COSA NON FECE ARLECCHINO PER LA FAME

di

FERRUCCIO SOLERI e DOMENICO DE MARTINO

Estate 2001 finalmente, la Compagnia raggiunge il tanto inseguito obbiettivo,  oramai da due anni : portare in scena uno spettacolo di Commedia dell'Arte, avvalendosi delle Maschere. Grazie alla regia del maestro Silvano Torrieri, che per l'occasione sceglie un testo del suo amico Ferruccio Soleri; la Compagnia porta in scena questo suo primo Arlecchino. Il tema della spettacolo è quello caro alla tradizione zannesca: la fame. La vicenda narra di un povero servo, Arlecchino appunto, al quale hanno ammazzato il padrone e pertanto si ritrova solo e disperato, ma sopratutto affamato. La figura dello zanni (dalla pronuncia in  dialetto  lombardo del nome Gianni) nasce dalla parodia che nel Cinquecento i comici facevano dei costumi e della società dell'epoca. Appunto in quel periodo accanto ai ricchi mercanti, di quella che ai tempi era davvero considerata la capitale d'Europa, ovvero al gloriosa Repubblica di Venezia, c'erano anche questi servi. All'epoca ogni veneziano rispettabile aveva il suo zanni. ma chi erano costoro? Erano popolazioni che abitavano le montagne forti e robusti e dai modi sbrigativi e rudi e probabilmente molto ingenui, o quantomeno esposti alla malizia dei furbi mercanti veneziani. Questa povera gente era scesa dalle montagne per cercare lavoro e ricchezza, perchè aveva sentito dire che in pianura, a valle, c'era da guadagnare, vivere e mangiare. Uomini questi abituati alla dura vita della montagna, abituati anche a mangiare robusto nelle proprie case. ma una volta scesi a valle, e dovendosi procurare il cibo con i salari dei ricchi veneziani, allora diventava difficile e se si rimaneva senza lavoro, allora erano guai. . Così questa, come altre figure del tempo; ma sopratutto i contrasti che nascevano dall'incontro tra il ricco ed il povero, divennero presto materiale utile per comporre i canovacci dei Comici dell'Arte. Nacque così quello che è superficialmente considerato il progenitore di Arlecchino, la maschera dello Zanni. Superficialmente poichè in realtà la figura di Arlecchino è molto più antica di quella dello Zanni. Essa risale intorno all'anno mille, ed appartiene alla cultura pagana nordeuropea, che sopravviveva ancora nei piccoli villaggi. Alcune leggende francesi, britanniche e tedesche, narrano di questo Hal King, chiamandolo ognuna nei modi della propria lingua, ma sempre riconducibili ad un unica radice: Arlequin, Hellequin etc. Ma sopratutto ad un unico mito con caratteristiche simili, infatti in tutte le zone del Nord Europa, aldilà di quello che è il suo nome, questo Hal King impersona la figura di un re decaduto costretto a vagare nei boschi accompagnato dalle anime dei morti, spesso dalle anime di bambini morti. Nella ancora forte e radicata, cultura pagana Nord europea di quel periodo, Hal King o Hellequin o come si voglia chiamarlo, rappresentava il punto di congiunzione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Una figura salvifica se vogliamo, che aiutava l'uomo a superare il disagio del rapporto vita-morte. Una figura per nulla negativa quindi, che solo la Chiesa successivamente, bollò con il marchio di maschera demoniaca. Ma la maschera di Arlecchino ha le sue radici anche in altri miti della tradizione folclorica Nord europea, come ad esempio "L'uomo selvaggio". Una figura questa che percorre tutte le tradizioni europee dal nord al sud, fino in Italia, celebrata ancor'oggi in alcune zone nel periodo del carnevale. La figura mitica di questo 'Uomo selvaggio" era costituita da questo uomo grosso e rude che abita le montagne ed ha il corpo completamente ricoperto di pelo, per riparasi dal freddo e mimetizzarsi come un animale nella vegetazione del bosco L'iconografia del tempo ce lo mostra quasi sempre con un bastone che fa tornare alla mente quello che poi è diventato "il batocio" , ma che nelle prime raffigurazioni dell'Arlecchino  era un bastone vero. Ma quel bastone in un certo senso richiama alla mente anche un altra figura tipica della tradizione questa volta medievale, ovvero la figura del giullare, che porta con se sempre un bastone. In conclusione si può affermare che Arlecchino è il risultato del mescolamento delle tradizioni popolari e folcloriche Nord europee, è quindi una maschera fortemente europea, che grazie alle capacità e sopratutto all'arte dei comici italiani del '500 e '600, è assunto a ruolo di simbolo del Teatro italiano. Nell'allestimento dei Guasconi accanto ad un superbo e davvero bravo Arlecchino, impersonato da Maurizio Sborgia, abbiamo un ottimo cast, da Massimiliano De Leo, ottimo e convincente Pantalone, a Alessandro Antico gustoso e spassoso nel doppio ruolo di Lelio e Capitan Spezzafierro, come altrettanto bravo e capace è apparso Gianluca Viola, nelle parti impegnative e difficili di Brighella e del Dottor Balanzone. Per quanto riguarda le donne, in questo spettacolo ve ne sono solo due, Viola Carboni che ha dato vita ad una dolcissima ed ironica Angelica ed una spiritosissima ed in gamba Nadia Tortora nel ruolo più "istituzionale" di Colombina. La regia sapiente di Silvano Torrieri non ha bisogno di particolari commenti, dal momento poi che il testo in questione lo conosceva davvero bene! Doverosa menzione per Monica Chiavarini che sotto la supervisione di Torrieri ha disegnato i costumi, che poi la signora Travaglini ha sapientemente cucito e confezionato, da notare la scelta dell'Arlecchino, non derivante dall'iconografia classica, bensì un Arlecchino più arcaico, con la giacca più lunga e larga e le toppe di colore messe li alla rinfusa a sottolineare la peculiarità di questo costume, povero e rattoppato per sopperire alla mancanza di denari e l'abbondanza del freddo. 

 

 

LE FOTO

 

                           

                    

 

Seguendo questo link potrete vedere le foto della Stagione 2002-2003

 

ATTORI

MASSIMILIANO DE LEO

ALESSANDRO ANTICO

NADIA TORTORA

GIANLUCA VIOLA

GIANLUCA VIOLA

ALESSANDRO ANTICO

VIOLA CARBONI

MAURIZIO SBORGIA

 

PERSONAGGI

PANTALONE

LELIO suo figlio

COLOMBINA serva di Pantalone

BRIGHELLA servo di Pantalone

DOTTOR BALANZONE amico di Pantalone

CAPITAN SPEZZAFIERRO

ANGELICA giovane milanese

ARLECCHINO servo affamato

 

 

SCENOGRAFIE : Pier Paolo Bisleri

LUCI e SUONI: Music & Lights Service

TECNICI LUCE : Antonello&Filippo

DISEGNO COSTUMI : Monica Chiavarini

SARTORIA : Rosanna Travaglini

AMMINISTRAZIONE : Gianluca Troiano 

ORGANIZZAZIONE : Orazio Di Vito

UFFICIO STAMPA : Marco Pellegrini e Giada Trebeschi

FOTO DI SCENA : Maurizio Leonzio 

 

 

REGIA

Silvano Torrieri 

 

Sommario Spettacoli

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