Chi ti ha fatto senza di te

Non ti salva senza di te

Secondo incontro

 

mercoledì 22 marzo ore 21

La Confessio

P. Giovanni Scanavino osa

 

 

 

COME LEGGERE LE CONFESSIONI

(La categoria della "Confessio")

 

I. Introduzione - Possiamo considerare le Confessioni di S. Agostino un libro molto adatto al periodo giubilare che stiamo vivendo, il libro della conversione e del giubilo: perché ci parla della conversione di Agostino e della nostra possibile conversione, e perché ci invita a giubilare, a lodare Dio nella gioia, proprio per il preziosissimo dono della conversione.

Quest'anno ricorre anche il 16° centenario delle Confessioni, che Agostino ha terminato e fatto diffondere proprio nell'anno 400, quando era già da alcuni anni vescovo di Ippona (396).

 

Da una serie di testimonianze di Agostino stesso, raccolte dalle Confessioni e da alcune sue Lettere, così come da testimonianze di alcuni suoi interlocutori e lettori, sarà utile ricavare l'intenzione più precisa che ha portato l'autore a scrivere questo libro che è diventato famosissimo nella letteratura mondiale, ma che non è assolutamente facile ad una prima lettura, se non ci si preoccupa di trovare appunto la chiave interpretativa e un aiuto per superare le facili delusioni. Le introduzioni alla lettura delle Confessioni sono numerosissime almeno quante sono le edizioni, ma non sempre tengono conto della distanza culturale che ci separa da Agostino e dallo stile delle Confessioni.

 

a) Cominciamo però dal libro delle revisioni (Ritrattazioni), in cui Agostino passa in rassegna ogni sua opera e ci racconta anche le intenzioni che l'hanno spinto a scriverla. Delle Confessioni dice così: "I tredici libri delle mie Copnfessioni lodano Dio giusto e buono per i miei mali e per i miei beni ed eccitano verso di lui l'intelligenza e il cuore dell'uomo; per quanto riguarda me, questo è l'effetto che produssero in me quando li scrivevo e producono quando li leggo" (Ritratt. II, 6).

Agostino è abituato a misurare le parole sempre, ma soprattutto nelle sue Ritrattazioni. Usa due soli verbi per qualificare le Confessioni: <lodano ed eccitano>; un libro di lode a Dio e di speranza per i fratelli.

 

b) Nelle Confessioni, al libroX, quando affronta l'analisi della sua situazione interiore mentre sta scrivendo la sua autobiografia, Agostino ci ricorda una delle ragioni più simpatiche che lo hanno portato a tracciare il diario interiore della sua vita, ed è proprio un motivo di speranza per tutti i suoi lettori.

Nella consueta forma di preghiera ci dice: "Tu però, medico della mia intimità, spiegami chiaramente i frutti dell mia opera. Le confessioni dei miei errori passati, da te rimessi e velati per farmi godere la tua beatitudine dopo la trasformazione della mia anma mediante la tua fede e il tuo sacramento, spronano il cuore del lettore e dell'ascoltatore a non assopirsi nella disperazione, a non dire: <Non posso>; a vegliare invece nell'amore della tua misericordia, nella dolcezza della tua grazia, forza di tutti i deboli divenuti per essa consapevoli della propria debolezza. I buoni poi godono all'udire i mali passati di chi ormai se ne è liberato; godono non già per i mali, ma perché sono passati e non sono più" (Conf X, 3, 4).

Una folla innumerevole di lettori delle Confessioni ha colto questo motivo di speranza che li ha aperti alla conversione. Cito per tutti la sincera e viva testimonianza di un illustre letterato del '900, Giovanni Papini, che nella sua biografia di Agostino così gli esprime la sua riconoscenza:

