Contro la globalizzazione neoliberista
globalizziamo la solidarietà


1. Siamo quelli e quelle di Porto Alegre, spazio aperto e plurale di incontri e riflessioni, di formulazione di proposte e scambio di esperienze, per permettere ai movimenti sociali che si oppongono al neoliberismo e alla dominazione del mondo da parte del capitale, di costruire un'altra idea di mondo possibile, fondata innanzitutto sul protagonismo diretto degli uomini e delle donne. Ci riconosciamo nella dichiarazione dei movimenti sociali che insieme abbiamo sottoscritto a Porto Alegre a conclusione del primo Forum sociale mondiale.

2. Siamo quelli e quelle di Genova, uomini e donne convinte dell'illegittimità di un governo oligarchico del mondo, il G8, le cui politiche neoliberiste generano povertà, disoccupazione, devastazione ambientale. Siamo sindacati e Ong, associazioni e movimenti sociali, intellettuali e artisti, uomini e donne, lavoratori e disoccupati, contadini e studenti, impegnati a costruire una grande alleanza per creare una società nuova, lontana dalla logica del mercato e del denaro e centrata sul primato della persona, dei bisogni e del benessere collettivo.

3. Siamo quelli e quelle di Assisi, oppositori irriducibili, senza "se" e senza "ma", della guerra, alimentata proprio dalle politiche dei grandi della Terra, dalla loro determinazione ad asservire il pianeta ai loro interessi politici, economici e anche culturali. E' questo dominio oppressivo che semina odio, xenofobia, sessismo e che costringe interi popoli a vivere nella miseria e nella disperazione.

4. Le nostre sole discriminanti sono il ripudio della guerra, il rifiuto del razzismo, del fascismo e del sessismo. Non conosciamo discriminazioni religiose, né culturali. Al contrario, al nostro interno convivono riferimenti e ambizioni differenti: la non violenza e la disobbedienza sociale, il pacifismo e lo sciopero di massa, sono per noi forme di lotta compatibili tra loro.

5. Siamo avversari irriducibili del terrorismo. Nonostante esso trovi proprio nella povertà e nell'emarginazione le sue energie migliori, nessuna contraddizione sociale, nessuna situazione disperante può giustificare l'orrore dell'atto terroristico. Al contrario, il terrorismo è esso stesso rivolto contro di noi, contro il nostro desiderio e la nostra possibilità di costruire un mondo migliore.

6. Ci battiamo per politiche e per società in cui non domini lo strapotere delle multinazionali, l'asservimento dei bisogni sociali agli imperativi del profitto e la sovranità degli stati e dei popoli ai comandamenti delle grandi istituzioni sovranazionali (Fmi, Omc, Banca mondiale). La globalizzazione capitalistica che costituisce il metro di misura di queste istituzioni non ci appartiene e per questo la rifiutiamo. Al contrario, noi ci battiamo per una globalizzazione solidale, rispettosa dei diritti degli uomini e delle donne, dei cittadini e dei lavoratori, dei popoli e dell'ambiente.

7. La globalizzazione rafforza un sistema sessista, patriarcale che favorisce l'esclusione e la femminilizzazine della povertà. Essa aggrava tutte le forme di violenza contro le donne. Il rispetto dei diritti, dei bisogni e della libertà delle donne costituisce una dimensione centrale del nostro agire: senza di questo un altro mondo non sarà mai possibile.

8. Non siamo e non vogliamo essere un partito politico. Il nostro obiettivo, al contrario, è quello di salvaguardare le nostre differenti identità e i nostri specifici obiettivi. Allo stesso tempo pensiamo di poter costruire un percorso comune, fatto di riflessioni e di analisi, di lotte e di iniziative rivolte al mondo esterno a noi. Non intendiamo essere autoreferenziali: crediamo invece che fuori dalle nostre associazioni, dai nostri forum, dagli ambiti politici e sociali in cui ci riconosciamo, esistano innumerevoli altre esperienze o individualità che possono essere coinvolte nel progetto di una globalizzazione solidale. E' questo lo scopo principale della nostra impresa collettiva.

9. Crediamo nella democrazia partecipata, le cui decisioni non sono prese da pochi tecnocrati, ma che richiede invece il coinvolgimento attivo dei cittadini, dei lavoratori, dei popoli alle grandi decisioni collettive. Crediamo nei principi della democrazia diretta e nell'esperienza di Porto Alegre e siamo impegnati ad estenderla e ad approfondirla. Per queste ragioni la democrazia costituisce il fondamento del nostro lavoro collettivo: ci basiamo sul metodo del consenso per valorizzare quello che ci unisce e relativizzare quel che ci divide; crediamo nella pari dignità tra organismi a carattere nazionale e/o verticale e strutture orizzontali, che si formano dal "basso"; rifiutiamo la personalizzazione della politica e crediamo in un metodo di decisionalità collettivo e partecipato.

