumenti:

1. Conoscere i luoghi naturalistici delle nostre zone.

2. Conoscere i nostri paesi per quanto riguarda la loro vivibilità e sensibilità verso l’ambiente.

3. Acquisire capacità d’intervento in materia di tutela ambientale.

Educazione alla diversità

Nell’ambito delle molteplici diversità, la presenza di stranieri e disabili nostre unità ci trova a volte impreparati e non sempre le istituzioni prevedono una politica di tutela e integrazione di queste persone . Obiettivi e strumenti:

4. Valorizzare le diversità dei ragazzi come ricchezze e rifiutare gli stereotipi.

5. Avere linee comuni di valutazione e intervento nei nostri gruppi per evitare diversità di giudizio.

Educazione al confronto e all’impegno diretto

Si è avvertita nei capi una richiesta di confronto con le istituzioni e le associazioni che operano insieme a noi sul territorio . Si è valutato, poi, uno scarso impegno diretto in ambito politico su quelle scelte di fondo che riteniamo irrinunciabili, sussistendo una resistenza e confusione da parte dei capi su scelta e impegno politico.

6. Attuare e promuovere un confronto tra COCA e istituzioni affinché si vengano a delineare proposte concrete da parte dell’associazione sui temi che vengano ritenuti qualificanti e irrinunciabili.

LE BRANCHE

Dopo l’osservazione attenta dei nostri ragazzi abbiamo individuato alcune priorità su cui concentrarci maggiormente. Si è riscontrato infatti che essi hanno bisogno di trovare l’entusiasmo della scoperta, dello sperimentare, del concludere un progetto e ricominciare. Inoltre è necessario che fondino la propria identità personale su basi salde per poter, poi, compiere scelte oculate e coscienti e che riescano a riassaporare il senso delle cose essenziali distinguendone le diversità e il valore. Per aiutare i capi a guidarli in tale direzione, definiamo i seguenti obbiettivi e strumenti:

1. Riscoprire i capisaldi del metodo attraverso strumenti attivi (la competenza si impara facendo), per trasmettere ai ragazzi voglia e capacità di fare.

2. Riappropriarsi dei contenuti trasversali della proposta educativa (autoeducazione, progressione personale, ecc.) per puntare alla formazione globale della persona.

3. Far riaffiorare o far nascere la capacità di analisi critica della realtà, con i relativi bisogni, riuscendo a cogliere l’essenza delle cose e l’importanza di quello che sta dietro. Come riusciamo a far cogliere il valore delle cose di tutti i giorni e i diversi livelli d’importanza ad esse attribuite tramite gli strumenti che abbiamo a disposizione?

IL CAPO

Il capo e la proposta scout

La proposta educativa dell'AGESCI si avvale, tra le altre peculiarità, di alcuni punti di forza:

Questi sono i punti problematici:

Obiettivi e strumenti:

1. Favorire la competenza dei capi dal punto di vista educativo e da quello metodologico.

2. Valorizzare maggiormente la proposta scout:

- riqualificando lo stile scout;

- individuando per i ragazzi obiettivi qualitativamente alti.

Organizzare eventi di Zona finalizzati a migliorare la competenza metodologica dei capi (Uscita di branca di approfondimento metodologico).

Organizzare nell’ambito territoriale della Zona, gli eventi propri dell’iter formativo metodologico (es: CFM, Campi di specializzazione metodologica; Campi Bibbia) valorizzando:

- le strutture in Zona (es. Base di San Vito).

- i capi a disposizione ed i quadri di zona.

Organizzare momenti formativi assembleari o di branca con lo scopo di favorire un confronto tra i capi su temi educativi e metodologici; tali momenti possono essere creati appositamente oppure essere inseriti all’interno di eventi già previsti nell’arco dell’anno. E’ essenziale che questi vengano comunque articolati in modo tale che tutti riescano ad esprimere la propria opinione.

Il capo ed il servizio

Nell’ambito del proprio servizio, il capo può trovarsi di fronte ad una serie di provocazioni che, se ben tradotte, possono rappresentare un’occasione per porsi degli obiettivi di miglioramento.

Il servizio è sicuramente la conseguenza di una scelta che nasce in parte da un desiderio di gratificazione ed in parte da una vocazione personale. Quest’ultima consente al capo di maturare la consapevolezza che i propri talenti sono stati a lui donati perché li possa mettere a servizio degli altri in modo permanente.

Il capo deve arrivare alla consapevolezza che il solo iter formativo di base non è sufficiente. La formazione permanente (in Co.Ca., in Zona, in Parrocchia e più in generale in tutte le occasioni offerte dal Territorio) contribuisce a portare avanti un servizio qualitativamente valido.