"Sant'Agostino lo conobbi, a dire il vero, a gioventù inoltrata: un lettore universale non poteva lasciar dapparte le celeberrime Confessioni. Si capisce che gustai le parti umane più di quelle divine, ma quel romantico frugar nell'animo proprio e quella scottante e trepidante sincerità mi conquistarono. Posso dire che , prima di tornare a Cristo, Sant'Agostino fu, con Pascal, l'unico scrittore cristiano ch'io leggessi con ammirazione non soltanto intellettuale. E quando mi dibattevo per uscire dalle cantine dell'orgoglio a respirare l'aria divina dell'assoluto, Sant'Agostino mi fu di gran soccorso. Mi sembrava che tra lui e me qualche somiglianza ci fosse: anche lui letterato e amatore delle parole, ma insieme cercatore inquieto di filosofie e di verità, tanto da esser tentato dall'occultismo, anche lui sensuale e desideroso di fama. Gli somigliavo, si capisce, nel peggio, ma insomma gli somigliavo. E che un uomo a quel modo, così vicino a me nelle debolezze, fosse arrivato a rinascere e a rifarsi mi rincuorava. Il parallelo, si badi, termina qui, chè oggi somiglio a Sant'Agostino come una formicola coll'ali può somigliare a un condor, ma insomma gli debbo una riconoscenza grandissima: se prima l'ammiravo come scrittore ora gli voglio bene come un figliolo vuol bene al padre, lo venero come un cristiano venera un Santo" (G. Papini, Sant'Agostino, Prefazione).

 

c) In due Lettere ad altrettanti amici Agostino ci conferma il carattere "esemplare" del suo scritto, perché ognuno si possa specchiare e verificare che il dono della conversione non è pari alla bravura di chi si converte, ma semmai pari solo alla grandezza della misericordia del Signore. Sono due lettere distanti nel tempo: del 396 la prima a Paolino, quando ancora stava per scrivere le Confessioni; del 429/30 la seconda al Conte Dario quando gli invia il testo delle Confessioni. Ma tutt'e due ci confermano la stessa preoccupazione di Agostino: di ringraziare il Signore per i doni ricevuti e di chiedere perdono per il male fatto e preghiere per il male da evitare.

 

"Mentre tu leggi, o mio santo Paolino, quello che la verità dice per mezzo della mia pochezza non ti rapisca al punto da avvertire con minor diligenza quello che dico io personalmente; affinché, mentre bevi avidamente le cose buone e rette che sono state affidate a me come ministro, tu non ti astenga dal pregare per i peccati e gli errori che io commetto. Giacché in ciò che, se farai attenzione, giustamente ti dispiacerà, si vede quello che sono io; al contrario in ciò che, per dono dello Spirito che tu hai ricevuto, giustamente ti piace nei miei libri, si deve amare e lodare Colui presso il quale è la sorgente della vita e nel cui splendore noi vedremo la luce senza enigma e faccia a faccia, mentre ora la vediamo per enigma. Perciò in quello che io ho detto sotto l'effetto del vecchio lievito, quando leggendolo me ne accorgo, mi giudico con dolore; in quello invece che ho detto attingendolo alla fonte della purezza e della verità per dono di Dio, esulto con trepidazione. Perché che cosa mai possediamo che non abbiamo ricevuto? Orbene, è senza dubbio migliore colui che è ricco per doni più grandi e più numerosi di Dio, di colui che ne ha ricevuti di meno grandi e in minore numero: chi lo nega? Ma d'altra parte è meglio anche per un piccolo dono di Dio rendere grazie a Lui che pretendere ne vengano rese a noi per uno grande. Prega per me, fratello, affinché io confessi sempre questo con tutta l'anima e il mio cuore non sia in disaccordo con la mia lingua. Prega, te ne scongiuro, perché io invochi il Signore non con l'intenzione di riceverne lode, ma lodandolo, e sarò salvo dai miei nemici" (Lett. 27, 4 a Paolino).

 

"Ricevi dunque, figlio mio, signore mio illustre e cristiano non già nell'apparenza esteriore, ma per la carità cristiana, ricevi - dico - i libri delle mie Confessioni che hai desiderati. Osservami in essi e non lodarmi più di quel ch'io sono; in essi credi a me e non ad altri sul mio conto. In essi considerami e osserva che cosa sono stato in me stesso, per me stesso e se vi troverai qualcosa che ti piacerà di me, lodane con me non me stesso, ma Colui che ho voluto venga lodato nei miei riguardi. Poiché è stato lui a farci e non già noi da noi stessi. Noi infatti eravamo periti ma è stato lui a rifarci, lui che ci aveva fatti. Quando in essi m'avrai trovato, prega per me, affinché io non faccia regressi, ma sia in grado difare progressi. Prega, figlio mio, prega. So quel che dico, so quel che chiedo. Non ti sembri una cosa fuor di proposito e in un certo senso superiore ai tuoi meriti. Mi priverai d'un aiuto prezioso, se non lo farai. E non tu soltanto, ma anche tutti coloro che mi vogliono bene per averti inteso parlare di me, preghino per me. Fa sapere loro che sono stato io a chiederti ciò e , se voi mi attribuite importanza, fate conto che questa mia domanda sia un comando; concedeteci, ad ogni modo, quel che domandiamo oppure ottemperate a quel che vi comandiamo. Pregate per noi" (Lett. 231, 6 al Conte Dario).

