da: Agorà, n. 8, Anno III, gennaio-marzo 2002, pagg. 34-35

Carlo S. Manfredini: Sicilia Giudaica. Verso il recupero di una parte della storia e dell'identità culturale della nostra isola

Con "bando et comandamento" emesso a Palermo il 18 giugno 1492, dopo la promulgazione del 31 marzo da Granada, re Fernando di Castiglia e Aragona estendeva anche alla Sicilia, “con l'aggiunta di clausole persino più disgustosamente crudeli“(1), l'ordine di espulsione degli ebrei precedentemente ispiratogli dal Torquemada per la terra di Spagna(2).

Il bando veniva a colpire una comunità di centomila persone, la più numerosa e ricca fra quelle stanziate nei territori italiani, già attivamente presente nell'isola dall'epoca romana. La reazione del popolo siciliano fu di pronta consapevolezza di quello che l'allontanamento degli Ebrei avrebbe significato per l'economia e la stabilità stessa della società dell'epoca.

Ai più alti livelli di potere non si mancò di far presente al re quanto l'attuazione del terribile bando sarebbe stata deleteria per gli interessi della Sicilia; gli ufficiali della Gran Corte lucidamente elencarono le nefaste conseguenze legate al provvedimento: dalla violazione dei locali privilegi alla diminuzione della popolazione, dalla perdita di ricchezze al danno per industrie e commerci, per non dire del venir meno della presenza di esperti artigiani e tecnici abili "in cosi mechanichi et specialiter di arti di ferru". Una fiera protesta, fondata proprio su queste ragioni, venne elevata al re dall'agitata città di Palermo; lo stesso vicerè Ferdinando de Acuna, cui spettava l'attuazione del bando per l'intera isola, anticipò ai cattolicissimi sovrani quanto danno sarebbe derivato alle generali condizioni e all'economia di Catania dalla partenza degli ebrei presenti nelle due giudecche della città; a Siracusa, forse la più ricca e antica delle comunità ebraiche di Sicilia, il segretario della Camera Reginale don Giovanni Cardinas si adoperò a proteggere quanti più ebrei gli fu possibile ufficializzandone la riparatoria conversione al cristianesimo...(3)

Nonostante le proteste dei siciliani e i rinvii con cui si mascherarono autentiche estorsioni di ingenti somme di denaro a individui e comunità, a meno di un anno dalla promulgazione del bando, gli ebrei, eccetto i pochi rifugiatisi nell'abiura, lasciarono l'isola imbarcandosi da Messina per le più varie mete del Mediterraneo. I fortunati superstiti, conservando memoria della felice terra di Sicilia(4), intitolarono all'isola molte delle nuove comunità.

In Sicilia, con le spoliazioni e devastazioni conseguenti, compreso l'imperversare dell'Inquisizione, si attuò una damnatio memoriae che, di fatto, si è protratta ai nostri giorni, salvo le sporadiche emergenze archeologiche decontestualizzate e qualche tentativo di ricostruzione storica.

Nel giugno 1992, il V convegno internazionale Italia Judaica viene tenuto a Palermo, dove opera l'Istituto internazionale di cultura ebraica Shalom, promosso e diretto dal prof. Titta Lo Jacono. Il tema del convegno, „Gli ebrei in Sicilia sino all'espulsione del 1492“, e le relazioni presentate, grazie anche al contributo degli archivi di Stato siciliani, danno l'avvio ad un ricco e promettente filone di ricerca alla riscoperta di questa parte dell'identità culturale siciliana a lungo rimasta praticamente ignorata. In seguito, lo stesso Istituto Shalom promuove a Salemi una settimana di studio sulle comunità ebraiche di Sicilia, fondato soprattutto sulla promozione del recupero e della valorizzazione delle superstiti fonti documentarie, in parte ancora da scoprire negli archivi(5).

L'Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo, con sede presso l'Università di Pisa, che raccoglie cattedratici e ricercatori medievisti sotto la testata Materia Giudaica, pubblica negli anni successivi diversi lavori sull'ebraismo siciliano, giungendo a dedicare alla materia una giornata di studio(6).

Insieme all'azione del prof. Lo Jacono, si dimostra particolarmente feconda l'attività di ricerca del dott. Nicolò Bucaria, funzionario della Commissione cultura del Parlamento europeo, autore di diverse pubblicazioni e sostenitore della realizzazione di un museo ebraico siciliano(7).

La Regione Sicilia, sensibilizzata e attivata ai massimi livelli, si è fatta promotrice, negli anni recentissimi, di iniziative di riconoscimento e valorizzazione dell'eredità ebraica in Sicilia, anche alla luce degli evidenti vantaggi di natura non solo culturale ma pure economica, legati al turismo e agli accordi commerciali con Israele(8). Si pensi al potenziale dei pellegrinaggi e del turismo religioso attivabili con la valorizzazione dei superstititi reperti ebraici conservatisi in Sicilia, come l'aron (arca-tabernacolo dei rotoli della Legge) di Agira e il mikve (bagno di purificazione rituale) di Ortigia-Siracusa, due unicità nell'intero mediterraneo pervenuteci praticamente intatte dal medioevo.