Il fatto di essere inserito in un gruppo strutturato (i cui membri di trovano a perseguire le medesime finalità) fornisce al capo un sostegno morale ed un senso di corresponsabilità educativa nella gestione del proprio mandato educativo.

Obiettivi e strumenti:

3. Far riscoprire ai capi il servizio come vocazione della persona cristiana, in modo tale da favorire una maggiore consapevolezza del servizio stesso offerto.

4. Promuovere attenzioni ed iniziative (stili comunitari, percorsi formativi,..) nell’ambito delle Co.Ca. per sostenere il capo nel suo servizio.

LA CHIESA

Il capo scout formatore nella fede anche nella comunità ecclesiale

Mentre in passato il gruppo scout era un mondo a parte nella comunità ecclesiale, e di conseguenza la figura del capo scout come formatore nella fede era molto marginale o ignorata, oggi è quanto mai ricercato e di riferimento per le attività. Tale evoluzione impegna i capi in una seria riflessione sul loro ruolo di adulti testimoni anche in ambiti diversi da quello del gruppo scout.

Obiettivi e strumenti:

1. Valorizzare l’unità della persona rendendo più consapevole la partecipazione mediante formazione personale e l’approfondimento della conoscenza della comunità ecclesiale .

L’assistente ecclesiastico

Nell’ultimo Progetto di Zona è stato dato ampio respiro alla formazione di capi come catechisti, ciò nonostante è sempre maggiore la richiesta di essere sostenuti nel cammino di Co. Ca. da un AE attivo e presente. Questa maggiore richiesta evidenzia da parte degli AE una certa difficoltà a calarsi nel proprio ruolo.

Obiettivi e strumenti:

2. Impegno dei Capi Gruppi e della zona nel coinvolgimento degli assistenti e dei sacerdoti disponibili.

3. La zona deve aiutare gli AE ad entrate nel proprio ruolo specifico sia in Co. Ca., sia nelle singole unità

Le famiglie nell’educazione religiosa dei ragazzi

Una delle difficoltà incontrate dai capi nell’educazione alla fede è molto spesso la scarsa sensibilità delle famiglie in relazione a questo importante aspetto. La zona non può intervenire direttamente nei rapporti tra capi e genitori.

4. Aiutare le Co. Ca. a migliorare e intensificare il confronto con le famiglie dei ragazzi.

AREA SVILUPPO

Gli sforzi della zona di Mantova negli ultimi anni in tema di sviluppo e di diffusione dello scoutismo hanno portato buoni frutti. Il numero dei gruppi è aumentato in particolare a sud della città, dove per anni sono quasi completamente mancate esperienze di scoutismo.

La situazione attualmente è abbastanza varia: ci sono gruppi in via di formazione per i quali è richiesta formazione e competenza per i nuovi capi, gruppi in difficoltà numerica, con numerosi ingressi di adulti extrassociativi, gruppi in buona saluta, sia numerica, sia come cammino di formazione dei capi. Infine è necessario rispondere nel modo più adeguato a tutte le richieste di apertura di nuovi gruppi da paesi e da parroci interessati a costruire e offrire una nuova esperienza per i ragazzi.

Obiettivi e strumenti:

1. Espansione sì, ma con criterio. Proseguire la linea di attenzione alle richieste di apertura di nuovi gruppi. La Zona si propone di non trascurare nessuna richiesta e di rispondere nel modo più adeguato seguendo alcuni criteri di massima che possono garantire la valenza educativa e la continuità dello scoutismo:

a) dovrà essere valutata la collocazione geografica di chi richiede di fare scoutismo rispetto ad altri gruppi esistenti per eventuale supporto e collaborazione;

b) sul luogo, e non dall’esterno, dovrà esserci un numero minimo di adulti disponibili a diventare una Co.Ca.;

c) dovremo valutare il bacino di utenza dei bambini e dei ragazzi interessati a giocare l’avventura dello scoutismo, e la disponibilità da parte dei parroci ad accogliere, affiancare e sostenere il nuovo gruppo.

2. Conservazione dei gruppi esistenti. E’ importantissimo che la Zona garantisca formazione e sostegno alle Co.Ca., sensibilizzando i capi a non pensare in termini di “il mio Gruppo”, ma di “i gruppi della mia Zona”.

Una lettura più attenta della Zona dal punto di vista della collocazione geografica dei gruppi, del numero dei capi, dell’Iter di formazione e dell’anzianità dei capi, richiede una riflessione sulle possibilità future di collaborazione e di interazione tra le Co.Ca. vicine. La zona dovrà farsi carico di stimolare gli scambi e le interazioni tra gruppi affini per problematiche educative, per problemi di copertura di unità, per possibilità di percorsi formativi in comune, e per supporto e sostegno.

L’ORGANIZZAZIONE

1. Segreteria/KIM

2. Basi Scout

3. Varie

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