 

d) Troviamo conferma degli stessi sentimenti nella preziosa testimonianza del primo biografo di Agostino, Possidio, che a proposito delle Confessioni annota nella sua Prefazione:

"Non racconterò tutte quelle notizie che lo stesso beato Agostino ha esposto nei suoi libri delle Confessioni riguardo a se stesso, quale egli sia stato prima di ricevere la grazia e come viva dopo averla ricevuta. Egli agì così, come dice l'Apostolo (2 Cor 12, 6), perché nessuno avesse di lui stima superiore a quanto sapeva di lui o da lui aveva appreso. Così egli, secondo il suo costume, non veniva meno alla santa umiltà, cercando lagloria non sua ma del suo Signore per la propria liberazione e per i doni che già aveva ricevuto e chiedendo le preghiere dei fratelli per quelli che desiderava ricevere. In verità, come è stato affermato dall'autorità dell'angelo, è bene tener celato il segreto del re, ma è lodevole manifestare e glorificare le opere del Signore (Tob 12, 7)" (Vita di Agostino 1, 5-7).

 

II. Il genere letterario della "confessio" è quello che più di ogni altro ci può aiutare a leggere e capire le Confessioni. E' un genere di carattere biblico più che letterario. E' come un lungo salmo, un continuo intreccio di salmi, con tutte le sfumature dei salmi: un lungo dialogo con Dio, una continua preghiera, perciò una biografia sui generis, in cui il vero protagonista risulta soprattutto Dio, come nei salmi. Agostino usa le stesse parole di Dio per raccontare quanto Dio ha compiuto nella sua vita, per lodarlo, ringraziarlo e chiedergli quanto gli serve per essere fedele all verità.

Sono tre le sfumature della confessio: confessio laudis, peccati, fidei. Una volta individuate, ci aiutano a capire il contenuto e una certa suddivisione delle Confessioni.

 

II.1 Confessio laudis - Ascoltiamo la spiegazione dello stesso Agostino. Abbiamo già sentito la precisazione delle Retrattazioni. Leggiamo ora il breve testo di un Discorso in cui lostesso Agostino spiega allasuagente il significato di confessio:

"Mentre si leggev il santo vangelo abbiamoudito che Gesù, nostro Signore, esultò per impulso dello Spirito Santo e disse: Ti lodo e ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai saggi e agli intelligenti, e le hai fatte conoscere ai piccoli (Mt 11, 25). Se considereremo frattanto le parole del Signore lette fino a queto punto, se - dico - le considereremo col dovuto rispetto, con attenzione e, quel che più conta, con sentimento di fede, troveremo anzitutto che non sempre, quando nelle Scritture leggiamo il termine <confessione> (confiteor), dobbiamo intenderlo comela voce d'un peccatore. Ma ciò soprattutto doveva esere detto e doveva essere ammonita la Carità vostra riguardo a ciò, poiché, appena queta parola (confiteor) si è fatto sentire per mezzo del lettore (confiteor tibi, Pater), è seguito anche il rumore del battervi il petto. Appena avete sentito la parola <confiteor>, vi siete battuto il petto. Avete udito <confiteor>, ma non avete considerato chi faceva l'azione indicata con quel verbo. Se disse; confiteor il Cristo, che è lontano da ogni peccato, quel verbo non esprime solo sentimenti d'un peccatore, ma talora anche quelli di uno che loda. Noi confessiamo sia quando lodiamo Dio, sia quando accusiamo noi stessi. L'una e l'altra confessione è santa, sia quando ti accusi tu che non sei senza peccato, sia quando lodi Colui che non può avere il peccato" (Discorso 67, 1).

La confessio laudis, la lode a Dio per quanto ha operato nella vita di Agostino, è il motivo più signirficativo delle Confessioni, è la vera tesi di Agostino cantore della graziadi Dio, del suo amore gratuito. Il famosissimo brano introduttivo (Conf I, 1, 1: "Tu sei grande signore e bendegno di lode...e l'uomo vuole lodarti...ci hai fatti per te...") è il tema dominante che ritorna ad ogni libro.

