Lettera aperta all'Italia viva, democratica e solidale.



l'11 settembre un atto terroristico vile ha assassinato migliaia di persone
(di ogni religione, di tante nazioni, di diversi ceti sociali) e venti di
guerra tenebrosi avanzano minacciando, ulteriormente, ogni certezza nel
presente e nel futuro insieme alla fatica di possedere una memoria dei
trascorsi dell'umanità per non ripetere identiche nefandezze, identici
drammi, identici tormenti. La guerra, è ormai palese, non è un evento
occasionale ma uno strumento strutturale e interno al modo di produzione
capitalistico, alla logica del profitto, ad un sistema alimentato da
disuguaglianze e disordine. Milioni di afgani si accalcano ai confini del
loro Paese, già duramente ferito da un fondamentalismo nutrito dagli stessi
attori che oggi dichiarano di aborrirlo, e ancora una volta le vittime (a
New York come in medioriente e in tante altre parti del globo) sono masse
inermi, innocenti, condannate ad un'esistenza mediocre e brutale. E tornano
alla mente, per noi che giovani non siamo più e che forse non abbiamo saputo
comunicarlo ai nostri "eredi", i milioni di morti in Indonesia, in Vietnam,
in tanta parte dell'America Latina, in Africa. Centinaia di migliaia di
vittime per mano di integralisti algerini, di tutsi che massacrano hutu, e,
ancora, in Somalia, nei Balcani (solo per fermarsi al presente come se
volessimo rimuovere nazismo e fascismo vecchio e nuovo e stermini di popoli
interi). Noi siamo una grande rete di associazioni: siamo entrati in un
campo profughi, abbiamo sfidato le bombe nel Kosovo che distruggevano
ambiente e vita, abbiamo raggiunto il Mozambico dopo disastri che
erroneamente chiamiamo naturali, abbiamo sfidato chi applica la  pena di
morte e le ingiuste carcerazioni politiche, dittature feroci e chi ci
ostacolava perché attraverso una campagna umanitaria portavamo alla luce le
ragioni della mancanza di cura, della fame e della miseria, delle morti
bianche e del neo-schiavismo. Ora, ancora una volta, abbiamo questo dovere:
smascherare i disegni cinici e meschini dei Prepotenti della Terra e, al
tempo stesso, avviare da subito una grande campagna di solidarietà per
milioni di nostri fratelli e sorelle che saranno i veri bersagli dell'
economia di guerra e del bisogno di gestire la propria crisi da parte delle
attuali classi dominanti. E' il momento di ricordarci che le guerre si
preparano in un tempo definito di pace e che la lotta contro militarismo e
per il disarmo è una necessità, una necessità un nuovo mondo e una necessità
contrastare l'etica dell'avere (che si coniuga con poteri occulti e mafie)
per sostituirgli l'etica dell'essere. E' il tempo per un grande lavoro che
contrasti il ruolo eversivo dei grandi mass-media occidentali e l'attacco ad
ogni conquista sociale creando coscienza, unità, valori. Questa guerra sarà,
nella sua demagogia e nel suo populismo, davvero una guerra infinita, una
malattia del sistema, per imporre (a nemici di volta in volta individuati
come tali e agli stessi alleati) un'egemonia degli USA mortificando ogni
istituzione internazionale (l'ONU innanzitutto) e per sferrare un attacco
senza precedenti ai diritti delle grandi masse ovunque residenti e nessun
"ciclo di sostituzione", nessun ritorno a Keynes, nessun compromesso
sociale, nessun futuro miracolo economico ne sarà conseguente. Ben altro
pretenderebbe la lotta al terrorismo! Altre strade, altri piani, altri
progetti che con la guerra non hanno niente a che vedere. L'immiserimento
delle classi dominanti invita a pensare scenari di nuovo caos, nuove
ingiustizie e a un divario sempre più incolmabili tra Nord e Sud del mondo.
Al dominio economico si aggiunge un dominio anche "psicologico" e, poi,
"culturale" che non intende risparmiare nessun concorrente al potere
"imperiale" neppure nel proprio cortile di casa. Ecco allora l'importanza
dell'ONU e della riforma delle strutture internazionali. Ecco, anche, il
profondo significato di organizzare una grande rete tra associazioni e
realtà diverse, dell'Italia viva che c'è e resiste, per essere uniti non
solo quando giustamente si dice No ai potenti della terra e alla loro
globalizzazione delle disuguaglianze ma soprattutto per dare e portare
sostegno (oltre l'ipocrisia dei guerrafondai), solidarietà vera, aiuti a chi
poteva farne a meno e non può. Noi non viviamo nell'epoca di un potere
astratto ma in quello in cui è lui stesso il protagonista di una povertà che
riguarda la quasi totalità dell'umanità al pari di carestie, malattie,
devastazioni ambientali, razzismo ecc. ecc. In un'epoca in cui avanza una
nuova barbarie e in cui non si chiama Occidente (Turchia e Israele ne fanno
parte) tutto ciò che non corrisponde ad interessi egoistici, privati,
particolari. Proponiamoci di organizzare insieme un grande convoglio della
solidarietà che sfidi il rumore delle armi, l'arroganza dei potenti,
rendendo credibile un progetto ed un sogno, la speranza e un programma di
liberazione al plurale. Anche questo diremo alla marcia Perugia-Assisi come
parte del comitato promotore, alle manifestazioni che abbiamo organizzato ad
ottobre con popoli del cosiddetto Terzo Mondo, dentro le mille piccole
iniziative che faremo con la consapevolezza che l'unica battaglia che potrà
vederci sconfitti è unicamente quella che si rinuncia a fare.




Ines Venturi
Presidente nazionale
Associazione Internazionale di Amicizia e Solidarietà con i Popoli (AIASP)
Rete Associazioni Popolari

Per gli aiuti al popolo afgano e le altre campagne in corso contattare la
Casa dei Popoli telefax 06.2752439 o l'email aiasp@tiscalinet.it