IL TERRORISMO IN RORAIMA CONTINUA

  (Cimi Info n. 414  dell’8 giugno 2000)  

Nella regione dell’Amajari, a 200 km di Boa Vista, al nord dello stato di Roraima, alcuni fazendeiros (proprietari terrieri) continuano a minacciare le missionarie della Diocesi di Roraima e gli indios della  maloca (villaggio) di Ananás. Il 4 marzo u.s. le religiose Shirley Weber e Edna Pitarelli, missionarie delle congregazione Serve dello Spirito Santo e nove indigeni, tra i quali tre bambini, stavano andando alla   maloca  quando sono caduti in un’imboscata. Il veicolo della Diocesi č stato fermato sul ponte del fiume Ereu da un gruppo di 30 uomini armati di bastoni e coltelli che a lungo hanno sottoposto le religiose e gli indios a intimidazioni obbligandoli poi a continuare il viaggio a piedi per molti chilometri. Il veicolo č stato buttato giů dal ponte. La polizia federale ha aperto un’inchiesta per indagare sull’aggressione e Amnesty International ha iniziato una campagna per difendere le vittime, ma la violenza non cessa ancora.

 

Il figlio adolescente del tuxuaua (capo villaggio) di Ananás, Gersino Wanderley, č stato espulso dalla scuola dove studiava, in seguito alle pressioni  dirette del fazendeiro Luís Laranjeira - peraltro giŕ coinvolto nell’imboscata - che ha minacciato di farlo pestare. Inoltre lo stesso fazendeiro impedisce arbitrariamente agli indios di raggiungere sia la scuola che il posto di salute e il telefono pubblico. Pertanto trentotto persone di Ananás non possono usufruire né dell’assistenza sanitaria né dell’istruzione scolastica.

 

Il 13 di maggio il tuxaua con un figlio di dieci anni si sono visti barrare il passaggio quando volevano portare il bestiame dalla maloca Aninguau a Ananás. I due sono stati avvicinati dai fazendeiros Hugo Cabral, Cláudio Coutinho e Chico Bessa nelle vicinanze del ponte dove era avvenuta l’imboscata e sono stati costretti a deviare in direzione di un’altra maloca, Cajueiro, a 27 km di distanza. Il tuxaua pregava di far passare almeno il figlio che non aveva mangiato, ma non c’era niente da fare. Il passaggio del bestiame č stato  possibile solo dopo 3 giorni per l’intervento della Polizia Federale.

 

Queste ultime aggressioni rivelano che il clima di tensione in Roraima continua mettendo in pericolo la vita dei popoli indigeni e dei loro alleati. I cartelloni “pubblicitari” affissi ovunque nella capitale dello Stato, Boa Vista, fomentano ancora di piů la campagna diffamatoria contro la Diocesi di Roraima, la FUNAI e gli indios. I fazendeiros ricorrono a tentativi di cooptazione politica, ma quando non riescono usano varie forme di intimidazione e di violenza, come nel caso del tuxaua Gersino Wanderley. Nonostante quanto accaduto, Gersino č fermamente deciso a  non arrendersi nella lotta per la sua terra.

 

L’intensificazione dei conflitti, incentivati dalla classe politica dello Stato di Roraima, ha lo scopo di impedire la demarcazione della Terra Indigena Raposa/Serra do Sol come area unica e di intimorire le comunitŕ indigene che tentano di porre fine all’invasione delle proprie terre. Il problema fondiario dello Stato ha bisogno di una soluzione urgente. I popoli indigeni di Roraima hanno diritto alla demarcazione delle loro terre come area unica dove poter vivere in pace, secondo la propria cultura.

 

(Traduzione a cura di PRO INDIOS DI RORAIMA)