photo a&a
 
Ste' siti,
moveve a pian:
vien da lontan 
in svolo i piti.
 
Solo parola
che passa:
su tera bassa
solo nebiola,
 
che 'l vento sperde
ne l'ora,
e duto 'l verde
scolora.
 
Drio de le quinte
la morte
co' le so porte
verte sul ninte.
 
Biagio Marin
(State zitti, muovetevi piano, vengono da lontano in volo gli uccelli.
Solo parola che passa,su terra bassa,solo nebbiola che il vento sperde nell'ora e tutto il verde scolora.
Dietro le quinte, la morte, con le sue porte aperte sul niente.)
 
 
 
Guardateli bene in faccia,
Guardateli
Alla televisione.
magari, in luogo
di guardar la partita.
 
Sono loro, i "governanti".
 
Le nostre "guide".
 
I "tutori"
-eletti-della nostra vita.
 
Guardateli.
 
Ripugnanti.
 
Sordidi fautori
dell' "ordine", il limo
del loro animo tinge
di pus la sicumera
dei lineamenti.
 
Sono
(ben messi!) i nostri
illibati ministri.
 
Sono i senatori.
I sinistri
- i provvidi!-sindacalisti.
 
"Lottano" per il bene
del Paese.
 
Contro i terroristi
e la mafia.
Loro,
che dentro son piu' tristi
dei piu' tristi eversori.
 
Arrampichini.
Arrivisti.
 
In nome del popolo (Avanti!Sempre Avanti!),
in perfetta
Unita' arraffano
capitali-si fabbricano ville.
 
Investono
all'estero, mentre "auspicano"
(Dio, quanto "auspicano"!)
pace e giustizia.
 
Loro,
i veri servitori
della Giustizia in nome
(sempre, sempre in nome!)
del Dollaro e dell'Oro.
 
Guardateli, i grandi attori:
i guitti.
 
Degni
-tutti-dei loro elettori.
 
Proteggono i Valori
(in Borsa!) e le istituzioni....
 
Ma cosa si nasconde
dietro le invereconde
Maschere?
 
Il Male
che dicono di combattere?....
Toglieteceli davanti.
Per sempre.
Tutti quanti.
 
 
SHOW DI GIORGIO CAPRONI

 

photo a&a      room 527 Venice 1994
 
Perche' fuori dalla mia volonta'
la mia faccia si contrae
le vene del collo mi si gonfiano
gli occhi mi si empiono di una luce infuocata?
e perche' l'urlo che,
dopo qualche istante,
mi esce furente dalla gola,
non aggiunge nulla all'ambiguita' che finora
ha dominato
questo mio andare nel deserto?
E' impossibile dire che razza di urlo
sia il mio:e' vero che e' terribile-tanto da sfigurarmi i lineamenti
rendendoli simili alle fauci di una bestia-
ma e' anche
in qualche modo gioioso,
tanto da ridurmi come un bambino.
E' un urlo fatto per invocare l'attenzione di qualcuno,
o il suo aiuto;
ma anche
forse
per bestemmiarlo.
E' un urlo che vuole far sapere,
in questo luogo disabitato
che io esisto
oppure,
che non soltanto esisto,
ma, che so.
E' un urlo in cui in fondo all'ansia
si sente qualche vile accento di speranza:
oppure un urlo di certezza assolutamente assurda, dentro cui risuona, pura,
la disperazione.
Ad ogni modo questo e' certo:
che qualunque cosa
questo urlo voglia significare,
esso e' destinato a durare,
oltre ogni possibile fine
FINE
 
(Pier Paolo Pasolini da TEOREMA,cit.,p.200)