Nella regione dell’Amajari,
a 200 km di Boa Vista, al nord dello stato di Roraima, alcuni fazendeiros (proprietari terrieri) continuano a minacciare le
missionarie della Diocesi di Roraima e gli indios della
maloca (villaggio) di Ananás.
Il 4 marzo u.s. le religiose Shirley Weber e Edna Pitarelli, missionarie delle
congregazione Serve dello Spirito Santo e nove indigeni, tra i quali tre
bambini, stavano andando alla maloca
quando sono caduti in un’imboscata. Il veicolo della Diocesi č stato
fermato sul ponte del fiume Ereu da un gruppo di 30 uomini armati di bastoni e
coltelli che a lungo hanno sottoposto le religiose e gli indios a intimidazioni
obbligandoli poi a continuare il viaggio a piedi per molti chilometri. Il
veicolo č stato buttato giů dal ponte. La polizia federale ha aperto
un’inchiesta per indagare sull’aggressione e Amnesty International ha
iniziato una campagna per difendere le vittime, ma la violenza non cessa ancora.
Il figlio adolescente del tuxuaua
(capo villaggio) di Ananás, Gersino Wanderley, č stato espulso dalla scuola
dove studiava, in seguito alle pressioni dirette
del fazendeiro Luís Laranjeira -
peraltro giŕ coinvolto nell’imboscata - che ha minacciato di farlo pestare.
Inoltre lo stesso fazendeiro impedisce
arbitrariamente agli indios di raggiungere sia la scuola che il posto di salute
e il telefono pubblico. Pertanto trentotto persone di Ananás non possono
usufruire né dell’assistenza sanitaria né dell’istruzione scolastica.
Il 13 di maggio il tuxaua con un figlio di dieci anni si sono visti barrare il
passaggio quando volevano portare il bestiame dalla maloca Aninguau a Ananás. I due sono stati avvicinati dai
fazendeiros Hugo Cabral, Cláudio Coutinho e Chico Bessa nelle vicinanze del
ponte dove era avvenuta l’imboscata e sono stati costretti a deviare in
direzione di un’altra maloca,
Cajueiro, a 27 km di distanza. Il tuxaua
pregava di far passare almeno il figlio che non aveva mangiato, ma non c’era
niente da fare. Il passaggio del bestiame č stato possibile solo dopo 3 giorni per l’intervento della Polizia
Federale.
Queste ultime aggressioni
rivelano che il clima di tensione in Roraima continua mettendo in pericolo la
vita dei popoli indigeni e dei loro alleati. I cartelloni “pubblicitari”
affissi ovunque nella capitale dello Stato, Boa Vista, fomentano ancora di piů
la campagna diffamatoria contro la Diocesi di Roraima, la FUNAI e gli indios. I fazendeiros
ricorrono a tentativi di cooptazione politica, ma quando non riescono usano
varie forme di intimidazione e di violenza, come nel caso del tuxaua
Gersino Wanderley. Nonostante quanto accaduto, Gersino č fermamente deciso
a non arrendersi nella lotta per la
sua terra.
L’intensificazione
dei conflitti, incentivati dalla classe politica dello Stato di Roraima, ha
lo scopo di impedire la demarcazione della Terra
Indigena Raposa/Serra do Sol come area unica e di intimorire le comunitŕ
indigene che tentano di porre fine all’invasione delle proprie terre. Il problema fondiario dello Stato ha bisogno di una soluzione urgente. I
popoli indigeni di Roraima hanno diritto alla demarcazione delle loro terre come
area unica dove poter vivere in pace, secondo la propria cultura.
(Traduzione
a cura di PRO INDIOS DI RORAIMA)