da: Agorà, Anno II, n. 5, aprile-giugno 2001, pagg.  15-17

Sebastiana Lagona:  I resti di un centro antico a Monte San Basilio, nei "Campi Leontini"

Il cosiddetto Monte San Basilio è un piccolo colle che sorge isolato nella piana di Catania (antichi "campi leontini"), a qualche chilometro da Scordia. I suoi fianchi sono scoscesi e quasi inaccessibili: vi si sale con meno fatica da Sud, per una stradella che giunge fino alla spianata.

Il colle ha attirato fin da epoca molto antica l'attenzione di viaggiatori e studiosi di antichità per le sue vestigia imponenti: è citato già nella seconda edizione delle Decadi del Fazello curata da Vito Amico (1749), con il nome di Scordiae oppidulum e poco dopo nel Dizionario topografico di Vito Amico (1757). Lo conoscono il Principe di Biscari (1781) e J. Houel (1785) che riproduce in disegno il suo monumento più importante, una costruzione sotterranea a pilastri, interamente scavata nella roccia. Pochi decenni più tardi (1861) un erudito locale, il sacerdote Mauro Di Mauro, pubblica il primo studio sul sito, corredato di disegni.

Alla fine del secolo Paolo Orsi dà il via alle ricerche sul terreno, con due brevi campagne di scavo (1899 e 1922-24), individuando più fasi di vita: età del bronzo (capanna castellucciana), arcaica (necropoli indigena e 4 anfore), protoclassica (cinta muraria e costru zione sotterranea), ellenistica (necropoli), bizantina (escavazioni in roccia).

Tra queste, le scoperte più significative erano la cinta muraria e la costruzione sotterranea a pilastri.

Della cinta muraria, a grandi blocchi regolarmente squadrati, collocati con una tecnica simile a quella della cinta di Leontini, il tratto scoperto dall'Orsi correva lungo il limite ovest della spianata ed aveva quasi al centro un passaggio.

La costruzione sotterranea scavata nella roccia consisteva in una grande sala rettan- golare (m. 18 x 16 ca.), con trenta pilastri, anch'essi ricavati nella roccia, scala di accesso e copertura a grandi lastroni della stessa pietra (fig.1). La costruzione, unica in Sicilia, vista dall'Orsi come una "conserva d'acqua", trova interessanti confronti nel bacino del Mediterraneo a Perge di Cilicia.

Durante l'ultima campagna, l'Orsi recuperò da una tomba ("tomba del duce ignoto") scoperta dentro la costruzione sotterranea, un'armatura di bronzo (Siracusa, Museo archeologico). Il grande studioso, data l'importanza delle scoperte, si propose di continuare le ricerche nel sito, nel quale pensava si potesse riconoscere la Brikinnia citata dalle fonti storiche, ma non vi riuscì.

La ripresa delle indagini, stabilita dalla Soprintendenza archeologica di Siracusa nel 1980 e affidata all'istituto di Archeologia dell'Università di Catania che ne diede la dire zione a Sebastiana Lagona (con finanziamenti del M.P.I. e del C.N.R. e due piccoli contributi dei Comuni di Lentini e Carlentini), oltre a confermare l'esistenza delle fasi individuate dall'Orsi, ha portato alla scoperta di altre costruzioni ed all'acquisizione di nuovi dati.

Il primo contributo scientifico riguarda la cinta muraria, scoperta e datata dall'Orsi generica- mente al VI secolo a.C. Di essa si conosceva un lungo tratto che seguiva la parte alta del costone dal lato occidentale con un'apertura in corrispondenza del punto vicino alla costru zione sotterranea; con lo scavo sul limite est della spianata si è scoperto un altro tratto del muro che recingeva la collina dal lato Ovest (fig.2) e un ingresso, corrispondente ad una stradella che saliva a zig-zag dallo stesso pendio; si è, inoltre, constatato che la cinta, costruita tra la fine del VI e gli inizi del V sec. a.C., ebbe una ricostruzione nel IV secolo.

L'estensione dello scavo sul limite occidentale della spianata (ad Ovest dell'accesso alla costruzione sotterranea), ha, inoltre, consen tito la scoperta di un santuarietto rupestre e di una capanna preistorica.

Il santuarietto era costituito da due grottoni scavati nella roccia e da una serie di muri, costruiti a grossi blocchi di arenaria o ricavati dalla roccia (in questo caso erano simulati i blocchi con incisioni sulla roccia stessa); al centro era una strana struttura (una specie di altare rettangolare), anch'essa ricavata nella roccia, con una gradinata dal lato sud (fig.3). Dai materiali rinvenuti (in particolare lucerne e statuette di terracotta riportabili al culto di divinità femminili, forse Demetra), si è tratta la convinzione che si trattasse di un piccolo santuario. Forse esso era in connessione con la grande costruzione sotterranea dentro la quale si giungeva da un passaggio aperto in una delle grotte (moderno?), dove non si è potuto effettuare nessun saggio, data la pericolosità della copertura, i cui blocchi in bilico rischiavano di crollare.

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