10. Abbiamo principi comuni, ma anche obiettivi comuni.

* Il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, l'Organizzazione mondiale del commercio, la Nato, mirano a costituire la struttura di un potere transnazionale che sovrasta i diritti delle persone, dei popoli, delle nazioni. Noi non ne riconosciamo la legittimità ed esigiamo la fine della loro interferenza nelle politiche nazionali. Ci battiamo invece per l'istituzione di organismi internazionali democratici, la cui legittimità risieda non solo sui governi, ma anche sulla partecipazione attiva della società.
* Riteniamo illegittimo il debito pubblico internazionale dei paesi del Sud, che, funzionando da strumento di dominio, priva i popoli dei loro diritti fondamentali, alimentando l'usura internazionale. Ne esigiamo l'annullamento incondizionato e la riparazione dei debiti storici, sociali ed ecologici maturati dai paesi ricchi verso quelli poveri.
* Avversiamo la speculazione finanziaria e lo strapotere dei mercati finanziari. Per questo chiediamo la soppressione dei paradisi fiscali, la tassazione delle transazioni finanziarie e l'assoggettamento delle multinazionali alle leggi dei singoli stati. L'istituzione della Tobin tax rappresenterebbe un utile passo avanti in questa direzione.
* Ci opponiamo a ogni forma di privatizzazione delle risorse naturali e dei beni pubblici, in quanto costituiscono una forma di asservimento al potere delle società transnazionali. L'energia, l'acqua, i trasporti, l'istruzione, la comunicazione, la salute, la cultura, sono beni inalienabili che non possono essere ridotti a merce. Crediamo in uno spazio pubblico completamente rinnovato in cui, tramite il metodo della democrazia diretta e partecipativa, siano i diretti interessati a decidere sulle grandi questioni.
* Riconosciamo ai lavoratori e alle lavoratrici gli stessi diritti sindacali, civili e politici in qualsiasi parte del pianeta e a prescindere dal colore della pelle. Mentre i beni e i capitali possono valicare senza limiti qualsiasi frontiera, le persone sono costrette a controlli umilianti, condizioni inaccettabili, repressione e schiavitù. Ci battiamo per migliorare le condizioni di vita e di lavoro, contro lo sfruttamento del lavoro minorile, per la libera circolazione delle persone, contro qualsiasi limitazione ai diritti dei migranti, per un salario dignitoso in qualsiasi parte del mondo. L'opposizione alla legge Bossi-Fini rappresenta un tassello di questo impegno.
* La disoccupazione si accompagna spesso a un'impennata degli utili aziendali e delle quotazioni di borsa. Chiediamo invece che si impedisca per legge il ricorso al licenziamento o a forme di sussidio pubblico in presenza di utili aziendali ed esigiamo, anche qui nel cuore dell'occidente ricco, il pieno rispetto delle garanzie fondamentali dei lavoratori, contro qualsiasi ipotesi normativa - dalla Carta dei "diritti" europei al libro "nero" del ministro Maroni - che tenda a limitarli. Allo stesso tempo ci battiamo per l'istituzione di misure, come il reddito sociale, per combattere la precarietà dilagante che l'attuale sistema economico genera in tutto il mondo, compresi i paesi occidentali, determinando l'aumento dell'insicurezza sociale, soprattutto per le giovani generazioni.
* Ci battiamo per un consumo responsabile, equo e solidale, che favorisca la produzione rispettosa dell'ambiente e dei diritti delle persone. Ci impegniamo, quindi, nel boicottaggio di quelle imprese che non garantiscono il rispetto dei diritti sindacali e civili dei lavoratori, il rispetto dell'ambiente e delle differenti culture.
* La terra è un bene prezioso e inaleniabile. Il suo sfruttamento in nome del profitto, provocando la concentrazione della produzione in poche multinazionali e asservendo intere produzioni nazionali al dominio oligarchico del mercato mondiale, costituisce un "crimine contro l'umanità". Chiediamo una riforma democratica della terra, avversiamo le politiche agricole europea: le sementi e il materiale genetico sono di proprietà dell'umanità. Esigiamo l'abolizione dei prodotto transgenici e della concessione dei brevetti. Il rispetto dell'ambiente e della salute costituiscono un imperativo di qualsiasi scelta politica ed economica.
* La globalizzazione liberista produce miseria, odio, morte. Per imporsi a popolazioni intere ha bisogno della spada costituita dalla corsa agli armamenti, dall'aumento delle spese militari, dal rafforzamento e dal rinnovamento delle alleanze militari, dal potenziamento degli apparati polizieschi. Noi chiediamo lo scioglimento di queste strutture e di questi apparati perché rifiutiamo totalmente la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti ed esigiamo la fine della repressione e della criminalizzazione della protesta sociale.
* Il modello sociale europeo, frutto delle conquiste di decenni di lotte sociali e civili, rischia sempre più di essere trasformato ed asservito agli interessi economici dominanti. Noi crediamo in un'Europa solidale, sociale, multiculturale, pacifica e ambientale. Anche per far vivere questa ambizione ci impegniamo nella preparazione di un Forum sociale europeo, nello spirito di Porto Alegre.
Veniamo da storie diverse e da percorsi differenti. Ma crediamo fortemente nella modalità reticolare che abbiamo conferito al nostro lavoro comune. La nostra unità ha arricchito le nostre differenze; le nostre differenze sono la garanzia dell'efficacia della nostra unità. Crediamo in questo principio e lo proponiamo a tutti quelli e quelle che in questi mesi si sono uniti al nostro percorso, convinti e convinte di poter compiere ancora molta strada assieme. La costruzione di un mondo diverso è esercizio faticoso e paziente. Noi abbiamo appena cominciato.