Intanto, il 19 marzo 1999, cinquantadue comuni siciliani già sedi di importanti comunità ebraiche si sono federate nella Charta delle Judeche, importante atto politico di intenti per la valorizzazione e promozione dell'eredità giudaica in Sicilia(9). Recentemente, il sindaco di Agira ha annunciato l'intenzione di ricostruire l'antica sinagoga - su cui venne edificata una chiesa, poi rasa al suolo - da cui proviene l'aron, attualmente installato nella vicina chiesa Collegiata.

La città di Siracusa, oltre alla valorizzazione dei monumenti ipogei, in parte legati alla presenza ebraica, ha proposto, attraverso l'Istituto Universitario di Studi Mediterranei, nell'ambito di un progetto di parco culturale intitolato a Raoul Wallenberg, la costituzione del Museo della Civiltà Ebraico-Siciliana.

Il mikve di Siracusa ha rappresentato l'intera l'Italia meridionale da Napoli in giù in occasione della manifestazione "porte aperte", riguardante 600 siti della memoria, collgata alla Giornata europea della Cultura ebraica che si tiene ogni anno a settembre, procurando al Sindaco una medaglia di riconoscimento dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane(10).

Per la valorizzazione di questa autentica reliquia e per lo studio del patrimonio culturale ebraico di Sicilia è sorta l'Associazione Culturale "Siracusa Terzo Millennio", di cui il dott. Moshe Ben Simon è attivo esponente. A lui siamo grati per aver accolto il nostro invito a collaborare ad Agorà per rendere partecipi i nostri amici e lettori di un campo della conoscenza di cui è impensabile, per la cultura siciliana, poter fare a meno.


NOTE

(1) Henry Charles Lea, L'Inquisizione in Sicilia, c.u.e.c.m., 1991, p. 28.

(2) ..."per quistu nostru edictu perpetue et pro semper valituro comandamo cachari et cachamo di tucti nostri regni et dominactioni occidentali et orientali tucti li dicti Iudei masculi et fimini grandi et pichuli chi in li dicti regni et dominactioni nostri stannu et si trovanu tantu in li terri demaniali comu ecclesiastici et in altri qualsivogla di subditi et naturali nostri et in qualsivogla altri in li dicti nostri regni et dominactioni contenti. li quali Iudei masculi et fimmini hagianu et siano tenuti nexiri et andarisindi di tucti li dicti regni et dominactioni nostri infra tri misi poi di la publicactioni di li presenti immediate numerandi. di maynera chi passatu lu dictu tempu alcunu Iudeu masculu ne fimmina grandi ne pichuli di qualunca etati sianu poza stari ne starra in parti alcuna di li nostri regni et dominactioni nostri ne pozanu tornari a quilli per stari ne passari per quilli oi per alcuna parti di quilli sub pena di la morti et di perdictioni di li beni a nostra cammara et fisco applicandi... ".

(3) Cfr., fra gli altri: Pietro Nicolosi, Gli Ebrei a Catania, Tringale, 1988; Luigi Genuardi, Palermo dalla fondazione al 1900, Clio, 1995 (pp. 93-94); Angela Scandaliato, Ebrei a Siracusa nel basso medioevo. Primi risultati dello ricerca, in Materia Giudaica, numero 4 (1998), Atti Incontro di Bologna 3-4/11/1996, pp. 8-11; "Gli ebrei in Sicilia dal tardoantico al medioevo. Studi di Mons. Benedetto Rocco", a cura di Nicolò Bucaria, Palermo, Flaccovio, 1998; da segnalare il recente: Gino Caruso, Mosè il ricco. Romanzo storico sugli Ebrei di Sicilia, Koinè/nuove edizioni, Roma, 1999.

(4) Magnificando le prospere condizioni di vita delle comunità ebraiche siciliane, il viaggiatore del XII secolo Benjamin bar Jonah da Tudela in Navarra, aveva scritto nel suo Libro di viaggi: “In quest'isola... si trovano tutte le squisitezze del mondo” (Sefer Masa'ot, ms. 27.089 British Museum, ed. it. Sellerio, 1989, p. 95).

(5) "Italia Judaica: Gli ebrei in Sicilia sino all'espulsione del 1492", Atti del V Convegno internazionale Palermo, 15-19 giugno 1992. Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Saggi 32, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, 1995.

(6) Materia Giudaica, numero 3 (1997), 43.a Giornata di studio sulla Presenza Ebraica in Sicilia.

(7) Oltre agli scritti su Materia Giudaica, cfr.: Sicilia Judaica. Guida alle antichità giudaiche della Sicilia, Flaccovio, 1996 e il recente "Dui pari di puma dargento. L'arte ebraica in Sicilia", Kalòs. Arte in Sicilia, XII, n. 2, aprile-giugno 2001, pp. 4-11.

(8) Enrico Franceschini, Briguglio vola in Israele: "Ebrei tornate in Sicilia", la Repubblica/Palermo, 4 settembre 1998, pp. I-II.

(9) Titta Lo Jacono, Colmato un vuoto che dura da 500 anni, La Sicilia, 20 marzo1999, p. 14.

(10) Veronica Tomassini, Siracusa "riapre" agli Ebrei, La Sicilia, 4 settembre 2000, p. 8.