 

II.2 Confessio peccati. - Agostino ci racconta la sua vita così com'è, segnata purtroppo da un peccato di origine che è poi stato causa di altri peccaati. E' un atto di verità e di umiltà di Agostino, per dare a Dio quello che è di Dio e speranza a tutti gli uomini. Il racconto diventa così storia di salvezza, e ancora un inno a Cristo salvatore. Qualche volta può sembrare troppo pesante la mano dello scrittore Agostino (dell'Agostino narrante sull'Agostino narrato), ma tutto va collocato in questo preciso quadro teologico: l'uomo che ha abbandonato il Signore si può ritrovare solo se riconosce la sua malattia, se si mette sulle tracce del Dio salvatore e si affida totalmente alla sua misericordia. Non è il peccato che interessa ad Agostino, ma la grazia e la misericordia del Signore, indispensabili perché il peccato perda la sua forza e lasci spazio alla forza dello Spirito del Signore, alla potenza del suo amore.

Possiamo verificare l'intenzione della confessio peccati che diventa automaticamente confessio laudis all'inizio di quasi ogni libro delle Confessioni: II, 1, 1; IV, 1, 1; V, 1, 1.

 

II.3 Confessio fidei - Anche questa è una forma di ringraziamento e di riconoscimento della grazia del Signore. Agostino si sente in dovere di offrire un saggio della sua fede, cioè del dono di Dio ricevuto attraverso la Parola, esercitandosi nel compito che la Chiesa gli ha affidato, quel ministerium verbi che caratterizza il suo episcopato. I tre ultimi libri delle Confessioni, solitamente tralasciati sia perché risultano più difficili sia perché non si riesce a coglierne l'unità con gli altri libri, sono ugualmente una confessio proprio perché esprimono l'attività caratteristica di Agostino vescovo, il suo studio esegetico e la sua predicaione che consiste soprattutto nella spiegazione della Scrittura. Questo studio, questa predicazione, questo spezzare il pane ai piccoli, è un atto di obbedienza che rende lode a Dio come "confessio fidei". Sono anche un inno alla bellezza di Dio attraverso l'esegesi dei primi versetti della Genesi dove si parla della creazione, riflesso della bellezzadi Dio.Cf. Conf XI, 1, 1 - 2, 2.

 

III. Possibile suddivisione delle Confessioni - Già la triplice categoria della confessio ci indica un criterio di suddivisione, anche se risulta difficile raggruppare sotto ogni termine (confessio laudis, peccati, fidei) una parte dei tredici libri. I diversi tipi di confessio si intrecciano continuamente, al punto che ogni episodio autobiografico, nel bene e nel male, diventa un motivo di lode e di ringraziamento.

E' più facile suddividere le Confessioni secondo un criterio cronologico, espresso dallo stesso Agostino nel libro XI, quando divide il tempo secondo la misura dello spirito. Tre parti:

memoria (presente del passato): i libri I-IX (dall'infanzia alla

conversione, al battesimo,

alla morte di Monica)

contuitus (visione, presente del presente): libro X

expectatio (attesa, presente del futuro): libri XI-XIII

La stessa suddivisione ditventa l'immagine della Trinità scolpita nel nostro spirito:

memoria, intellectus, voluntas.

 

IV. Lettura guidata - E' utile far precedere la lettura diretta del testo delle Confessioni da una Introduzione. Ne cito due tra le più accessibili: Michele Pellegrino, Le Confessioni di S. Agostino, Ed. Studium, e Agostino Trapé, Le Confessioni , Ed. NBA, Città Nuova.

In sostituzione di una Introduzione, è più che mai utile la lettura di una seria biografia: tra tutte quella di P. Agostino Trapé (L'uomo, il pastore, il mistico), ed. Esperienze di Fossano, che sfrutta molto i testi diretti di S. Agostino ed aiuta ad interpretarli.

 

La guida potrebbe consistere anche in una lettura comunitaria, dove a turno chi si prepara su studi già confezionati (per esempio, i volumetti della 'Lectio Augustini' della Settimana Pavese) può aiutare gli altri in una lettura perlomeno antologica.

Non sembrino banali questi accorgimenti o consigli: di fronte a certi capolavori, purtroppo così distanti da noi nella forma, vale la pena non presumere e farsi aiutare umilmente, per non perdere il gusto di una mediazione unica e preziosissima.

 

P. Giovanni Scanavino osa